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Exoprimal | D.D.T. (Dinosauri Disattendenti Tamarri) | Anteprima [PC]

Esistono tanti metodi per narrare una storia.
Si può puntare a raccontarla in maniera diretta, senza giri di parole, correndo dritti verso la fine, senza farsi troppe domande.

Si può decidere di procedere in maniera indiretta, affidando il racconto a interlocutori fittizi, a metodi più lati, cercando di sorprendere chi sta fruendo di quella storia. Personalmente però, uno dei metodi narrativi che preferisco è quello di disattendere le aspettative del fruitore.

Fruire di una narrazione che disattande, non sempre è percepito come qualcosa di positivo. Molto spesso, quando ci si approccia a un’opera di media complessità narrativa, è naturale e umano farsi delle aspettative. Magari è proprio l’autore che ti porta ad aspettare dei risvolti di trama a cui una mente ormai allenata, che di narrazione ne ha masticata negli anni, è “matematicamente” abituata.

Inizia il gioco

Eppure, ci si può ritrovare a fruire di racconti che non vanno dove pensiamo che sarebbero potuti o dovuti andare. Di casi del genere ve n’è a bizzeffe e, per ognuno di questi, esiste un gruppo di fruitori che non vorrà riconoscere l’incedere della narrazione come diverso dalle proprie aspettative, limitandosi a classificare un racconto come “bello” o “brutto”, eliminando le sfumature che rendono grande una storia. O perlomeno, le danno personalità.

Per ogni persona che odia questo metodo narrativo, per via dell’insicurezza su cui si basa, per via di quanto ci fa sentire ingenui, io non posso che amarlo.

Il titolo di cui parleremo oggi, Exoprimal, un nuovo shooter a squadre, è l’emblema del racconto che disattende le aspettative, non fermandosi però al racconto interno, ma diventando meta narrativo e intrecciandosi con la storia della software house che sta per rilasciarlo sul mercato: Capcom.

Ci teniamo a segnalare che la build che abbiamo provato non è definitiva e che bilanciamento e altri elementi verranno rivisti in fase di lancio e post lancio. Il gioco finale verrà rilasciato solo il 14 luglio 2023.

Exoprimal, tra narrazione e meta narrazione

Prima di immergerci in quello che è il cuore che di Exoprimal, ovvero il gameplay, ritengo necesasrio parlare un attimo della storia del gioco. Una storia che, come già detto, mira a disattendere e lo fa non solo nel foro interno ma anche in quello esterno. Mi spiego meglio.

Narrazione

Dalla mappa analitica controllate i progressi di trama

Devo essere onesto, quando Exoprimal venne annunciato, tra me e me pensai che si trattasse di una vera e propria “americanata” (per quanto improprio sia il termine, geograficamente parlando in questo caso), nel senso che pareva una delle classiche cose esagerate sia visivamente che concettualmente.

Dopo aver provato per un po’ il titolo in anteprima mi ero reso conto che non fosse qualcosa da prendere troppo sul serio. Insomma, è un gioco nel quale, all’interno di tute da combattimento robotiche, si affrontano centinaia di dinosauri che cadono dal cielo. Sono uno che ama leggere anche tra righe inesistenti, ma qui le sovrastrutture vanno un po’ a farsi benedire.

Ma la mia storia, come quella del titolo di Capcom, è fondata sul disattendere.
Provando infatti il gioco completo, inizio a notare che c’è sempre qualcosa in più. Inizio a notare che i dinosauri continuano a cadere dal cielo ma, contestualmente, quei dinosauri cadenti assumono un nuovo significato.

La narrazione procede e inizio quasi a provare paura, sconforto. Un costante senso d’abbandono e rassegnazione inizia a penetrarmi dopo ogni orda abbattuta. Il titolo riesce nell’incredibile risultato di rendere il gameplay loop, classico negli shooter online, canonico alla storia. Se tutto si ripete è perché, di trama, tutto deve ripetersi.

