Crossfire è un nome che se detto ad un Italiano o se detto più in generale ad un Europeo non dirà molto: parliamo di un videogioco con poco seguito, alla stregua dei tanti sparatutto in prima persona che in tempi ormai remoti infestavano internet grazie alla sua barriera in ingresso praticamente nulla. Requisiti di sistema infimi, giocabilità ok, community vasta, aggiornamenti costanti ed un sacco di oggetto acquistabili con soldi veri; oh dio quanti oggetti acquistabili con soldi veri.
In Asia invece Crossfire è un’istituzione, una chiesa, un culto, una setta, una religione.
Si, vi possiamo sembrare quasi esagerati ma questo è perché abbiamo idea dei numeri che ci sono dietro questo titolo.
Il videogioco realizzato da Smilegate, software house sudcoreana sicuramente molto orgogliosa del risultato ottenuto, ha raggiunto l’impressionante cifra di 1 miliardo di giocatori durante il corso degli anni. Questo successo impressionante è qualcosa che molto raramente vediamo nel mondo dei videogiochi occidentali, complice anche il fatto che il mercato europeo e nordamericano COMPLESSIVAMENTE offre al massimo un miliardo di giocatori.
Il successo roboante di questo titolo ha portato chiaramente ad un particolare tipo di outcome: soldi, soldi a palate; di questi soldi Smilegate ad un certo punto ha voluto liberarsene in maniera intelligente e in quale modo liberarsi intelligentemente dei soldi se non finanziando dei capitoli secondari?
Da qualche anno a questa parte quello che abbiamo visto è la nascita di diversi titoli satelli e spin off, tanto nel mondo dei videogiochi quanto fuori. Recentemente hanno annunciato addirittura un film al cinema ispirato all’universo descritto all’interno di Crossfire, non so se ci intendiamo in termini di portata.
Fast forward al 2022: Smilegate ha deciso di essere pronta ad assaltare anche il mercato occidentale e, forte del suo successo, ha incaricato un paio di studi angofoni di mettere insieme il necessario per poter portare il brand anche oltre oceano, possibilmente in maniera vittoriosa. Le scelte fatte sono state comunque curiose.
Da una parte abbiamo Crossfire X, sequel dell’originale Crossfire che ne aggiorna il connotato grafico e per la prima volta si palesa al pubblico dotato di una modalità single player. Se il multiplayer, infatti, è sempre assomigliato abbastanza da vicino agli shooter strategici classici, alla Counterstrike maniera per capirci, il single player sembra una campagna di Call Of Duty diretta da Micheal Bay, con esplosioni e effetti speciali lanciati in continuazione nei confronti del giocatore. La parte più interessante è chiaramente quella del developer scelto per portare avanti tale operazione AKA Remedy, la stessa dietro Control, Alan Wake, Max Payne.
Non ci sono solo sparatutto nel futuro di questo brand ed il titolo di cui parliamo oggi ne è la chiara dimostrazione: Smilegate infatti ha incaricato Blackbird Interactive di realizzare Crossfire Legion, un RTS in arrivo a breve che sembra avere tutte le carte in tavola per essere un videogioco molto interessante.
La cosa che sicuramente manderà più in brodo di giuggiole i lettori, però, è sapere che Blackbird Interactive non è esattamente una novellina quando parliamo di real strategy games. L’azienda infatti non è altro che il luogo di ritrovo per moltissimi sviluppatori che hanno lavorato su RTS di rilevanza enorme, creando alcune tra le migliori proposte che il genere abbia visto durante il corso degli ultimi anni.
Volendo fare qualche esempio è molto semplice tirare fuori dei nomi: diversi sviluppatori sono ex Relic Entertainment. Il nome magari non dirà moltissimo a tanti ma in realtà parliamo della più importante software house moderna che si è dedicata al genere, la stessa che ha sviluppato in ordine: Homeworld 1, Homeworld 2, Warhammer 40.000 Dawn Of War, Company Of Heroes 1, Company Of Heroes 2, Company of Hearos 3. Diversi tra i giochi appena citati sono considerati i migliori giochi strategici in tempo reale usciti negli ultimi quindici anni e Blackbird, come se non bastasse, ha sostanzialmente confermato le sue generose capacità allo sviluppo realizzando l’ottimo Homeworld: Desert Of Kharak uscito qualche anno fa su PC.
