Dopo aver provato per una settimana circa Potion Craft il mio nuovo obiettivo della vita è aprirmi una bottega da alchimista. Spinto dalla curiosità nel vedere questi disegni da manoscritti medievali muoversi su pagine ingiallite, ho provato un’open beta un mese fa rimanendo estasiato da diversi dettagli di gioco. Appena è stata annunciata l’Early Access ho subito chiesto al nostro PR di farci avere una copia, perché mi mancava triturare erbe e mescolare pentoloni.
Potion Craft è un gioco strano, un simulatore con elementi da puzzle game, meccaniche gestionali e un po’ di avanzamento RPG. Nella sua stramberia, tutto sommato, tinyBuild e lo sviluppatore niceplay games hanno saputo trovare una formula alchemica assuefacente e, sinceramente, non so cosa aspettarmi di meglio dal lancio ufficiale previsto entro la fine del 2021, dato che per il momento il videogioco è disponibile solo in accesso anticipato.
Non è un caso che dopo pochi attimi dal suo rilascio in accesso anticipato, Potion Craft sia risultata tra i videogiochi più comprati su Steam, comparendo addirittura al primo posto della classifica globale dei Top Seller per 3 giorni di seguito. Per il momento, il gioco ha un rating positivo del 92% sulla piattaforma di Valve: un successo clamoroso per tutti i giocatori che hanno deciso di comprarlo (circa 100 mila per ora).
In Potion Craft, neanche a dirlo, compito del giocatore è creare pozioni. Dopo aver trovato una casa abbandonata, chiaramente appartenuta a un vecchio alchimista, il giocatore esercita le sue arti arcane per rimettere in sesto la bottega.
Navigando con le frecce direzionali o con WASD, ci si muove in uno dei 5 luoghi della propria dimora: il giardino dove raccogliere i nostri ingredienti ogni giorno, la camera da letto dove dormire e salvare i nostri progressi, il negozio dove vendere e pesare le nostre creazioni ai clienti, la cantina dove ampliare la nostra strumentazione e la cucina, dove accade la magia di Potion Craft.
Proprio la cucina costituisce il fulcro del gioco: triturando e mescolando gli ingredienti a disposizione, si esplora – letteralmente – una mappa delle pozioni come se fosse un percorso del tesoro. Ogni ingrediente sblocca un percorso tratteggiato, che può essere più o meno lungo se utilizziamo l’ingrediente intero o sminuzzato con mortaio e pestello.
Muoversi all’interno della mappa è proprio un rompicapo davvero intricato: dovremo cercare di evitare le zone con ossa e teschi, pena la rottura dell’ampolla in cui vogliamo versare l’intruglio alchemico, e al contempo dovremo cercare di posizionarci sulle zone in cui sono visibili i diversi effetti delle pozioni, come la cura, il veleno o l’invisibilità. La prima volta che troveremo un effetto, non sapremo di cosa si tratta e per questo l’esplorazione della mappa diventa sempre più intrigante e ostica col passare del tempo.
A rendere il tutto ancora più cervellotico, i nostri clienti non sempre saranno espliciti con le loro richieste: c’è chi vorrebbe solo un effetto magico qualunque sulla sua spada, chi vorrebbe qualcosa con cui pescare uno strano pesce esplosivo, e c’è chi addirittura vorrebbe trovare un mago con occhiali e cicatrice a forma di saetta che gira sempre con un mantello dell’invisibilità (sì, il gioco è pieno di citazioni di questo tipo).
Una volta ottenuta la pozione desiderata, è tempo di fare profitti: posizionando l’ampolla su un bilancino, se l’effetto è quello desiderato dal cliente si può contrattare per il prezzo con un piccolo mini-gioco fatto di click effettuati al momento giusto. Non mancano tra gli avventori del negozio anche venditori che ci proporranno strumenti e ingredienti.
A far da cornice a tutto questo c’è una sotto-trama volta alla creazione di leggendarie pozioni alchemiche, oltre che un sistema RPG molto basilare che tramite punti esperienza, livelli e 4 tipi di talenti riesce a bilanciare la difficoltà crescente del gioco.
È difficile trovare qualcosa che colpisca più della grafica di gioco in Potion Craft, ma ciò non vuol dire che gli altri aspetti del gioco siano trascurati. Anzi: se il titolo ha una valutazione eccellente tra i suoi giocatori è proprio perché sembra non avere debolezze, se non un certo grado di ripetibilità se giocate fino allo sfinimento.
Che dire della grafica?
Leggera eppure così chiara e perfetta, questa estetica da manoscritto medievale rende il gioco intrigante e al tempo stesso chiarisce l’ambientazione e lo spirito del gameplay senza troppi fronzoli. L’intero videogioco è ambientato su queste pagine ingiallite, eppure, tra astrazioni fatte di mappe e minigiochi, è impossibile non trovarsi immersi con la testa nel calderone, alla scoperta dei viaggi alchemici che può fare la nostra mente tramite linee tratteggiate ed etichette.
Sì, ho detto etichette: le ampolle delle nostre pozioni sono TUTTE personalizzabili, dalle dimensioni, alla forma del vetro passando per i simboli sull’etichetta. Possiamo anche salvare perfino dei preset su un bellissimo ricettario da alchimista con tanto di segnalibri. E ovviamente possiamo dare dei nomi qualunque.
La mia pozione di cura maggiore, per esempio, l’ho chiamata Pfizer.
Anche le orecchie possono dirsi completamente soddisfatte da questo gioco: al di là delle musiche medievaleggianti di sottofondo, poche ma di compagnia, il resto dei suoni diegetici compongono un’orchestra ASMR fatta di pestelli che triturano gli ingredienti, echi, acque ribollenti, erbe strappate dai giardini e bilancini che cigolano.
La cura nel comparto sonoro è raffinata, non c’è altro da dire.
Ne ho trattati tanti di videogiochi indie con formule di gameplay strane quest’anno, ma solo un paio si sono rivelati delle vere e proprie sorprese che ho continuato ad apprezzare dopo aver scritto qualcosa a riguardo, come per esempio Loop Hero o The Last Spell.
Potion Craft, se si conferma essere così minuzioso e intrattenente anche al suo rilascio ufficiale, si inserirà sicuramente in questa lista.
This post was published on 28 Settembre 2021 17:00
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