Non parliamo di un livello di connessione storia-gameplay ai livelli di Dark Souls per dire, dove ogni elemento è contestuale alla costruzione di una storia, ma perlomeno, la macro narrazione ben sorregge la ripetitività delle partite.

Allegri compagni di viaggio

La storia in sé vogliamo evitare di disvelarla, dato che si fonda proprio su “misteri” che verranno sbloccati, progredendo e che sono visionabili dalla Mappa Analitica. Ogni cosa potrebbe risultare spoiler, dato che è una continua scoperta di elementi che forse solo lontanamente si possono sospettare.

Vi basti sapere che il titolo è ambientato in un fittizio 2043. Interpreterete un exocombattente (che potrete creare voi, più avanti parliamo dell’editor), cioè un soldato in grado di utilizzare le exotute, che lavorerà per la Aibius Corp. una mega corporazione impegnata nella lotta ai dinosauri, da ormai 3 anni, grazie proprio alle exotute, a volte più simili a tute indossabili, altre volte più simili a mecha da pilotare.

Salendo a bordo di una navicella, partirete per una missione ma, prima di raggiungere il luogo designato, precipiterete sull’isola di Bikitoa e lì, incontrerete la cosa più simile a un villain che ci sia nel gioco.

Nel rapporto dicotomico tra tecnologie avanzate e animali tanto antichi da non aver mai incontrato l’uomo infatti, si inserisce una figura centrale nel racconto di Exoprimal, un’entità superiore all’uomo, nonostante dall’uomo sia stata creata: un’intelligenza artificiale chiamata Leviathan.

Ora, io che passo le mie giornate tra videogiochi e filosofia, non mi sono potuto astenere dal fare una considerazione, perché “Leviatano” non è un nome da utilizzare alla leggera. Se siete interessati, il prossimo paragrafo fa per voi, altrimenti ci vediamo due paragrafi più giù.

LEVIATANO

Rappresentazione grafica del Leviatano di Hobbes

Tra il XVI e il XVII secolo, in Inghilterra si respirava un’aria assolutistica non indifferente. Il contesto europeo, pretendeva determinate tipologie di Governo e molti intellettuali dell’epoca, iniziarono ad arrovellarsi, come spesso fanno i filosofi e gli storici sicché ne abbiamo memoria, su quelle questioni politiche e sociali.

Nell’aprile del 1651, uno dei più influenti filosofi e pensatori di quel periodo, pubblicò quella che probabilmente diverrà la sua opera più famosa, che nonostante la natura strettamente politica, diventerà nei secoli successivi, fonte d’ispirazione per tanta narrativa, basti pensare al contesto politico di V for Vendetta di Alan Moore.

Il filosofo era Thomas Hobbes e l’opera in questione Il Leviatano.
Tolti i messaggi contenuti nell’opera, una delle cose che fece discutere sin dal suo rilascio, ancor prima che gli intellettuali d’Europa e del mondo ne fruissero, riguardò un frontespizio presente sulla prima edizione dello scritto.

Vi era una rappresentazione grafica di un enorme gigante, ritratto a mezzo busto, che portava sulla testa una corona, aveva le braccia composte da agglomerati di uomini e il viso ricalcava le sembianze di Oliver Cromwell, regnante inglese dell’epoca (dapprima a capo dell’esercito del Parlamento nella guerra civile contro la monarchia, diventato poi Dittatore sciogliendo il Parlamento).

Quella era la rappresentazione grafica del Leviatano, un essere mitologico, necessario secondo Hobbes per regolare e controllare una società. Dal viso cangiante, al cambiare delle stagioni di Governo, così spersonalizzante eppure così rassicurante.

