Come un fulmine a ciel sereno, Mato Anomalies si presenta con la sua anteprima spezzando la lunga attesa per l’arrivo di Persona 5 Royale su PC (che alla data d’uscita di questo articolo sarà già realtà!).
Sin dai primi trailer e dalle prime immagini infatti Mato Anomalies si presenta come una specie di figliol prodigo di Persona, un RPG con un forte stampo meta narrativo e con lo stile di combattimento simile.
A conti fatti, a mouse e tastiera in mano, Mato Anomalies prende ispirazione della famosa saga Atlus ma cerca trovare una sua identità. Tra protagonisti multipli e meccaniche originali, l’opera di Arrowiz e pubblicata da Prime Matter (stesso publisher di The Last of Oricru, Pathfinder Kingmaker, Outward, Kindgom Come Deliverance) cerca di affermarsi e combattere con i giganti.
Abbiamo potuto provare un assaggio in anticipo, vediamo se promette bene.
Una meta trama dal futuro
Mato Anomalies vede due protagonisti, un investigatore (Doe) e uno sciamano (Gram), alle prese con la “Marea Funesta“, creature inter-dimensionali che si nutrono di emozioni umane (guardacaso spesso negative), in una Shangai neo-futuristica dalle tinte un po’ distopiche.
L’anteprima provata non copriva molto della narrativa, ma quanto mostrato è stato abbastanza per capire che l’ispirazione ai titoli di Persona c’è, anzi: forse pure troppo.
Di per sé non è proprio un male, anzi, però questo Mato Anomalies non riesce a far si che l’ispirazione comprenda anche il punto di forza della saga di Atlus venga traslata nel suo DNA.
Facciamola breve: la narrativa di Persona è cruda e crudele, non si fa problemi a mostrare traumi, debolezze e argomenti difficili. Questi elementi così pesanti aiutano ad ancorare la meta narrativa e la critica sociale del gioco.
Ecco, Mato Anomalies non sembra avere questi elementi.
Per andare più nel dettaglio: nel capitolo dell’anteprima di Mato Anomalies i due protagonisti avranno a che fare con un uomo tanto ricco quanto ambizioso, il cui obiettivo è inglobare tutte le aziende, a volte portandole vicino al fallimento egli stesso con concorrenza sleale. Un tema moderno e con molto potenziale, da cui è possibile tracciare paralleli con i giganti tecnologici che infestano il mondo reale.
Il problema si pone quando questi elementi di narrativa promettente vengono raccontati indirettamente e non mostrati.
Alla base della narrativa, che sia libro, film o videogioco, vi è un principio: Show, don’t tell. Mostra, non raccontare. Mato Anomalies racconta un po’ troppo e mostra poco.
In parte dovuto ai limiti tecnici del gioco Mato Anomalies sceglie di non mostrare le conseguenze dell’ingordigia del nemico di turno, ma le racconta senza la dovuta efficacia, portando chi gioca all’indifferenza.
Invece di mostrare le condizioni di povertà dei lavoratori dell’azienda di turno, dell’abuso, di cosa vuol dire la povertà in questa Shangai, Mato Anomalies racconta di ossigeno pagato, racconta di fame e di rabbia senza lasciarci toccare con mano questi elementi che risulteranno dunque distanti.
Potrebbe essere anche solo il capitolo dell’anteprima così, quindi quest informazioni sono da prendere con le pinze.
Non aiutano dei protagonisti un po’ troppo shonen e stereotipati, con forti motivazioni poco trasparenti al giocatore, portando a un’ulteriore dissonanza d’interessi tra personaggi e giocatore.
Le missioni secondarie erano carine e narrativamente molto più efficaci di quelle principali. Il problema di quelle secondarie è che tutte si trasformavano nel mini dungeon opzionale che risultava in semplici scontri e tesori in più. Le quest così funzionano, ma non presentano nulla di eccezionale e non sfruttano a dovere il potenziale che avere un protagonista detective offre.
Su questo parte ho un ultimo appunto: Mato Anomalies mostra una narrativa estremamente guidata e lineare. Questo risulta nella maggior parte del gameplay al di fuori di scontri e dungeon sia andare al punto Y e leggere i dialoghi.
L’anteprima riesce a piantare il seme della curiosità e lascia la speranza che questi problemi saranno risolti nella versione finale del gioco. Mato Anomalies ha tanto potenziale, ma per il momento è completamente inespresso.
Innovazione e tradizione
Il gameplay di Mato Anomalies è una storia (pun intended) leggermente diversa rispetto alla narrativa.
Il gameplay è in genere diviso in tre macro categorie che tratterò brevemente: I covi (dungeon e combattimenti), l’esplorazione con Doe e l’hackeraggio mentale con entrambi.
I Covi non sono altro che fenditure tra mondi dove la cognizione umana plasma la materia e il tempo e sono base della Marea Funesta, nemico numero uno del gioco; questi, esattamente come il sistema di combattimento, sono abbastanza standardizzati per l’universo RPG.
