Atteso per il prossimo 22 ottobre su PC e console, House of Ashes è il terzo capitolo della serie The Dark Pictures Anthology, ovvero avventure horror a bivi affrontabili singolarmente o in cooperativa locale o online di Supermassive Games, software house inglese divenuta nota per il successo del survival horror Until Dawn, del 2015. Abbiamo avuto l’occasione di provare la beta di questa nuova avventura, giocando un segmento narrativo di circa un’ora: la prova ha confermato le caratteristiche distintive della serie, nel bene e nel male.
Le trame dei precedenti capitoli della serie prendevano spunto da fatti storici, e House of Ashes non fa eccezione: il setting è l’Iraq del 2003, teatro della Seconda Guerra del Golfo, in cui un manipolo di marines effettua una ricognizione in una località desertica, guidato da una nuova tecnologia in grado individuare armi di distruzione di massa nascoste nel sottosuolo. La sortita non ha però gli esiti sperati: i marines subiscono un’imboscata nemica, e nel mezzo dello scontro a fuoco il terreno frana sotto i piedi di entrambe le fazioni, rivelando una rete di cavità sotterranee che celano rovine antichissime. Separati gli uni dagli altri, i marines dovranno esplorare le oscure grotte, guardarsi dai soldati avversari e far luce sul mistero delle rovine, che sembrano celare oscuri segreti e creature che hanno ben poco di umano.
La premessa narrativa è senza dubbio interessante, incentrata com’è sulla compenetrazione tra storia contemporanea ed antica e, senza voler fare rivelazioni sulla trama, appare evidente come l’intento degli sviluppatori sia quello di suggerire un ricorso storico tra i fatti tragici dell’oggi ed alcuni misteriosi avvenimenti, altrettanto sanguinosi, di un’epoca ormai dimenticata. Quanto questo legame di interdipendenza sia forte, potrà essere evidente solo con una giocata completa. In questa prova si può intanto registrare una notevole presenza di manufatti e documenti ispezionabili e in grado, forse in dose maggiore rispetto ai capitoli precedenti, di approfondire la lore del titolo. Per il resto, l’atmosfera percepita è quella di un misto di fanta-archeologia alla Indiana Jones e horror retrò stile La Mummia, con un pizzico di atmosfere claustrofobiche alla Alien: suggestioni variegate che concorrono a rendere House of Ashes il capitolo potenzialmente più interessante tra i primi 3 della serie (il progetto ne prevede 5 in totale).
Dal punto di vista del gameplay, House of Ashes ricalca in tutto e per tutto quanto già visto nei precedenti capitoli della serie: il gioco ci chiama alle redini di diversi personaggi (nella beta ce ne sono disponibili 5, al momento non si sa se ce ne saranno altri nel gioco completo), i cui segmenti narrativi si alternano, intersecandosi in un dedalo di bivi che ci porrà molto spesso nella condizione di dover operare delle scelte – di dialogo e di azione – ognuna della quali produrrà esiti positivi o nefasti per la sorte degli stessi protagonisti, che difficilmente riusciremo a far sopravvivere tutti. Nel caso giocassimo in solitaria, avremo il controllo di tutti i personaggi; se invece condivideremo l’avventura con altri giocatori, dovremo assegnare ad ogni giocatore uno o più personaggi da controllare.
Inutile dire che il titolo si presta maggiormente ad un’esperienza di fruizione condivisa rispetto ad una giocata single player. Personalmente ho giocato i primi due capitoli della serie in cooperativa locale, ed il divertimento che scaturisce dal passare una mezza giornata in compagnia vivendo assieme un’avventura horror regala, come potete immaginare, un valore aggiunto ad un’esperienza altrimenti non troppo emozionante. Tanto più che, a livello di gameplay, siamo di fronte ad un’avventura estremamente guidata, con una libertà esplorativa ridotta all’osso e limitata all’interazione con elementi di scenario ben precisi ed evidenziati da uno sbrilluccichìo che non lascia dubbi su ciò che si possa o non possa fare.
Il fatto di avere il controllo di soldati armati non ci dà quindi la possibilità di sparare a piacimento, né conferisce ai personaggi una mobilità particolarmente agile: la sensazione legnosa di muoversi su binari, come nei precedenti giochi, è presente anche qui, seppur mitigata da una telecamera orientabile a 360° e dalla possibilità di accendere la torcia, accessorio indispensabile per inoltrarsi negli anfratti più bui della mappa: un’aggiunta gradita sia dal punto di vista estetico che da quello del grado coinvolgimento, poiché aumenta il senso di mistero ed ovviamente le possibilità di jumpscares.
Tornano anche i QTE, segmenti “adrenalinici” in cui la prontezza di riflessi può fare la differenza anche tra la vita e la morte di un personaggio. Affinché questi frangenti possano offrire un minimo livello di sfida, però, vi suggerisco di settare la difficoltà di gioco su Letale – il grado più alto disponibile in questa beta – altrimenti dovrete impegnarvi per… fallirli! Cosa che potreste comunque decidere di fare, per osservare l’esito alternativo di certe scene. Il grado di rigiocabilità, per chi voglia esplorare tutti i bivi narrativi possibili, è insomma molto alta, e lo sviluppatore segnala l’esistenza di ben “60 modi diversi per provocare le morti dei personaggi”!
Dal punto di vista estetico il titolo è smagliante: caratteristica già propria dei primi due episodi, il dettaglio grafico è di alto livello, coadiuvato da effetti luministici di prim’ordine. Giocato tramite un PC collegato ad uno schermo ad ampia diagonale, l’impatto è stato notevole e, complice una regia molto competente nelle scene di intermezzo, il risultato è soddisfacente tanto che non sembra fuori luogo spendere l’aggettivo “cinematografico”: al netto dell’espressività facciale dei personaggi, unico aspetto lievemente sottotono, il mocap degli attori ha dato risultati ottimi nella prossemica dei protagonisti, ed il comparto artistico, pur essendo senza dubbio debitore di suggestioni cinematografiche e videoludiche passate, è in grado di regalare scorci notevoli, conferendo un calzante effetto di mistero alle rovine che si perdono negli oscuri meandri delle cavità sotterranee dell’ambiente di gioco. Il doppiaggio italiano già presente in questa preview è di buona fattura, anche se non fa gridare al miracolo; bisogna tuttavia ammettere che le linee di dialogo non offrano chissà quali spunti interpretativi, intrise come sono del tipico testosterone da cinema mainstream americano di dubbio livello. Vedremo se il gioco completo farà rivalutare questo aspetto.
Complessivamente, la beta di House of Ashes ha confermato le aspettative sul gioco: il titolo si inserisce nel solco dei precedenti senza variare la formula di gioco, con tutti i suoi pro e contro. La differenza la farà la narrativa, la cui premessa mi è apparsa più stratificata ed accattivante delle due precedenti, e che ha le potenzialità per conferire al titolo una marcia in più. Appuntamento al 22 ottobre su PC, PS4, PS5, Xbox One e Series X|S.
This post was published on 7 Settembre 2021 9:00
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