Abbiamo avuto la possibilità di provare in anteprima il nuovo titolo sviluppato da Ouka Studios e pubblicato da Square Enix, il quinto capitolo canonico della serie Mana, Visions of Mana. In questo articolo vi racconteremo le nostre prime impressioni sulle sezioni di gioco che abbiamo potuto testare.
Era il 1991, quando da quel colosso che era Final Fantasy, una costola si staccò e se inizialmente non poteva definirsi altro che un’avventura secondaria, del grande mondo di Square, col tempo la serie Mana acquisì una sua forza e importanza totalmente unica. A distanza di più di 30 anni da quel primo titolo, il brand vuole riprendere a volare alto e per farlo, ci si è affidati alle mani di Ouka Studios per far risorgere il celebre brand high fantasy di Square Enix.
In questo articolo dunque, vi racconteremo le nostre prime impressioni su Visions of Mana, un titolo che potrebbe fare la felicità di tutti quelli che si sentono orfani di un certo tipo di giochi, quelli in cui la fantasia non smette un attimo di volare e che, con semplicità, riescono a trainarti in un world building romantico e caloroso, tra potenti mostri da combattere con un party di eroi ben assortito.
Il titolo si apre come un’avventura, nel senso più classico del termine. State tranquilli però, non vi sveleremo troppi dettagli sulla trama, così che possiate scoprire e lasciarvi abbracciare dalle sue sensazioni. Il mondo in cui ci muoveremo, sarà fortemente legato alle forze della natura e al rispetto di esse, quasi fino a diventare un’enorme metafora. Il ruolo del personaggio con cui inizieremo l’avventura sarà quello di “guardia del corpo” e saremo coinvolti in una lunga e tortuosa missione di scorta.
Un incipit semplice, per un gioco che non vuole puntare sulla complessità in termini narrativi e che anzi, spesso rischia di risultare fin troppo infantile. Ma che bella sensazione, aprire gli occhi sul mondo di Visions of Mana e rendersi conto di come, il chiaro intento degli sviluppatori, sia ricreare le stesse sensazioni che un giocatore alle prime armi provava negli anni ’90.
Si nota forse un po’ troppo l’influenza della semplicità, sia nella costruzione dei dialoghi che a volte, finiscono con l’essere lunghi ed estremamente didascalici, sia in tanti altri elementi del mondo come le personalità dei personaggi, tagliate con l’accetta sui modelli degli stereotipi da anime character, dal bravo-troppo-bravo ragazzo alla dolce principessa, dall’anziano saggio alla tsundere arrabbiata col mondo.
Una bonomia di fondo, che rischia di non acchiappare cuori smaliziati di giocatori navigati. Ma parlando proprio in veste di giocatore smaliziato e navigato, visto il ruolo che ricopro in questa istanza, non posso che dirmi contento di immergermi nel mondo di Visions of Mana. Un mondo che permette di avere un assaggio di una semplicità che gli anni e le esperienze affievoliscono. Persino i nemici che combatteremo lungo la strada, faranno venire voglia di acquistarne delle riproduzioni in peluches. Ben venga dunque, la bonomia di Visions of Mana.
Ma se mondo, art direction, caratterizzazione dei personaggi, trama e dialoghi richiamano a una sensazione di semplicità, non può dirsi lo stesso del combat system che, nonostante conti diverse dinamiche, riesce a risultare estremamente appagante quando lo si comprende appieno.
Visions of Mana, memore del suo passato, tenta una via inedita per quanto riguarda i combattimenti. Si tende al dinamismo, all‘action puro dove il giocatore è totalmente in controllo, dalla telecamera alle mosse da usare, in tempo reale. Ma allo stesso tempo, si cerca di limitare il campo di battaglia, come se per ogni combattimento si creasse una sorta di istanza, che impedisce l’intrusione di nemici esterni così che il combattimento si considererà concluso quando avremo sgominato il gruppo con il quale siamo entrati in conflitto.
Una meccanica interessante, è quella che permette di scappare dagli scontri. Le istanze di lotta di cui abbiamo parlato adesso, sono raffigurate da un cerchio giallo a terra. Quel cerchio delimita l’istanza, il ring entro cui possiamo lottare. Nel caso in cui volessimo fuggire dalla battaglia, ci basterà correre per qualche secondo in maniera continuata contro il bordo del cerchio, che cambierà colore, diventando verde e permettendoci di fuggire.
Non da tutte le istanze è possibile fuggire. Le boss fight per esempio o i combattimenti con alcuni nemici d’elitè, sono delimitati da un contorno rosso, che impedisce la fuga e impone che il combattimento si concluda con la caduta vostra o del nemico. Ma non temete, perché potrete agilmente evitare di trovarvi in situazioni troppo pericolose: la barra della vita di ogni nemico, visibile anche prima di approcciare il combat, non solo indicherà anche il livello del mob ma il grado di pericolosità, secondo il colore con il quale apparirà. Un nemico dalla vitalità gialla, sarà alla vostra portata, arancione è preoccupante, rosso è pericoloso.
Il combat system è basato sul mix di abilità meelee e magiche, oltre che sul funzionamento sinergico di tutti i membri del party. Ogni arma che equipaggeremo, ci porterà ad avere un diverso moveset e di ognuna bisognerà controllare lo scaling, se in forza, destrezza, magia o tra le varie affinità elementali. Le armature serviranno più che altro a darci statistiche difensive.
Avremo poi a disposizione sia abilità passive (aumento vita massima, stamina massima, velocità di movimento) e attive, che potremo equipaggiare in delle scorciatoie richiamabili con una semplice combinazione di due tasti. Il bello del sistema di combattimento, starà proprio nel capire quale tipo di attacco (tagliente o contundente) o di elemento (fuoco, aria, acqua, luce, ombra, terra) utilizzare in base alle resistenze del nemico, che potremo però scoprire soltanto combattendo.
Vi saranno altri metodi di potenziamento, sia attraverso delle affinità elementali che possono essere acquisite tramite l’equipaggiamento di certi oggetti specifici, sia attraverso un albero delle abilità semplice da navigare, che permette però un’ottima varietà d’approccio allo scontro.
Non bisogna mai sottovalutare gli avversari che vi troverete a fronteggiare, specialmente i boss che, a differenza dei tanti altri mob che incontrerete, non avranno quell’aspetto peluchoso e anzi, rappresenteranno le sfide più impegnative, che vi richiederanno un’ottima conoscenza delle vostre abilità oltre che tempismo e dinamismo.
Visions of Mana, per quello che abbiamo potuto vedere, è un titolo che punta alla semplificazione della narrativa, in favore di un combat system stratificato e appagante. Un gioco la cui storia ricalca tematiche che vanno sempre bene, dall’amicizia al credere in se stessi, diventando un titolo adatto a tutti, da chi conosce bene il mondo degli rpg di stampo orientale, fino a chi vuole approcciarvisi per la prima volta, senza necessariamente andare a rivangare l’era dei 16 bit.
This post was published on 14 Agosto 2024 15:00
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