Se qualcuno si è mai approcciato al mondo di Disgaea saprà benissimo che si parla di una serie di giochi di ruolo di matrice strategica in cui è vietato prendersi troppo sul serio.
Si perché fin dal primo capitolo il brand di Nippon Ichi si è contraddistinto per delle caratteristiche più uniche che rare.
Il primo Disgaea permetteva ai giocatori più pazienti di portare i loro personaggi fino al livello 9999, una cifra che in molti videogiochi era legata al massimo numero di danni sopportabili.
Il 9999, più che un numero, era proprio un simbolo di un certo modo di intendere il gioco di ruolo giapponese: più di così non si può fare.
La saga di Disgaea, nel corso di cinque capitoli, ha scardinato questa credenza facendo salire il contatore dei numeri a cifre impossibili: migliaia, milioni, miliardi, triliardi di danni sono diventati sempre più comuni all’interno del prodotto Nippon Ichi.
Disgaea 6: Defiance Of Destiny, almeno da quanto abbiamo visto nella demo, è qui per portare ancora più in la l’asticella.
Zombie VS incommensurabile dio della distruzione
Di Disgaea 6: Defiance Of Destiny già dal materiale promozionale si era intuito qualcosa.
Via la grafica bidimensionale, ormai troppo antiquata per il pubblico del 2021 e benvenuta grafica tridimensionale. Limate via diverse complicazioni presenti come meccaniche avanzate in Disgaea 5, benvenute automatizzazioni e semplificazioni per permettere a tutti i giocatori di cadere in quel vortice oscuro che è il grind eterno di Disgaea.
Da un punto di vista narrativo, come solito per la saga, ci troviamo davanti ad un concept tutto sommato interessante.
Il protagonista è Zed, uno zombie tristemente condannato ad essere parte del gradino più basso della catena alimentare dell’oltretomba. Zed non è solo nel suo essere al gradino più basso della società, il perché lo dobbiamo a Cerberus, una specie di carlino zombie che funge da contraltare serioso all’involontaria comicità del nostro protagonista: una specie di mentore serioso alto 40 centimetri, fatto di carni di chissà quali tipologie.
Nel corso dei due capitoli di cui è composta la demo il titolo lascia intravedere il tracciato che percorrerà: il giocatore, nei panni di Zed, dovrà sconfiggere il dio della distruzione più potente mai comparso. Per farlo dovrà sfruttare a suo vantaggio la super reincarnazione, per rinascere ancora ed ancora, al fine di acquisire sempre maggiore potere.
Pertanto il giocatore, nei panni di Zed e del suo gruppo, finirà per morire infinite volte esplorando mondi sempre diversi. Nel corso della demo il gioco presenta alcuni dei personaggi che accompagneranno il cammino del nostro dinamico duo, facendoci stringere amicizia con un ricchissimo ed opulente regnante umano interessato alle trame del sottosuolo.
La demo finisce poco dopo, al secondo mondo esplorato, lasciando giusto una traccia di sangue da seguire per scoprire le motivazioni nascoste del nostro protagonista. Chi si aspetta grandi novità a livello narrativo dal nuovo Disgaea qui rimarrà a bocca asciutta: il nucleo del gioco quello è e quello rimane. Il risultato finale sarà plausibilmente gradevole, come è sempre stato finora, aiutando il giocatore semplicemente ad arrivare al cuore del gioco: il post game.
Perché si, nel post game sarà possibile saggiare con mano la maggioranza delle differenze rispetto al passato: fidatevi di noi.
Tre dimensioni? Sni
Ecco, se dovessimo invece parlare di cambiamenti non potremmo esimerci dal citare due elementi molto importanti: il comparto grafico e alcune venature del comparto ludico.
Per la prima volta Disgaea, con questo sesto capitolo, è stato realizzato in grafica tridimensionale. Il titolo rimane sempre uno strategico a turni di matrice tattica con la sostanziale differenza che, stavolta, a schermo avremo unicamente modelli poligonali invece che sprite bidimensionali.