Forse è proprio qui che risiede il problema: Mato Anomalies non sembra innovare dal lato “pratico” del gioco. Nonostante un paio di nuove meccaniche per il genere (nonostante siano poco spiegate e poco usate all’interno del frammento di gioco da noi provato), il sistema di combattimento sembra esaurire le sue possibilità nel giro di un paio d’ore, diventando ripetitivo se non proprio semplice per chi mastica un po’ il genere.
Anche in questo caso la nostra opinione potrebbe essere parziale perché ulteriori frammenti di gioco possono arrivare a giustificare questo genere di cose ma è indubbio che ci sia un po’ da aggiustare il tiro per diversificare scontri e attacchi poiché, in un JRPG a turni, la varietà è un parametro fondamentale.
L’anteprima è durata solo quattro ore, dunque è difficile dare un giudizio effettivo al gameplay del dungeon crawling nei covi; alcuni possiedono meccaniche uniche, altri invece sono semplici dungeon con tesori e miniboss. Il potenziale c’è, bisogna aspettare per capire se verrà sfruttato a dovere.
L’esplorazione è la parte dove giocheremo Doe, il nostro detective di famiglia che con l’aria di chi ha voglia di risolvere i problemi di tutti andrà in giro per le strade di Shangai a combattere la marea funesta, di preciso i mentecatti di cui essa si ciba.
L’esplorazione nel capitolo di anteprima è quasi a tutti gli effetti un viaggio da un punto A al punto B leggendo tutti i dialoghi del caso. Insomma con Doe potremo fare ben poco che non sia un hackeraggio mentale (descritto più in basso). Anche qui è un po’ un’occasione sprecata e spero che il resto dei capitoli offrano qualcosa, altrimenti Doe sarà un protagonista molto poco protagonista vista l’assenza di scelte multiple.
Dove Mato Anomalies riesce a stare al passo con i giganti, e innovare nella giusta direzione è nell’hackeraggio mentale: una singola meccanica tanto semplice quanto appagante, che una volta provata fa domandare perché non sia usata maggiormente.
Cos’è l’hackeraggio mentale? A tutti gli effetti questa non è altro che una tortura psicologica da infliggere ai malcapitati per ottenere informazioni.
Per spiegarvi in breve in cosa consiste, sia i protagonisti sia l’interrogato partono con un pool di “forza mentale”, che sono praticamente punti vita.
Il nostro obiettivo sarà, usando dei mazzi di carte che rappresentano approcci differenti all’interrogazione, portare la forza mentale dell’interrogato a 0.
Come ostacoli ci saranno però dei “Demoni”, muniti di punti vita propri ed effetti passivi che rimangono attivi fintanto ché vivranno felici.
È molto difficile comunicare quanto questo “minigame” sia dannatamente divertente: non solo è difficile e quindi richiede un minimo di strategia per vincere, ma porta meccaniche interessanti anche nei vari mazzi. Ad esempio quello provato aveva le carte “Destino” che se giocate in un certo ordine aumentavano di potere, trasformando i turni in un puzzle nel puzzle.
Mato Anomalies potrebbe giovare molto da un uso maggiore del hackeraggio mentale.
Specialmente perché è l’unico esempio in cui la narrativa si fa cattiva (anche se i personaggi sembrano essere completamente ignorare quanto sia atroce e crudele come pratica) e cruda. Non resta che sperare che questa meccanica sia usata maggiormente nei capitoli successivi all’anteprima.
Shangai futuristica ma non troppo
Sul lato grafico Mato Anomalies non possiamo far altro che rimanere un po’ perplessi: l’interfaccia utente e altri elementi cercano di richiamare elementi cyberpunk ma l’integrazione degli stessi è un po’ bizzarra; senza leggere la descrizione ufficiale del gioco è difficile capire che Shangai è neo-futuristica e non moderna.
Tecnicamente l’aspetto è mantenuto sul semplice: modelli e texture che non fanno urlare al miracolo, uno stile un po’ incostante ed un livello di dettaglio non esaltante sono ciò che il gioco offre; dove il gioco brilla è nelle sue illustrazioni: belle da vedere e sempre d’accompagnamento ai dialoghi; un paio le trovate proprio all’interno di quest’anteprima.
Battute finali tecniche: non giocateci con mouse e tastiera; i comandi sono scomodissimi e muovere la visuale col mouse su Mato Anomalies è particolarmente doloroso.
Conclusioni
Mato Anomalies passa la prova timidamente, si presenta con tante potenzialità e idee e ne esprime poche nel capitolo giocato dell’anteprima. In questo, Mato Anomalies fallisce nel misurarsi con i giganti ma trova vittorie in piccoli elementi che se giocati bene possono contribuire a rendere Mato Anomalies un gioco da non perdersi per gli amanti del genere.