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Sherlock Holmes: Chapter One | Provato (PC) – L.A Noire ma meglio?

Frogwares è una software house che, nel corso degli ultimi venti anni, ha praticamente basato la stragrande maggioranza della sua produzione videoludica sul nome di Sherlock Holmes, sviluppando diverse avventure grafiche che hanno accompagnato moltissimi videogiocatori italiani (complice la loro distribuzione abbastanza capillare nel nostro paese, tra edicole e riviste).

Lo studio ucraino, complice anche il recente e interessante The Sinking City, ha recentemente aumentato le ambizioni per il nuovo capitolo della sua saga principe, andando a proporre un ambientazione di per sé originale (come ha fatto notare il nostro buonFabio in questo articolo) insieme ad un comparto ludico che sempre di più si sta configurando come la direzione da prendere quando e se si vogliono realizzare dei videogiochi d’avventura moderni e interessanti.

Sherlock Holmes Chapter One, infatti, sarà un videogioco open world (con un open world “limitato”, niente mappa a là The Witcher 3) da molti dettagli, in cui indagini, interrogatori, ragionamenti e colpi di scena saranno messi al servizio di una mappa di gioco e di una struttura più libera e dinamica.

Qual è il risultato finale?
Ancora non lo possiamo sapere però, grazie all’intercessione del publisher, siamo riusciti a mettere mano su una versione di prova del gioco che ha fugato i nostri dubbi (ma non tutti tutti).

Più grande

Chapter One prende le ambientazioni classiche di Sherlock Holmes (come la Londra vittoriana) e le accantona, in favore di una più esotica ma ugualmente interessante isola mediterranea di Cordona.

Cordona, luogo dove la madre del nostro giovane protagonista ha incontrato la sua dipartita, è piena di ricordi e memorie che saranno utili ad una costruzione narrativa diversa da quella che siamo stati abituati a vedere negli scritti di Conan Doyle.

Si, perché in questo caso avremo a che fare con un giovane Sherlock Holmes, con ampie capacità deduttive ma ancora non ai livelli dei precedenti giochi, sta iniziato a sbocciare come persona. Questa giovinezza nel personaggio, in un certo senso, ha permesso agli sviluppatori di prendersi delle licenze per permettere al titolo di contenere anche qualcosa che non fossero le sfide logico deduttive a cui siamo stati abituati nella narrazione collettiva intorno al personaggio.

Il nostro sarà accompagnato da Jon, un compagno di avventure che da bravo comprimario ci suggerirà cosa fare o ci prenderà in giro, in modo da aggiungere un po’ di pepe all’avventura. Jon agisce, sostanzialmente, come strumento per giustificare la natura aperta del titolo, visto che starà li di continuo a sfidarci con scommesse e competizioni per la risoluzione dei casi.

La demo a nostra disposizione, divisa sostanzialmente in un lungo tutorial ed in una sezione più “aperta”, serve come perfetto esempio dimostrativo del respiro di questo nuovo titolo. Cercare NPC, analizzare luoghi, cercare oggetti, effettuare ragionamenti sono tutti elementi che si possono adattare anche ad un contesto da open world. Le possibilità che vengono lasciate al giocatore una volta che si entra all’interno di un caso sono molteplici e, nonostante la sensazione di venir letteralmente guidati dal gioco sia forte, il risultato finale è un intruglio interessante.

Sherlock Holmes: Chapter One continua a calpestare la strada già spianata con i precedenti capitoli della saga ma, la nuova struttura di gioco sembra resistere più che decentemente alle ambizioni degli sviluppatori. Permangono tutte le caratteristiche che avevano reso interessanti i precedenti capitoli della saga: il taccuino, il palazzo mentale, la ricchezza di dettagli degli scenari nei casi sono ancora lì a fare effettivamente un sacco di gola ai giocatori.

Dato lo step forward fatto in onore di una struttura più “aperta” c’è da segnalare anche un’interessante opportunità: in questo Sherlock Holmes è possibile comportarsi in maniera differente con il colpevole, scegliendo ad esempio se consegnarlo alla legge o concedergli la redenzione.

È legittimo pensare che, all’interno dell’economia generale, questo genere di scelta possa portare ad evoluzioni interessanti con personaggi che si ripresentano in situazioni specifiche o che vanno ad alterare altri casi.

Se la penna ferisce la spada che fa?

Altro elemento che denota l’intenzione di Frogwares di puntare in grande è senza dubbio la presenza di sezioni più action in cui il nostro Sherlock Holmes si ritroverà con la pistola in mano.

A differenza di quanto si potrà pensare, però, i combattimenti in Sherlock Holmes sono più intelligenti del previsto poiché tentano in ogni modo di non portare il giocatore a compiere un omicidio.

Il nostro protagonista potrà fuggire dai colpi avversari attraverso scatti o capriole, mentre potrà attaccare i bersagli prendendo la mira manualmente e cercando di colpire i punti deboli che vengono evidenziati a schermo. L’obbiettivo finale del nostro, infatti, è quello di rendere inoffensivo l’avversario senza per forza di cosa ucciderlo; per farlo potremo utilizzare anche a nostro vantaggio eventuali elementi ambientali. Una volta arrivati a distanza adeguata starà a noi scegliere se crivellarli di colpi o effettuare uno scontro fisico (con un quick time event), così da avere una parte nel nostro lavoro con la giustizia.

In linea di massima lo shooting è risultato molto più convincente del previsto, che se un po’ limitato a causa della scelta della software house di ridurre queste “parti” ad eventi appositi da eseguire in apposite arene, risulta un gradevole plus; resta da valutare successivamente in ogni caso come il peso delle scelte in queste fasi si farà sentire nell’economia generale del titolo.