Per questo motivo siamo molto contenti di potervi presentare l’anteprima di Crossfire Legion.
Partiamo subito con il dire che ciò che abbiamo potuto provare di Crossfire Legion non era il gioco completo ma una versione stringata con due delle tre fazioni che saranno disponibili nella versione definita del gioco. La limitatezza nei contenuti si è riflessa anche nella disponiiblità di mappe per sperimentare le caratteristiche del titolo: il comparto multigiocatore offre infatti giusto un paio di mappe accessibili, il giusto per poter sperimentare qualche strategia ed avere un feeling generale di quello che poi sarà il gioco quando uscirà.
L’anteprima, in sostanza, si è concentrata sul farci provare il gameplay del titolo in versione multiplayer: il titolo ha infatti un focus importante sul portare avanti una versione rinnovata e moderna della formula classica di un RTS, un genere che è sempre rimasto molto simile a sé stesso anche con le iterazioni più recenti (come Age Of Empires IV per intenderci).
Questa immutabilità del genere è senza dubbio un elemento che potrebbe allontanare moltissimi giocatori ma è anche la stessa motivazione per cui il mondo degli RTS ancora oggi detiene una fanbase abbastanza agguerrita; essendo la fidelizzazione un parametro molto importante per le aziende non c’è da stupirsi se sono in molti a scegliere di rimanere sul seminato apportando soltanto modifiche parziali ai sistemi di gioco.
Durante la nostra mezza dozzina di ore di gioco abbiamo potuto trovare tutti gli interessanti semi lasciati in giro dagli sviluppatori quando parliamo di innovazione, senza però poter parlare di un qualcosa che cambierà per sempre il genere in termini di approccio.
Blackbird Games, infatti, per quanto abbia voluto puntare alla modernità lo ha fatto raffinando ulteriormente la formula di un Company Of Heroes.
Che significa questo?
Che Crossfire Legion è un titolo prevalentemente improntato sul combattimento, lasciando in secondo piano la gestione delle risorse, con buona pace di tutti gli appassionati di Stronghold.
La gestione delle risorse non è assente ma semplificata, con un numero di risorse basso da dover gestire così da poter concentrare le proprie azioni per minuti nella realizzazione e gestione di battaglie complesse e stratificate.
Bada a pensare che però le risorse non siano importanti per la vittoria nel gioco: la gestione delle risorse, legata a strutture come magazzini o miniere, è semplicemente ridotta all’osso ed è lasciata al possesso di particolari punti sulla mappa che, se controllati, genereranno in maniera passiva risorse. Questi punti, inoltre, non generano risorse all’infinito ma bensì lo fanno in maniera limitata, dando quindi al titolo di Blackbird dei limiti entro cui il giocatore deve costruire la sua strategia bellica.
Questa scelta è serviva con tutta probabilità per cercare di limitare per quanto possibile gli scontri di attrito in cui le partite multiplayer di tantissimi RTS finiscono per virare; questo genere di soluzione non è esattamente elegantissima in multiplayer e, sopratutto, è poco divertente per il giocatore novizio che sta imparando il gioco e vuole divertirsi.
Meglio sparare con nascondersi tutto il tempo, sostanzialmente.
Il core gameplay del titolo, dicevamo, è il suo comparto bellico.
Le truppe all’interno del gioco sono divise in tre macro categorie, ognuna con il suo edificio di produzione e ognuna con il suo scopo. Il bilanciamento del gioco è una versione più completa e complessa del classico triangolo fanteria – arciera – cavalleria, qui con fanteria, truppe corazzate e truppe aeree. Per quanto possa sembrare una soluzione semplicistica è bene sapere che un bilancimaento triangolare tra le varie unità presenti nel gioco è in realtà una vera e propria pietra angolare dell’universo ludico degli RTS, risultando presente nel genere sin dal primo Starcraft.
