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Pathfinder: Wrath of the Righteous | Anteprima (PC)

Dopo il meritato successo di Pathfinder: Kingmaker, e dopo una vincente campagna di Kickstarter, lo studio russo Owlcat Games sta per portare sugli schermi degli appassionati dei giochi di ruolo il nuovo capitolo Wrath of the Righteous, un nuovo viaggio che porterò i giocatori a combattere orde di demoni, ovviamente anche stavolta in collaborazione con Paizo.

Kingmaker era uscito con notevoli problemi tecnici nel 2018, ma nel tempo Owlcat ha saputo rimediare in maniera eccezionale risolvendo bug minori e maggiori, confezionando così un valente RPG isometrico basato sulle regole di Pathfinder, accontentando in questa maniera una notevole quantità di appassionati del gioco di ruolo cartaceo. Ma questa è un’altra storia di cui vi racconteremo un’altra volta.

Wrath of the Righteous è atteso per questa estate 2021, ma nel frattempo siamo riusciti a mettere la mani su una versione di prova in beta testing per capire se anche questa trasposizione digitale di Pathfinder merita di essere esplorata dai giocatori. A breve sarà disponibile anche una Community Quest.

Miti, crociate e demoni

Come accaduto con Kingmaker, anche questo Pathfinder di Owlcat prende atto da un Adventure Path, una campagna del gioco cartaceo divisa in più manuali; Wrath of the Righteous è ispirata alla sua omonima campagna pubblicata tra il 2013 e il 2014, ambientata nel Worldwound, la “Ferita del Mondo“, una regione che prende il nome da un’invasione di demoni caratterizzata da diverse fratture del piano materiale per consentire il loro passaggio dall’Abisso.

Prima di entrare nel vivo del gioco, una menzione d’onore va fatta all’immenso e dettagliatissimo editor del personaggio. La sua varietà, pur carente dal punto di vista grafico (le icone sono le stesse di Kingmaker, i modelli 3D hanno poca personalizzazione), fa sembrare comunque di trovarsi davanti a un’estesa Scheda del Giocatore di Pathfinder, con la possibilità di intraprendere quante più dettagliate scelte di caratterizzazione di abilità, statistiche e talenti.

La nostra avventura videoludica comincia proprio lì dove comincia nella sua controparte cartacea, nella città di Kenabres. Un enorme esercito di demoni piomba improvvisamente nella piazza cittadina seminando panico, distruzione e orrori. Perfino il leggendario protettore della città, un potentissimo drago, soccombe immediatamente allo strapotere degli eserciti demoniaci dell’Abisso.

Ci ritroveremo così a dover guidare prima un manipolo di sopravvissuti, e poi l’intera resistenza intera della città, tra colpi di scena, misteri, antiche armi perse nella leggenda, segreti ancestrali… Insomma, ce n’è per tutti i gusti anche solo nelle poche ore di gioco disponibili per il momento! E chissà quanta carne c’è sul fuoco per il rilascio del gioco completo questa estate.

Tradizione e innovazione

Al momento il lato tecnico lascia ancora un po’ a desiderare, con piccoli bug frequenti, sfarfallamenti grafici in posti con molte fonti di illuminazione e vistosi cali di frame durante i filmati, ma per quanto riguarda i contenuti di gioco ci troviamo di nuovo davanti a una nuova succulenta avventura piena di cose da fare, con una storia interessante e, soprattutto, con un gameplay adattabile alle preferenze del giocatore grazie alla ottima immissione del sistema Pathfinder nell’impianto di gioco.

Come con Kingmaker, il gioco è un classico RPG con visuale dall’alto dove si controlleranno diversi personaggi, in un’avvincente storia focalizzata molto sullo storytelling (quindi occhio, c’è molto testo in inglese da leggere visto che ancora non c’è una localizzazione italiana).

I combattimenti sono in tempo reale, ma ogni personaggio ha il suo counter basato sull’Iniziativa che determina gli intervalli di tempo con cui può performare un’azione. Una soluzione che permette di simulare i turni all’interno di un sistema che a turni non è.

L’esplorazione della mappa generale di gioco è gestita con una pedina, esattamente come Kingmaker, che si muove tra obiettivi segnalati da indicatori e incontri casuali. Anche la gestione degli accampamenti è pressoché simile al sistema di incarichi già visto nel precedente Pathfinder.

Insomma, nonostante la caratura epica di questa nuova avventura, meccaniche e asset riciclati sembrano purtroppo farci assistere a dinamiche di gioco già viste. Nonostante Paizo abbia in tempi recenti pubblicato la seconda versione del regolamento di Pathfinder, Wrath of the Righteous mantiene ancora la prima edizione. Questo da un lato ha permesso di affinare le grafica e le meccaniche, e di risolvere le problematiche apprese con Kingmaker (sia benedetta la possibilità di ruotare la telecamera, finalmente), ma dall’altro lato contribuisce a far sembrare il videogioco come un qualcosa di già visto, di ripetitivo. Effetto che per fortuna dura pochissimo, il tempo di ritrovarsi immersi completamente nella narrazione, molto più epica e incredibile del cugino Kingmaker.

La novità più interessante di Wrath of the Righteous consiste nelle 6 Classi Mitiche, ottenibili attraverso un percorso che porterà il personaggio principale a padroneggiare dei poteri immensi e antichi per contrastare l’orda di demoni arrivata sul Piano Materiale. In questa maniera il giocatore potrà diventare un Angelo, un Lich, un Trickster, un Aeon, un Demone o un Azata a seconda delle scelte che farà lungo la trama di gioco. Alle classi mitiche si aggiungono anche 5 nuove classi base (Arcanista, Bloodrager, Sciamano, Oracolo e Strega) e una nuova razza, il Dhampir – un mezzo-non morto.

Un’altra novità è costituita dalla modalità Comandante che permette al giocatore di inviare interi battaglioni contro le armate dei demoni per controllare strategicamente le battaglie sulla mappa. Questo nuovo livello di gameplay gestionale è arricchito anche dalla possibilità di rinforzare la fortezza-base del proprio esercito, di reclutare nuove truppe e di inviare i propri crociati ad esplorare rovine antiche per recuperare potenti artefatti.

Pathfinder: Wrath of the Righteous è un RPG isometrico vecchia scuola con una spruzzata di modernità che farà felici gli amanti del genere e, soprattutto, gli appassionati giocatori di Pathfinder. Ci sono notevoli passi in avanti rispetto a Kingmaker, ma forse non abbastanza da urlare al capolavoro. Tutto sommato, per quello che abbiamo provato sarà impossibile non divertirsi e non restare affascinati da un’avventura che ha tutte le carte in regola per essere letteralmente e metaforicamente epica. E tutto questo lo si evince già dalle prime dieci ore di gioco. Attendiamo fiduciosi che Owlcat Games completi la sua opera.

This post was published on 24 Febbraio 2021 18:00

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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