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Exoprimal | Perché anche il trash è un talento | Anteprima (PC)

Il videogioco è arte?
Per anni ci si è avviluppati attorno alla questione del vedere il medium videoludico come arte. Discussioni e dissertazioni interessanti sono venute fuori, libri sono stati scritti, video sono stati girati. Ogni appassionato ha sentito il dovere di dire la sua, portando come motivazione le straordinarie ambientazioni di un Bloodborne, il livello di dettaglio grafico di un God Of War, la sintesi della modellazione in 8-bit di un Undertale, la maestosità della narrazione di un Red Dead Redemption 2.

Chiunque abbia mai preso parte a questa diatriba quindi, ha cercato di portare il meglio che il medium avesse da offrire, ciò che riuscisse a restituire l’idea massima di raffinatezza cui il videogioco potesse aspirare.

Ma limitare l’assioma soltanto ad arte=raffinatezza, significherebbe escludere le espressioni più grottesche che l’enorme pentolone che abbiamo deciso di chiamare “arte” possa contenere. Pensando al cinema ad esempio, esiste 2001: Odissea nello Spazio ma esiste anche Sharknado.

E dato che il videogioco è da molti considerato arte, al pari se non superiore al cinema, è inevitabile che accanto ai Metal Gear: Solid esistano gli Exoprimal.

Abbiamo avuto la possibilità di giocare ad un closed network test di Exoprimal, il nuovo gioco sviluppato da Capcom e che molti speravano sarebbe stato un seguito spirituale di Dino Crisis. Sicuramente, i dinosauri ci sono ma col suo predecessore spirituale, ha molto poco da spartire.

Exoprimal è infatti un esperimento, neanche troppo innovativo, di mescere generi videoludici cercando di creare qualcosa che abbia un sentore di familiarità ma che riesca a trasmettere sensazioni nuove. Si può trovare ad esempio il mosou rappresentato dalle orde infinite, l’hack n slash dato dalla linearità nell’avanzamento a katana sguainata, il TPS grazie al largo uso di armi da fuoco, tutto condito da quel sentore di MOBA grazie alla divisione del team in Tank, Support e DPS.

Abbiamo passato diverse ore, cercando di giocare senza il minimo pregiudizio e il risultato è stato… strano.

Ma vediamo più nel dettaglio, quali aspettative il gioco rispetta, quali disattende e quali speranze abbiamo per l’uscita programmata per il 14 luglio 2023.

Un bel B-Movie

Pronti alla ressa?

Per citare Renè Ferretti, l’iconico personaggio interpretato da Francesco Pannofino in Boris: “Non stamo a fà Kubrick”.

Il giocare Exoprimal è riuscito a regalarci delle sensazioni molto specifiche.
È stato più o meno come riunire un gruppo di amici, ordinare pizza e birra dal kebabbaro più unto della provincia, stravaccarsi sul divano e guardare il peggior B movie che internet riuscisse a consigliarci. E goderselo come mai si è goduto nel guardare un film.

All’avvio infatti, Exoprimal ci fa immergere, grazie ad un filmato in CGI, nel mondo in cui andremo ad agire. Siamo nel futuro, nel 2043 per l’esattezza. Il progresso tecnologico ha fatto passi da gigante, tanto che i robot umanoidi, come nella grande tradizione di Asimov, sono efficienti aiutanti dell’uomo. Certo, secondo Asimov, non sarebbe stato tutto rose e fiori ma in Exoprimal tutto pare andare per il verso giusto.

Tuttavia, verremo edotti sin dall’inizio, di una spaventosa verità: tre anni prima dell’inizio delle vicende del gioco, dei vortici spaziotemporali hanno iniziato, misteriosamente, ad aprirsi nel cielo, creando collegamenti con epoche parecchio antiche. Molto antiche. Si, diciamo che sono varchi che collegano il nostro mondo al mondo giurassico.

Questi vortici ci vengono descritti come molto pericolosi, in quanto fungono da veri e propri mezzi di trasporto spaziotemporali per i… dinosauri.