Rispetto alle prime impressioni ricevute dal trailer dobbiamo dire che, contro ogni probabilità, la grafica adottata questa volta non è malvagissima. I modelli poligonali non sono molto dettagliati ma hanno lo stesso feeling della grafica bidimensionale con cui gli appassionati della saga sono cresciuti.
A guadagnare dalla scelta di spostarsi verso la grafica tridimensionale è stato senza dubbio il comparto animazioni: ora le mosse speciali sono, se possibile, ancora più tamarre e gradevoli di quelle che avevamo imparato ad apprezzare durante il corso degli anni precedenti.
Purtroppo, in modalità handheld, Nintendo Switch non sembra riuscire a gestire perfettamente tutto quello che mostra a schermo. Durante l’esplorazione dell’hub abbiamo notato drop di framerate che vanno risolti scegliendo la modalità grafica con cui eseguire il gioco.
La grafica di Disgaea 6 è regolabile in tre diverse modalità: qualità, bilanciamento e prestazioni, con queste due ultime impostazioni praticamente prive di rallentamenti di qualsiasi tipo (ma caratterizzate da una grafica leggermente blurrata).
In modalità docked la situazione migliore leggermente, complice anche la maggiore risoluzione applicata al rendering ma alla fine per un videogioco completamente basato sul gameplay è inutile starsi molto ad arrabbiare per una grafica un po’ così.
Autocrescimi il prossimo eroe, o’ gioco.
Come abbiamo già sottolineato durante il corso di questo provato il cuore di Disgaea è il suo comparto ludico. I precedenti capitoli del gioco erano un festival del grinding estremo, il paradiso dei minmaxer, l’ambrosia per tutti quelli che vogliono stare a litigare con centoquarantamila meccaniche diverse tutte intrecciate tra loro.
Disgaea 6: Defiance Of Destiny è esattamente questo ma con le limature nei punti giusti.
Dalla demo abbiamo potuto saggiare la gioia dell’autobattler, perfetto per far livellare i personaggi in completa autonomia, abbiamo potuto osservare come alcune meccaniche siano state condensate all’interno di singole schermate (come i drink statistici di Disgaea 4/5, ora molto più importanti e legati ad elementi completamente diversi), abbiamo potuto osservare (con gioia) di come si siano condensati tutti i negozi in uno solo e così via.
Rispetto al passato ora i boost di movimento/salto/danno sono collegati ad una spesa di Karma (una nuova risorsa) invece che essere collegati alla vittoria di mozioni nella dark assembly. Una scelta che porta i personaggi a poter diventare ancora più forti sul lungo periodo.
C’è da dire che la demo non obbliga il giocatore davanti a tutto questo ben di dio, mostrandogli in una specie di tutorial le meccaniche super basilari relative al combattimento e poco altro. Sicuramente le semplificazioni portate, specie in ambito autobattler, aiuteranno di molto i giocatori meno smaliziati nel raggiungimento all’infinito mondo del post-game, vero cuore dell’esperienza disgaeana.
E i numeri?
Ecco, una cosa molto minimale che un po’ ha fatto storcere il naso è come Disgaea 6 abbia deciso di gestire i numeri.
Si, sembra un discorso privo di senso ma mettiamola così: nei precedenti Disgaea le statistiche di un personaggio a livello 1 erano nell’ordine delle decine, in Disgaea 6 un personaggio a livello 1 ha statistiche che viaggiano sulle decine di migliaia di punti.
Questo permette al giocatore di infliggere danni spaventosi fin da subito ma, in sostanza, toglie quella sensazione di crescita che si aveva nel portare un personaggio dalle stalle al limite estremo dell’universo. Chiaramente parliamo di una minuzia, che nel gioco finale potrebbe tranquillamente non presentarsi, ma la sensazione a primo impatto non è stata delle migliori.
Per il resto che dire?
La demo da noi provata di Disgaea 6: Defiance Of Destiny ci ha convinto. Le semplificazioni funzionano, la grafica tridimensionale nonostante zoppichi un po’ non peggiora l’esperienza di gioco e l’autoplay è la manna dal cielo in un gioco dove il grinding andava contato in centinaia di ore di tempo speso nei primi capitoli. Non vediamo l’ora di mettere le mani sul titolo completo per poter esprimere un giudizio più accorto.