La fanteria, nello specifico, è capace di attaccare sia i bersagli terrestri che quelli aerei senza avere eccessivamente potenza di fuoco. I corazzati, invece, uniscono una devastante potenza di fuoco ad un alto numero di punti vita ma sono controbilanciati da una mobilità scarsa. Infine le truppe aeree, oltre a poter sorvolare qualsiasi punto della mappa a prescindere dal terreno sottostante, possono evitare alcune tipologie di colpi e non risultare attaccabili per specifici tipi di unità. Il trittico presentato, insomma, non è niente di particolarmente nuovo come abbiamo visto in precedenza ma continua a funzionare in maniera interessante, offrendo un ottimo bilanciamento a fronte di divertimento assicurato nel vedere cose esplodere e nel buttare giù edifici o elementi di grandi dimensioni a schermo.
Parte di questo divertimento si deve anche alla presenza delle abilità delle unità che, in maniera brutale, aumenta a dismisura la varietà di approcci possibili. Anche queste, chiariamoci, non sono nulla di nuovo all’interno del genere: se le abilità in Warcraft 3 hanno letteralmente creato il mondo dei MOBA, quelle delle unità di Starcraft 2 hanno generato una scena competitiva inapprocciabile come poche.
Come sono le abilità all’interno di questo titolo?
Per il momento le abbiamo trovate efficaci ma forse un po’ troppo standard per le promesse fatte dal marketing del gioco. Ci sono carri armati in grado di diventare immobili ma indistruttibili, mezzi in grado di liquefare il terreno, velivoli in grado di accelerare in maniera improvvisa e così via.
Abilità interessanti indubbiamente ma che odorano un po’ di già visto: si sente un po’ la puzza del potenziale sprecato, complice anche il sistema che regola il gioco che è molto più malleabile di quello che si vorrebbe far pensare.
Queste abilità non sono soltanto presenti per le unità ma dipendono anche dalla fazione o dal comandante scelto: la fazione Global Risk, infatti, può richiamare un attacco aereo o aumentare la velocità d’attacco delle truppe, Black List può teletrasportare delle unità da un punto A ad un punto B e così via.
Anche qua non poteri particolarmente originali o innovativi ma strumenti bellici che, nelle mani dei giocatori più creativi saranno in grado di regalare qualche sorpresa; sarà compito del map design fornire gli spunti anche ai giocatori meno navigati su come utilizzare al meglio le abilità in questione.
Dal punto di vista tecnico Crossfire Legion, anche in fase di anteprima, tolta qualche fase di caricamento un po’ lunghetta (addirittura su NVME) ci è sembrato un prodotto più che solido. Stilisticamente non c’è molto di nuovo di cui parlare: parliamo di hard sci fi belligerante che richiama un po’ Starship Troopers, un po’ Terminator ed un po’ gli stereotipi dell’umanità nel futuro.
La nostra prova è andata più che bene, senza framedrop o laggate strane da parte del server. Tolto l’infinito caricamento iniziale (che non ci sembra derivare da qualcosa di effettivamente game related, Crossfire Legion è uno di quei giochi che non farà gridare al miracolo per l’originalità della proposta visiva. Per il resto abbiamo apprezzato in maniera importante la solidità del prodotto.
La nostra anteprima di Crossfire Legion si conclude qui e ci ha lasciato impressioni positive. I contenuto presenti in fase di anteprima lasciano ben sperare per il gameplay del titolo che, pur non essendo rivoluzionario, risulta divertente e lascia un bel feeling al giocatore. Speriamo che la terza fazione del titolo, quando verrà presentata, porterà una ventata d’aria fresca al gameplay del titolo per quelli desiderosi di novità.
This post was published on 18 Gennaio 2022 10:00
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