Orde su orde di dinosauri a frotte, da tre anni, cadono senza sosta dal cielo, inondando le strade delle varie metropoli che si trovano sommerse da questi mostruosi essere assetati di sangue e inarrestabili. Il nostro compito, è quello di ripristinare l’ordine.

È giusto specificare che la versione del gioco da noi provata, non conteneva la modalità che permetterà un avanzamento della storia (la modalità Sopravvivenza) ma soltanto una modalità PvP asincrona. Tuttavia, quel poco che abbiamo potuto subodorare della storia, ci ha messo così tanta voglia di prendere un pacco di popcorn, chiamare i nostri più cari amici e iniziare a ridere da matti insieme, guardando una sottomarca di Power Rangers lottare contro un T-Rex.

Questa spiegazione così poco professionale, serve soltanto a chiarire il primo punto importante di Exoprimal: evitare di prendersi sul serio, proponendo una storia totalmente assurda, in un gioco del genere, è forse la cosa migliore che gli sviluppatori potessero fare.

Il tema dei dinosauri è stato sfruttato più volte ed è molto difficile creare una storia profonda a riguardo, a meno di umanizzare le creature (Valle Incantata parlo con te). La strada percorsa dagli sviluppatori finora dunque, ci pare decisamente adeguata al mood di un gioco in cui, ripetiamolo ancora una volta per aver piena contezza di cosa ci approcciamo a giocare, puoi affrontare un triceratopo con una katana.

Puoi affrontare un triceratopo con una katana.

Triceratopo. Con katana.

Poco raffinato, molto divertente

Ma che macello

Exoprimal non è un gioco da puzza sotto il naso. Non è un titolo che ricerca una grande narrazione, una costruzione arzigogolata, una scrittura perfetta.

Exoprimal mira ad essere la cosa più divertente che possiate trovarvi a giocare, in un uggioso pomeriggio di noia. E ci riesce in pieno.

Dopo una prima diffidenza infatti, data probabilmente da una comunciazione non proprio efficace da parte di Capcom negli ultimi mesi, siamo riusciti ad immergerci a capofitto nel gioco, riuscendo ad assaporare tutto ciò che il gameplay avesse da offrire e di roba ce n’è. La modalità da noi provata consisteva nel dividersi in due squadre. Ogni squadra avrebbe dovuto correre più dell’altra per cercare di completare gli obiettivi prima della squadra avversaria.

Si inizia quindi da subito ad annusare l’ebrezza del gioco di squadra e della competizione, fattori che hanno subito acceso il nostro interesse. Si viene dunque catapultati nel mondo di gioco, dopo aver scelto l’exocombattente che più si adatta alle nostre caratteristiche (di questi ne parleremo a breve) e in quel momento, inizia la festa.

Per quanto si possa cercare di immaginare come ci si possa sentire inondati di dinosauri che piovono dal cielo, non si è mai abbastanza pronti per viverlo veramente. Si passerà infatti da momenti di estrema calma ad una totale occlusione dello schermo per colpa di centinaia e centinaia di velociraptor, guidati da un’intelligenza artificiale che sembra essere programmata con un solo comando:”attacca!”

Non affronteremo infatti dei nemici tattici e calcolatori ma delle vere e proprie bestie, dotate semplicemente di denti aguzzi e artigli affilati. Sentiremo mancarci il fiato, non riuscendo a trovare vie di fuga libere. Ad inondare lo schermo saranno anche luci, esplosioni, counter di uccisione e ogni feticcio classico per un titolo del genere.

Non nascondiamo che, il pericolo che più abbraccia Exoprimal è di risultare ripetitivo. Al netto di un grande divertimento iniziale infatti, dato dal percepire il gioco per un accrocco caciarone, viene subito da pensare a chi possa essere indirizzato questo gioco.

Si nota una volontà particolare di Capcom, cioè cercare di costruire un’infrastruttura di gioco adatta a tutti, che possa intrattenere chiunque decida di fare una partita ogni tanto, strizzando però l’occhio all’ambiente competitivo. Perché si rivela molto breve il passo da gioco che tutti possono fruire a gioco in cui solo chi è migliore riesce a godere.

Ripetiamo però che è ancora presto per arrivare a queste conclusioni. Al momento, la leggerezza di mood del titolo ci ha stregati ed incuriositi, mettendoci addosso una voglia matta di averne ancora.

