ehi, ma è Fall Guys nelle piramidi azteche!
Ecco, questa è stata la locuzione attraverso cui io che sto scrivendo questa anteprima sono venuto a conoscenza di Phantom Abyss nei ridenti giorni dell’E3.
Inutile dire che non ci sia granché di vero in questa affermazione ma serve come punto di partenza per la nostra storia.
Il trailer alla fin fine lasciava qualche elemento per credere a questa versione dei fatti: c’erano un sacco di salti da fare, un sacco di giocatori a schermo, un sacco di ostacoli. C’era chi periva, chi sopravviva, chi arrivava alla fine del percorso e continuava.
Il trailer probabilmente avrà ingannato anche più di uno spettatore disattento, di questo ne siamo sicuri ma forse ciò è un bene.
Phantom Abyss con Fall Guys non c’azzecca molto se non per un elemento: il divertimento finale, molto alto in entrambi i casi.
Quando ho saputo che c’era la possibilità di provare la versione early access del titolo non me lo sono fatto ripetere due volte.
Ancora convinto della sua assonanza con Fall Guys, ho inserito la chiave di gioco nel mio account ed ho iniziato il processo di download, pregustandomi le grasse risate e già presupponendo l’impostazione di questo articolo.
Ah si, sarà sicuramente un gioco fortissimo per lo streaming, un gioco che non punterà a giocatori hardcore, un videogioco in cui le risate sono al primo posto. Ma si, dai, sarà una versione seriosa e aztecheggiante del lavoro di Mediatonic. Si risolve in quattro e quattr’otto, così posso tornare a puntare ai ranghi alti su Rocket Leag-
No.
Mi sbagliavo.
Nozioni apprese dopo completato il tutorial:
Ok, fermi tutti, questo è un interessante caso di recensore che si approccia al titolo per una cosa e trova all’interno del pacchetto tutt’altro.
Non c’è male, bisogna dirlo.
Phantom Abyss, videogioco sviluppato da Team WIBY e pubblicato dalla mai troppo coccolata Devolver Digital è un roguelike in prima persona che chiede al giocatore di esplorare infiniti dungeon procedurali a livelli attraverso l’utilizzo delle meccaniche e dei ritmi di un platform game.
In Phantom Abyss il giocatore interpreta uno tra i mille esploratori al’interno di un gigantesco monumento centroamericano. Il titolo è caratterizzato da un multiplayer asincrono di massa ed è dotato di un sistema di seed per identificare ogni run con un codice specifico.
Questo codice può essere conservato ed essere passato ad altri giocatori, in modo da permettere ad altri di vivere un percorso già giocato.
Come ogni monumento centroamericano che si rispetti i dungeon esplorati dal nostro saranno caratterizzati da un’infinità di trappole nascoste in ogni dove, pieni di urne velenose e antichi guardiani immortali capaci di minacciarci in una moltitudine di maniere diverse.
Non tutto viene per nuocere, chiaramente, visto che tra un guardiano e l’altro ci sarà spazio anche per dei pit stop presso degli idoli in cui sacrificare i tesori ottenuti con l’esplorazione.
Questi idoli saranno in grado di donarci solo ristoro temporaneo perché niente, tolte gli artifatti, resiste alla maledizione del dungeon. I doppi salti, i cuori extra, le scivolate galleggianti e tutte le altre incredibili abilità che potremo acquistare durante il corso delle nostre partite sono potenziamenti temporanei, che durano giusto fino al momento della nostra inevitabile dipartita.
Se ci andrà bene nell’esplorazione, se scenderemo abbastanza in profondità, avremo la possibilità di mettere le mani su uno dei sopracitati artefatti. Per nostra fortuna, a quanto pare, gli Aztechi andavano matti per fruste capaci di grandi cose e questo troveremo.
Gli unici potenziamenti semi permanenti di questo gioco saranno le diverse tipologie di fruste in grado di aiutarci nella maniera più disparata.