Leaviathan in Exoprimal

Senza scendere troppo nei dettagli, in esso Hobbes vedeva un padrone che aveva fatto un patto coi suoi sudditi, una reciproca intesa, la base della democrazia se vogliamo: tu, Leviatano, controlli noi sudditi tramite leggi e pugno di ferro, assicurando sicurezza; noi sudditi, ci impegniamo affinché tu mantenga il potere, non ribellandoci ma anzi, sottostando alle tue condizioni, purché tu ci garantisca di sentirci al sicuro.

Come detto, il Leviatano è una figura che nei secoli è stata rimaneggiata, passando di mano in mano a diversi autori del mondo occidentale e non. E avendo acquisito questa popolarità, in tanti hanno iniziato ad analizzare la figura, giungendo a diverse conclusioni, di cui a noi frega poco. Se non di una nella specifico.

Cosa succederebbe se il potere e il controllo di quel Leviatano, di quell’amministratore unico, fosse talmente tanto elevato da non lasciare spazio di manovra alla volontà degli uomini? E soprattutto, cosa succederebbe se la spersonalizzazione data dal cambiamento, divenisse totale perdita d’umanità, senza che mai assuma un volto?

Il Leviathan di Exoprimal è un’entità creata dall’uomo, per essere alle sue dipendenze e, allo stesso tempo, per facilitare la vita dell’uomo tanto da farlo dipendere da essa. Tuttavia, quest’intelligenza artificiale, prenderà proprio la deriva di cui sopra.

Sull’isola di Bikitoa infatti, non troveremo nulla se non cadaveri e lui, Leviathan, intangibile, ineffabile.
L’entità, forse ribellandosi ai suoi creatori, forse sotto loro ordine, inizierà a usare noi exocombattenti, per guerre simulate contro i famosi dinosauri cadenti. E da lì, nulla sembrerà più aver senso, dato che vedremo come un’entità teoricamente amica dell’uomo, sembrerà agire con l’unico scopo di veder soffrire la razza umana.

A quel punto inizieranno a levarsi le prime domande, i primi misteri: perché Leviathan ci tiene prigionieri su Bikitoa? Perché continua a buttarci all’interno di guerriglie simulate coi dinosauri? E perché quando lo fa, ci riporta indietro nel tempo di 3 anni, nel 2040, proprio nell’anno in cui i dinosauri hanno iniziato a cadere dal cielo, da quei dannati portali viola?

A voi lasciamo scoprire il resto della storia.
È sicuramente interessante vedere però, come Capcom, forse inconsciamente, abbia realizzato una figura tanto simile a quella descritta da Hobbes, a livello di funzione sociale. Facendolo però, ha ampliato il discorso, facendo sfociare la storia in una distopia sotto l’egida di un sovrano ineffabile, intangibile e potentissimo. Come si fa a uscire da questa situazione?

Meta narrazione

Regina? Dino Crisis? Ah no…

Exoprimal è un titolo sviluppato da Capcom, una software house che non ha bisogno di presentazioni e che, dopo un periodo non proprio felicissimo, è riuscita a tornare sulla cresta dell’onda, riuscendo a spremere in maniera intelligente ogni sua IP, reinventandola e rinnovandola. Solo qualche mese fa ad esempio, Capcom ci ha deliziati con quel gioiellino che è Resident Evil 4 Remake, del quale vi invitiamo a leggere la nostra eccellente recensione.

Tra le tante IP che Capcom ha sviluppato negli anni, una è sempre rimasta nel cuore dei giocatori più anziani che per anni hanno sperato in un suo ritorno, la cui speranza è stata alimentata dal ritorno di diversi brand del passato, (in)vestiti di novità.

Si parla di un gioco uscito per la prima volta nel 1999 per la prima PlayStation e il titolo è Dino Crisis.
Se ad alcuni potrebbe non dire molto, Dino Crisis è un titolo che per gli avventori dell’epoca, rappresentava un’esperienza unica, claustrofobica e spaventosa, ma allo stesso tempo adrenalinica ed eccitante.

Non per nulla, allo sviluppo ha contribuito anche Shinji Mikami, il papà di Resident Evil.