Classi, suddivisione dei compiti

Medic! Doctor!

In Exoprimal, la composizione delle squadre è un fattore determinante nella riuscita divertente della partita.

Gli “eroi” disponibili, almeno al momento, sono dieci, così divisi: quattro DPS, tre Tank, tre Support. Nonostante non sia un gioco che faccia della difficoltà un punto cardine, sarà quasi impossibile cercare di giocare individualmente. Abbiamo infatti trovato uno squisito equilibrio tra le interazioni che si possono creare in un team e il danno che i dinosauri riescono a cagionare.

Se ci si distacca dal proprio tema o si viene lasciati soli, a meno di manovre evasive fuori di testa, la nostra disfatta sarà quasi certa. Se si riesce invece a trovare un buon equilibrio in squadra, riuscendo ad avere almeno un curatore, degli attaccanti efficaci e dei tank in grado di tenere sotto controllo la situazione, l’esperienza pare bilanciarsi automaticamente, riuscendo a tirare veramente fuori tutto il potenziale d’intrattenimento del gioco.

Uno dei dettagli più interessanti di Exoprimal è il poter cambiare la exosuit in qualunque momento della partita. Se quindi un nostro compagno dovesse abbandonare la partita e dovessimo trovarci senza quel support salvavita, potremmo diventare noi dei support e tutto senza interrompere troppo l’azione. Basteranno una manciata di secondi e potremo mostrare a tutti a nostra nuova identità.

Questo permette inoltre, di riuscire ad avere una prospettiva ben chiara dei vari eroi e delle potenzialità di ogni tuta, così da riuscire a capire quale si adatti meglio al nostro stile di gioco. Ce ne’è per tutti i gusti, sia che si ami lo scontro ravvicinato sia che si voglia restare a distanza, sia che si cerchi il punto migliore da cui abbattere i dinosauri a colpi di cecchino, si riuscirà a trovare la soluzione che fa per noi.

Giocare di squadra sarà quindi fondamentale ma, per fortuna, per l’infrastruttura che Capcom è riuscita a creare, non sarà necessario comunicare troppo in chat vocale. Non ci saranno tattiche complesse da elaborare (anche se con un po’ di fantasia, qualcosa di interessante si può tirare fuori). E poi, se dovessimo renderci conto di stare in una squadra votata quasi soltanto al danno, noncurante dei colpi che ricevono quanto di quelli che infliggono, potremmo diventare noi stessi la soluzione al problema, cambiando immediatamente playstyle.

In ottica di questi cambiamenti repentini di stile di gioco, ritorna la domanda del paragrafo precedente. A chi è indirizzato questo gioco? Molti giocatori preferiscono specializzarsi nell’uso di un solo eroe, altri riescono ad avere la giusta malleabilità per adattarsi a qualunque stile risulti più utile sul momento. Potrebbe presentarsi il caso in cui, per problemi di bilanciamento, i secondi saranno favoriti rispetto ai primi?

Multiplayer asincrono

I magnifici 10

Nonostante Exoprimal, da come è stato pubblicizzato, non sembri volere essere quel titolo che rivoluziona il modo di giocare e concepire il videogioco, riesce a proporre delle caratteristiche che riescono a renderlo facilmente distinguibile da molti suoi competitor, ormai celebri nel mondo del PvP online.

Pensiamo ad esempio ad Overwatch, con cui Exoprimal condivide molte cose. Il modo in cui due squadra si affrontano su Overwatch si riduce, perlopiù, a scontri frontali, squadra contro squadra, senza esclusione di colpi. Lo stesso accade in Paladins, in Valorant, in Team Fortress 2, nel compianto Battleborn.

Exoprimal non ci sta a diventare il classico “team vs team” che finisce in uno scontro di punta dove chi ha il dito più veloce vince. Mira piuttosto a creare un nuovo modo di concepire la sfida: a distanza.