Se la frusta base ha sostanzialmente due funzioni (distruggere urne e farci arrampicare) le altre sono versioni speziate di questa coppia di meccanica. C’è la frusta con il range aumentato, quella che fa recuperare cuori al giocatore se si tocca un corso d’acqua e così via. Per il momento la varietà di artefatti non è granché ma considerando la natura early access del titolo la semplice idea che esistano tali variazioni del gameplay è di convincimento all’acquisto.
Il multiplayer asincrono di Phantom Abyss, l’oggetto del reato che ci aveva fatto pensare di avere davanti un battle royale a tema indiana jones, è un’interessante elemento di gioco.
In ogni partita saremo circondati da una ventina di fantasmi di giocatori caduti in precedenza. Non potremo in alcun modo interagire con essi ma potremo usarli per determinare la strada migliore da percorrere per arrivare alla fine del tempio, scoprendo magari qualche passaggio segreto o qualche forziere nascosto.
L’idea, sostanzialmente, non aggiunge moltissimo all’esperienza complessiva ma è un’aggiunta gradevole e piuttosto intelligente. È evidente che ci sia modo di potenziare questa caratteristica, attraverso un sistema di messaggi asincroni o generando qualche sorta di interazione tra giocatori e fantasmi ma, data la natura early access del prodotto, ci sentiamo di valutare positivamente l’idea avuta.
Le intuizioni multigiocatore del titolo si fermano poco dopo: l’esistenza dei codici tempio permette al giocatore di condividere il percorso fatto con amici possessori del gioco, in modo da sfidarsi a chi raggiungere la stanza più profonda. Attraverso l’integrazione del codice tempio nel gioco e alla struttura stessa del gioco, i giocatori potranno letteralmente giocare a playlist di templi affrontati da altri giocatori.
Questa idea, però, riporta a quello che forse è l’unico reale problema che abbiamo riscontrato nella nostra prova.
Phantom Abyss è un gioco che in generale ci ha convinto grazie ad un’idea intelligente e a un divertimento che sottotraccia accompagna il giocatore, dall’avvio alla chiusura dell’eseguibile.
Il punto principale è PA ha ampi margini di miglioramento contenutistico: il sistema di movimento, ad esempio, potrebbe arricchirsi di diverse mosse per permettere poi al sistema di generazione dei dungeon, di puntare più in alto. Phantom Abyss per un giocatore con qualche platform sulle spalle, se non ci si lascia prendere dalla fretta, è un videogioco molto semplice che non richiede grandi riflessi o molta precisione.
I livelli generati casualmente sono sempre abbordabili, forse anche troppo alle volte e gli errori umani sono principalmente guidati dalla frenesia che la compagine ectoplasmatica fatta di fantasmi trasmette.
Le movenze date al giocatore sono funzionali ed essenziali, indubbiamente, ma sono poche.
I potenziamenti, invece di limitarsi a gestire il movimento aereo, farebbero bene a dare al giocatore qualche mossa in più a terra o a muro, senza dover per forza di cose utilizzare sempre la frusta.
Dal punto di vista prettamente tecnico, contro ogni aspettativa, ci troviamo davanti ad un early access solido e funzionale. Durante le nostre ore di gioco non abbiamo mai riscontrato un singolo crash ed il comparto tecnico, forte di una grafica cartoonosa, fa il suo in maniera egregia. Senza infamia o lode la colonna sonora ma, oggettivamente, non c’era motivazione per voler sentire il tema di indiana jones a ripetizione durante le nostre scorribande.
L’early access di Phantom Abyss ci ha convinto. Il titolo è una specie di folle ibrido tra Mirror’s Edge e Spelunky ed è un videogioco perfetto per quei venti minuti di pausa random tra una cosa e l’altra durante il corso della giornata. Nonostante contenutisticamente si possa fare di meglio, la solidità tecnica del titolo ed il divertimento che porta con sé lo rendono un acquisto consigliato per i giocatori che vogliono qualcosa di diverso dal solito.
This post was published on 13 Luglio 2021 19:30
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