Facciamo un salto in avanti, fino al 2022.
Capcom annuncia di star sviluppando un nuovo gioco. Un gioco con i dinosauri. Nelle prime immagini del gioco si intravede Regina, personaggio chiave della serie Dino Crisis. MA VUOI VEDERE CHE—
no.

No, il nuovo titolo di Capcom coi dinosauri non è il nuovo Dino Crisis.
Sgomento tra la community di appassionati.

Capcom, ancora, disattende ogni aspettativa, creando una nuova IP, nuovi personaggi, nuova storia, nuovo genere (Dino Crisis era un survival horror, Exoprimal uno shooter a squadre). Come spesso accade quando si disattende un’aspettativa, in tanti polarizzano le opinioni, definendo il gioco indegno, uno schifo, prima ancora che questo uscisse.

E Capcom sa di star facendo un azzardo. Sa di non poter sbagliare. E sapete cosa?

Capcom non ha sbagliato.

Ottimo, ora meniamo le mani per favore?

E che macello

Arriviamo adesso a tutto ciò che riguarda il gameplay, la vera ragione per cui i giocatori decideranno se gettarsi o meno a capofitto sul titolo.

Come già detto, Exoprimal è uno shooter a squadre in terza persona. Il sistema è molto simile a quello di Overwatch: ogni giocatore potrà scegliere la propria Exotuta, la tuta da combattimento più adatta alle sue esigenze. Le varie exotute, altro non sarebbero che le classi disponibili.

Le squadre, formate da 5 elementi, potranno disporre di exotute che faranno da DPS, da tank o da support/healer. Nulla di trascendentale dunque. La cosa interessante però è che, anche durante le partite, sarà possibile cambiare in pochissimi istanti la propria exotuta quante volte si vuole.

Questo è uno dei primi passi per rendere il gioco molto equilibrato e adatto a tutti, dato che si può sopperire personalmente a eventuali mancanze della squadra. Se ad esempio iniziate una partita senza alcun healer, classe che in questo gioco è utile come non mai, potrete diventare voi stessi il curatore del team, riequilibrando le sorti di una partita che potrebbe mettersi male.

Mi raccomando, privilegiate il gioco di squadra come non mai. Non collaborando coi vostri compagni, la vostra sorte sarebbe segnata.

All’inizio, avrete accesso a 9 exotute, tutte abbastanza particolari e interessanti a modo loro. Dopo qualche ora di gioco, si inizia a notare però, la mancanza di qualche vero guizzo nelle caratteristiche delle tute.

Che carina, coi pattini

Ogni tuta o classe che dir si voglia, sembrerà mutuata, in maniera nemmeno troppo ponderata e originale, da altri brand che sfruttano sistemi di teaming simili, come il già citato Overwatch ad esempio.

Nonostante vi siano alcune opzioni di personalizzazione, potendo sbloccare e cambiare le abilità, far crescere la propria exotuta, cambiare skin, aggiungere adesivi, niente di quello che abbiamo visto brillava non tanto per originalità, ma per voglia di cercare qualcosa di nuovo e diverso. La sensazione era una ricerca di sicurezza, prendendo a piene mani da giochi che già a modo loro funzionano.

E parlando di personalizzazione, facciamo una piccola digressione sull’editor.
Non c’è molto da dire, l’editor non è assolutamente nulla di che. Non che sia centrale in un titolo in cui, per il 99% del tempo indossiamo delle tute integrali meccaniche, ma da feticista degli editor, è sempre un colpo al cuore vedere quanto sia tralasciato questo tipo di aspetto estetico, inteso soprattutto come fattore di immedesimazione del giocatore in un ambiente narrativo.

Manca poi sicuramente qualcosa nella struttura delle Exotute, che permetta a Exoprimal di brillare, di riuscire a fare quel passo in più che gli permetta non solo di competere ma anche di superare i competitor. Il dubbio più grande non è tanto sulla godibilità del gioco nell’immediato, ma sul superamento della prova del tempo: tra 6 mesi, 1 anno, 2 anni, 5 anni dall’uscita, Exoprimal saprà dare nuovi stimoli ai suoi giocatori?