Le due squadre infatti, si affronteranno in una vera e propria gara a distanza, facendo lo stesso percorso, affrontando gli stessi nemici, completando gli stessi obiettivi, senza mai incontrarsi. L’unica testimonianza dell’esistenza di una squadra avversaria saranno i loro “fantasmi”, le proiezioni degli eroi che stanno lottando dall’altra parte, oltre ad una voce che ci farà sapere, dopo ogni obiettivo completato, se siamo stati più veloci o più lenti dei ostri avversari.

Questo permette di creare una dinamica inedita per un gioco del genere, dando vita ad una sorta di PvEvP. Per quanto da un certo punto di vista, potrebbe sembrare un elemento che ammazza la competizione, è inimmaginabile l’adrenalina che riesce a dare lo sforzo di cercare di uccidere tutti i dinosauri in una zona, senza poter conoscere la sorte dei nostri avversari, finché non abbiamo abbattuto fino all’ultima creatura.

Non mancheranno momenti di confronto diretto con gli avversari, che potranno avvenire in due modi.
Il primo modo è uno scontro classico, a cui si arriverà nelle fasi finali e solo in alcuni casi. Come se le due realtà collidessero, mettendo di fronte i due team avversari nel contendersi la vittoria dell’obiettivo finale.

Il secondo modo è decisamente più divertente, almeno concettualmente.
Sarà infatti possibile aprire a nostra volta dei portali dimensionali che ci permetteranno di oltrepassare la barrire tra il nostro mondo e quello avversario. Ma non lo faremo col nostro exocombattente. Vestiremo invece i panni, anche se solo per poco tempo, di un dinosauro enorme che verrà gettato in mezzo alla guerriglia nemica.

Nella nostra prova, abbiamo avuto modo di essere dei Tirannosauri (che frase incredibile). Nonostante questa funzione sia sicuramente divertente, anche soltanto perché permette di immaginare il panico tra le fila nemiche all’arrivo di questo imponente mostro, non si rivela chissà quanto profonda e ben pensata.

Nella forma di dinosauro, avremo una serie molto ristretta di attacchi, la manovrabilità sarà complicata e non avremo alcun modo di difenderci dai continui attacchi. L’intelligenza artificiale degli altri dinosauri non ci sarà di alcun aiuto. Sarebbe interessante vedere ad esempio un meccanismo con cui i dinosauri più piccini cercano di rendere più complicato attaccare il Noi-Sauro.

Ma ancora una volta, ripetiamo che non è un gioco che mira ad una profondità di gameplay del genere, quindi ci diamo sicuramente soddisfatti ma sperare sempre in qualcosa di meglio, è atavico.

Grafica e sonoro

Un po’ di piombo?

Al netto del fatto di ritrovarci a giocare uns build che non rappresenta il prodotto finale, ci sentiamo di fare i complimenti a Capcom per la stabilità generale del titolo. Abbiamo avuto la possibilità di giocarlo durante giornate dedicate, in cui tanti utenti da tutto il mondo, hanno avuto modo di connettersi e questo ci ha permesso di trarre delle conclusioni.

A livello di prestazioni, il gioco regge molto bene.
Giocando su un PC di fascia media, abbiamo notato come non ci fossero cali di frame nonostante si arrivasse facilmente a situazioni in cui gli elementi a schermo erano soverchianti. Sono presenti un sacco di stimoli visivi, esplosioni continue, dinosauri da ogni, segnalini fluttuanti sparsi per tutta la mappa e nonostante tutto, il gioco ha tenuto duro.

Questa, che potrebbe sembrare una cosa normale, è invece un ottimo inizio per un gioco che non nasce sotto le luci più entusiaste. A livello di marketing, Capcom non ha saputo a nostro parere, valorizzare Exoprimal, facendolo apparire molto meno di quello che è. Riuscire quindi a risultare efficace sotto il lato tecnico, è il primo passo verso la difficoltosa scalata che l’aspetta una volta uscito.

A livello di sound design, il gioco riesce a restituire bene varie sensazioni come colpi, esplosioni, tagli che fendono l’aria e tutta una gamma di suoni ambientali che aiutano ad immergersi bene nell’esperienza. Ci aspetteremmo sicuramente, una maggior attenzione ai dinosauri. Non vi sono forti caratterizzazioni dei suoi di ogni animale, non permettendo quindi quel tipo di distinzione “ad orecchio”.