Un’altro elemento che ci ha fatto un po’ storcere il naso è la gestione degli outcome negativi all’interno dei casi. In Sherlock Holmes Chapter One presentare prove sbagliate o, in generale, prendere delle cantonate non preclude nessun contenuto a differenza di quanto invece accadeva con una certa classe in L.A Noire. Sarebbe stata molto intelligente come scelta, per Frogware, di creare una difficoltà aggiuntiva gestita in maniera molto più severa.

Open World ma con garbo

Passiamo ora a parlare due secondi della grande novità del titolo: Cordona.
La mappa che gli sviluppatori hanno creato per Cordona è un equilibrato esempio di open world: abbastanza grande da dare al giocatore l’idea che ci siano effettivamente cose da fare ma non abbastanza per dare al giocatore la sgradevole sensazione che sia impossibile finire il gioco.

Camminare tra le strade, le spiagge, i vicoli e le piazze permetterà al nostro Sherlock di venire a conoscenza di mille e più elementi, alcune volte direttamente collegati con i propri ricordi, altre volte si tratterà di interfacciarsi con un mondo e delle cose che non conosce; tutto ciò verrà fatto con Jon come cicerone, un personaggio sempre in grado (grazie a dialoghi ben scritti) di far venire al giocatore lo scrupolo in più necessario per sbloccare un contenuto secondario.

Queste attività secondarie (perché i casi principali porteranno il giocatore all’interno di mappe esclusive) permetteranno al giocatore di ottenere qualche moneta in più o aggiungeranno dettagli al worldbuilding del gioco, realizzato in maniera piuttosto interessante anche per i non appassionati al personaggio e al brand. La cura riposa dagli sviluppatori nella creazione di queste attività, per di più, ci è sembrata sufficente per scacciare via il fetore delle famose fetch quest.

Non mancano nemmeno reminiscenze del passato di Sherlock che daranno il via a nuove missioni secondarie, a volte più brevi e narrative, a volte più lunghe e non prive di enigmi o ragionamenti da compiere. Il risultato in alcune situazioni sarà solo una maggiore consapevolezza in più, mentre in altre otterremo una manciata di monete extra.

Cosa se ne fa un giovane investigatore di tutti questi danari vi chiederete voi?
La risposta in questo caso è semplice: Frogwares ha studiato delle meccaniche per dare alle attività secondarie un senso di compiutezza all’interno dell’equilibrio di gioco. In primis con i soldi il nostro protagonista potrà ridare lustro alla villa della madre, all’inizio del gioco terribilmente impolverata, mentre un altro uso è dato dalla presenza di un guardaroba da riempire in maniera progressiva.

E attenzione a pensare che sia tutta una questione d’estetica!
Il guardaroba, nel titolo, è in realtà uno strumento molto utile per farsi apprezzare in maniera diversa dalle varie tipologie di cittadini presenti, qui semplificati attraverso la loro appartenenza ai 5 quartieri di Cordona. Alcuni cittadini preferiranno aprirsi parlando a qualcuno di loro pari grado, altri vedranno con decisamente poca voglia la presenza di poliziotti nella zona e così via.

Investigazioni confuse?

Finora abbiamo avuto principalmente elementi positivi da raccontare sul gioco perché, a conti fatti, questo è stata la nostra esperienza: Sherlock Holmes Chapter One è un videogioco molto interessante, capace di traslare ai giorni nostri con efficacia un certo genere di avventure grafiche e di aumentarne le possibilità grazie all’uso decente dell’open world.

I problemi però ci sono e pensiamo siano importanti da citare perché, a conti fatti, potrebbero variare l’esperienza di gioco di chi si approccia al titolo.
Impossibile negare che il titolo di Frogwares sia un po’ difficile da gestire, complice una certa macchinosità di fondo ed un’interfaccia un po’ scialbina.

Il titolo, nello specifico, soffre a causa di un sistema di controllo impreciso e non troppo reattivo, almeno nelle fasi esplorative.

Muoversi non è particolarmente piacevole e, agire durante i casi, è meno intuitivo di quanto si pensi. Per poter sbloccare determinate informazioni o pensieri, infatti, sarà necessario “equipaggiare” dal taccuino l’apposita prova e poi dirigersi dal personaggio, peccato che a schermo ciò venga segnalato in malo modo e che, ancora peggio, per farlo è necessario armeggiare con dei menu. L’interfaccia, poi, lascia più cose di quante dovrebbe all’immaginazione del giocatore tra elementi non segnalati e non abbastanza prompt a schermo.

L’ultimo lato (quasi) negativo che ci sentiamo di segnalare è il comparto grafico: di buona qualità ma sofferente a causa di un budget ristretto.
Le animazioni, nello specifico, sono un molto rozze e imprecise, per non parlare delle azioni contestuali.

Fortunatamente, su PC, abbiamo potuto saggiare una certa robustezza della build: nonostante fossimo lontani dalla potenza di calcolo necessaria all’ottenere il massimo possibile abbiamo potuto giocare con dettagli medi a 1080p senza colpo ferire, ottenendo in cambio abbastanza poligoni da poter godere del comparto artistico del gioco, quest’ultimo molto interessante per gusto delle ricostruzioni storiche.

In conclusione

La nostra prova di Sherlock Holmes Chapter One è più che positiva. Nonostante qualche spigolo dovuto ad una triste combinazione di scarso budget e sistema di controllo, le quattro ore passate davanti a questa demo ci hanno onestamente divertito. L’introduzione dell’open world e la sua gestione, contro ogni pronostico, si sono rivelate azzeccate e ci lasciano ben sperare per la release ufficiale e completa del titolo.

This post was published on 18 Settembre 2021 16:00

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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