Ma i dinosauri sono davvero così divertenti?

Quando piovono dal cielo, un po’ divertenti lo sono

Una nota veramente dolente, è data da quello che dovrebbe essere l’elemento centrale del gioco: i dinosauri.

Io capisco che l’intento del gioco non è puntare su un concept mai visto prima e nemmeno prendersi sul serio, ma semplicemente sorprendere il giocatore con vagonate di trash spiegato in maniera pseudo-scientifica, il tutto avvolto da un’aura di mistero con uno sfondo distopico in cui il rapporto uomo-macchina pende a favore della seconda.

Ciò su cui mi viene veramente da sindacare, è la scelta dei mostroni da affrontare: i dinosauri sono delle creature che giustificano 20/30 ore (durata della campagna, ora più ora meno, vittoria più vittoria meno) di gioco, considerando che nulla nel loro design, nelle loro caratteristiche, nelle loro abilità, va oltre quello che effettivamente si immagina che possa fare un dinosauro, allo stato brado?

Mi spiego meglio.
Se Exoprimal non ha alcuna intenzione di prendersi sul serio, tanto da introdurre il gioco con un’intelligenza artificiale che durante le previsioni del tempo, indica il tasso di precipitazioni di dinosauri, ha senso non aggiungere nulla né visivamente né come abilità, che renda queste bestie, qualcosa di un attimo più elaborato, in modo che non vengano a noia dopo poche ore?

Anche perché, una meccanica su cui contavo tanto era il fatto di poter “impersonare” un dinosauro.
Durante le partite infatti, si sblocca la possibilità di evocare un dinosauro alleato, guidato da noi, per sgominare le linee nemiche. Il problema è che, una delle meccaniche sulla carta più divertenti del gioco, non permette di venir sfruttata nemmeno per un decimo, rispetto al potenziale che ha.

Gli attacchi in forma di dinosauro si limitano a morsi e codate. A volte qualche carica. Sarò io a essere nostalgico dei Digimon, ma un bel tirannosauro con due cannoni al posto delle braccia? Un triceratopo con le borchie sui corni? Un velociraptor kamikaze? Qualcosa che non sia una riproposizione “fedele” di quella che è l’idea del dinosauro medio?

Non vi sono scopi documentaristici ma ludici, allora perché non osare? Parliamo di un gioco ambientato in una società dove si combatte all’interno di mini mecha. Su, Capcom, un attimo di fantasia.

Solo nella fase finale, si intravede qualcosa, che è comunque poca roba e proprio per questo vogliamo farvelo scoprire senza anticipare nulla.

Parola d’ordine: dinamismo tamarro

Eh la madonna

Exoprimal, tuttavia, è un titolo in cui il gameplay risulta estremamente dinamico, il tutto in una cornice tamarra a più non posso.

I combattimenti sono decisamente soddisfacenti, quelli meelee forse più di quelli con armi da fuoco, nonostante lo shooting sia appagante e ben gestito, permettendo di sentire il peso delle armi e delle armature che si indossano.

Inoltre, l’utilizzo di abilità “di massa” è una gioia per gli occhi: lanciare una granata proprio nel mezzo di una distesa di velociraptor e vederli saltare in aria, con lo schermo condito di particellari e numerini a indicare il danno in pieno stile arcade, è quanto di più appagante possa esserci.

Il dinamismo poi, non sta solo nel gioco “mouse alla mano” (si, il nostro consiglio è giocarlo col mouse, come ogni shooter richiederebbe) ma anche nella modalità che permette la progressione della storia, contestualmente al gioco online.