E sempre parlando di dinosauri, considerando la mole di elementi a schermo, diventa molto spesso complicato riuscire a capirne la provenienza. Per fortuna, dei comodi segnali ai bordi dello schermo riescono ad ovviare perfettamente al problema.

Considerato quanto è veloce e frenetico il gioco, sarebbe stato assurdo non avere delle segnalazioni adeguate per i pericoli che circondavano ma Capcom, con grande esperienza, è riuscita a prevenire questo problema.

L’arte semplice di exoprimal

Go Go Power Rangers!

A livello visivo e artistico, non parliamo sicuramente di qualcosa di così innovativo o imperdibile.

Il design delle ambientazioni è sicuramente funzionale alla narrazione silente del gioco, al racconto di una società così tanto avanti, costretta alla rovina dall’incombenza di un nemico così storicamente noto eppure così nuovo.

Il design dei dinosauri è forse la cosa che delude di più. I modelli di dinosauri sono molto pochi e nelle orde più grosse, ci si troverà a combattere perlopiù sempre contro gli stessi. I velociraptor rappresentano i minion base, che ci seguiranno dall’inizio alla fine. A questi si affiancheranno, a volte, dei piccoli dinosauri con altre caratteristiche come ad esempio attacchi di fulmine, attacchi esplosivi e così via.

Si arriverà infine ai “dominatori”, giganteschi dinosauri come il tirannosauro o il triceratopo. nessuno dei modelli permetterà però reazioni di stupore o di meraviglia. Tutti rimarranno molto anonimi, dimenticabili, dei sacchi di sabbia con sembianze di mostri giurassici.

In giochi in cui bisogna cacciare e uccidere creature giganti, come la stessa Capcom ci insegna con il suo Monster Hunter, la riconoscibilità dei mostri aiuta a renderli iconici, a creare discussione attorno ad essi e a renderli visivamente delle impronte che altri seguiranno, cercando di emulare il concept del gioco. Wild Hearts, guardo te.

Speriamo quindi che si riesca a fare qualcosa di meglio con qualche prossima aggiunta.

Per quanto riguarda le exotute invece, il discorso cambia.
Ogni tuta e quindi ogni eroe, è perfettamente riconsocibile, visivamente allettante. L’intento di Capcom pare infatti, in certi frangenti, ricalcare la tradizione giapponese del mecha, creando robot umanoidi in grado di utilizzare svariati stili di combattimento.

Problemi di varietà?

I tre dell’ave maria

Una grande perplessità, forse l’ultima che ci viene in mente, riguarda la varietà del gioco.

In Exoprimal ci siamo molto divertiti. Nonostante in questa prova, non fosse possibile selezionare una modalità si gioco, siamo riusciti a provarne diverse che vanno dal classico loadout in cui bisogna spingere un carrello a destinazione, prima degli avversari, fino alla modalità in cui bisogna liberare varie aree per avanzare e liberare le prossime, fino a che non si libera l’area finale prima degli avversari. Insomma, roba abbastanza classica per un gioco del genere.

Abbiamo però notato come, nonostante i cambi di modalità, tutto si limitasse perlopiù ad un gameplay loop in cui si viene buttati in un’arena itinerante e si decimano orde di dinosauri. Ripeti all’infinito.

Rimane indubbio quanto fosse divertente decimare quegli animali, tuttavia la domanda rimane: arriverà il momento in cui, questo sistema verrà a noia?

Conclusioni sospese

Exoprimal si preannuncia un titolo scoppiettante e pieno di energia. Nulla di rivoluzionario, sia chiaro. Ma infondo, perché dobbiamo sempre vedere nell’originalità a tutti i costi un merito? Exoprimal, forte di questa filosofia, propone un sistema di gioco altamente frenetico, pieno dis timoli e soprattutto, divertente da far schifo. Ciò che ci auguriamo è che, al netto di un comparto tecnico ben sfruttato, Capcom riesca a conferire al gioco maggiore varietà di cose da fare, così da rendere ancora più longevo un gameplay loop che funziona oggi ma che potrebbe venire a noia domani.

This post was published on 16 Marzo 2023 18:30

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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