Capcom ha infatti azzardato una formula di progressione decisamente atipica: il gioco figura come uno shooter a squadre classico, in cui, avanzando in modalità Sopravvivenza, ci si troverà di fronte a un classico gioco a squadre, con modalità che tutti gli appassionati conoscono come la conquista degli obiettivi, spingere il payload, rubare gli obiettivi, ecc.

Tuttavia, vincendo quelle che sembrano normalissime partite senza impegno, da poter fare anche in quei 10 minuti liberi al giorno, si andrà avanti con la trama. La storia infatti, non progredirà con una campagna lineare, ma dipenderà da noi, dalle partite che affronteremo, da quante ne vinceremo o ne perderemo.

Sul sito internet dedicato a Exoprimal, è inoltre trovare un comunicato di Capcom che chiarisce una cosa fondamentale: il gioco può essere finito tutto giocando in singolo, affiancato soltanto da bot.

Ci troviamo quindi davanti a un mischione di roba, in cui la storia confluisce in un modello di gioco “plug and play”, con la possibilità però di affrontare la storia da soli ma sempre con l’impostazione di gioco a istanze.

L’impressione è che Capcom abbia cercato una via di mezzo per accontentare chi cerca un gioco con una storia che inizia e finisce, chi cerca un gioco con una campagna co-op, chi cerca un gioco online, chi vuole la competizione, chi la competizione non vuole vederla nemmeno da lontano, chi non ha nessun interesse nella storia.

Questa scelta mi ha sicuramente lasciato perplesso. Dopo aver provato la prima anteprima, pensavo che il gioco avrebbe preso la piega di un normalissimo shooter online. Ancora una volta, Capcom ha disatteso le mie aspettative e in questo caso, devo dire che mi è piaciuto lasciarmi prendere in giro.

Finalmente prestazioni decenti su PC?

E di roba a schermo ce n’è

I giocatori PC, nell’ultimo periodo, non stanno sicuramente vivendo il periodo più roseo della loro vita da appassionati. Molti dei titoli, AAA o meno, usciti su PC negli ultimi mesi, presentano (o presentavano) enormi problemi lato performance, che a volte sui traducevano in instabilità dei frame, lievi bug in gioco, crash dei giochi. Il problema degli shader di The Last of Us lo ricordiamo tutti no?

Beh, Exoprimal continua a disattendere!
Il titolo, lato performance, è decisamente solido.
Ho provato il titolo su un portatile da gaming con processore Intel di 11esima generazione, 16GB di Ram che monta una NVIDIA Geforce RTX 3050. Nulla di incredibile come build, eppure il gioco, anche nelle istanze più concitate, resta solido e senza cali sensibili.

Parliamo di un gioco che, in ogni istante, presenta a schermo un sacco di elementi in continuo movimento, un sacco di esplosioni, effetti particellari, effetti cinematografici. Nonostante la versione da me provata non fosse quella finale, che presenterà dei fix in fase di rilascio, soprattutto per il bilanciamento di alcune abilità, la qualità è invidiabile.

A ciò si aggiunge una resa grafica buona, che su hardware più potenti può sicuramente regalare belle sorprese visive, specialmente in determinate scene.

Conclusioni

A discapito di quella che era l’impressione all’annuncio, Exoprimal risulta un titolo estremamente divertente, che se giocato con amici può regalare sicuramente ore e ore di divertimento, trash, risate ed esplosioni. Il concept improbabile, lascia spazio a una narrazione che, pur non potendola definire “profonda”, regala belle sensazioni. I problemi ci sono e sono dati soprattutto da una ripetitività forse eccessiva di alcune istanze e dalle Exotute, non così variegate nelle abilità e nell’estetica. Altro grande scoglio potrebbe essere la struttura che cerca di mettere insieme storia, gioco online, competizione e gioco casual. Potrebbe straniare all’inizio, ma se non ripudiate l’idea di farvi prendere narrativamente in giro, ne uscirete disattesi ma felici, ve lo assicuro.

This post was published on 23 Maggio 2023 9:00

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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