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Anteprime

Anteprima Ragnarock: guida il tuo drakkar a tempo di musica!

Avevo già messo gli occhi su Ragnarock qualche tempo fa, quando lo vidi come parte di un servizio sugli arcade.

Da fuori sembrava un poco una variazione sul tema dei soliti giochi musicali, un qualcosa che funzionava benissimo nelle sale giochi VR ma che difficilmente sarebbe passato al mercato customer con tanta facilità.

Quando mi è giunta dunque la notizia che il salto era invece in procinto, e che il gioco era ufficialmente in early access su steam, ho deciso di dargli una occasione e di capire in che direzione stesse remando il prodotto.

Nonostante uno scetticismo iniziale, sono stato sorpreso di vedere che il gioco si presta abbastanza bene alla VR da casa e che tutte le funzionalità, anche se limitate in numero, si sposano bene con una esperienza casalinga. Imbarchiamoci.

GIOCO TESTATO CON: Oculus Rift CV1

A ritmo di tamburi

Il concept alla base di Ragnarock è abbastanza semplice: il giocatore si trova al comando di un drakkar vichingo, ed il suo scopo è quello di dare il ritmo ai suoi rematori a suon di colpi di tamburo, il tutto ovviamente a tempo di musica. Ogni canzone all’interno della colonna sonora ha un suo schema di rune che viaggia a velocità variable dal fondo della nave verso il giocatore, il quale dovrà usare i suoi poderosi martelli per batterle non appena saranno in posizione sui tamburi.
Maggiore è la precisione nel colpire le rune, e maggiore sarà la velocità guadagnata.

C’è uno speciale power-up che si carica ogni volta che una runa viene colpita con massima precisione: quando raggiunge il 100%, il giocatore può battere su uno scudo e attivare l’extra power. Da quel momento in poi ogni runa darà un bonus maggiore sulla velocità fino a quando il giocatore non sbaglia un colpo. Insomma, il solito circolo vizioso in cui più si va bene e più si va meglio.

Vi sembra semplice? Non pensateci neanche, perché Ragnaröck da davvero del filo da torcere, con una difficoltà che scala molto velocemente: se a difficoltà 1, la più bassa, si riesce a fare quasi tutto alla perfezione, già da 4-5 si inizia a mancare con più frequenza. A 10 siete solo il bersaglio di una tempesta di rune che piovono dal cielo senza capire come o perché.

Per chi di voi è abituato a Beat Saber, gioco simile ma meno di quanto non si creda, sappiate che la postura e la precisione necessarie in Ragnaröck sono esponenzialmente più alte: se in Beat Saber basta avere indicativamente idea di dove sia un cubo per tagliarlo, in Ragnaröck la precisione deve essere massima, e la tensione che si avverte è molto molto più alta.

Questo è sia un bene che un male: da un lato rende il gioco più impegnativo, con il giocatore sempre concentrato sulle rune in avvicinamento, dall’altro rendono praticamente impossibile distrarsi ad ammirare i vari paesaggi nordici che sono stati inseriti nel gioco.

L’attenzione è tutta sempre e comunque sulle rune, sperando di non perdersene una tra i ghiacci. Peccato davvero che non si sia trovata una visuale migliore o una profondità diversa: nonostante lo stile fumettoso un poco alla Gorn, il gioco è un gran bel vedere, e meriterebbe di essere osservato di più.

Gameplay

Un poco Beat Saber un poco Guitar Hero, ma il concetto resta il solito: ogni canzone ha le sue sequenze di rune da battere (letteralmente).

A differenza dei titoli appena citati però, ho notato che in Ragnaröck la postura del giocatore ha una importanza notevole e conta tanto, anzi, tantissimo: le rune arrivano a velocità pazzesche e man mano che la nave veleggia verso la fine la tensione sale su tutto il corpo, dalle gambe alla schiena, finendo sulle spalle.

I designer hanno capito che la meccanica del tamburo è diversa da quella della spada e hanno già inserito la possibilità di regolare sia l’altezza dei tamburi che l’angolo dei martelli. Trovare la postura giusta però è tutt’altro che semplice e richiederà qualche canzone di prova. Non pensate che aver giocato altri giochi in passato (si, si sempre lui, non fatemelo nominare sempre) possa aiutarvi, perché questa è una esperienza diversa, fisicamente parlando.

Tolta la meccanica di gioco, semplice ma in grado di regalare comunque una variazione molto ampia, il gioco presenta una sola modalità al momento, che può essere giocata sia in single che in multiplayer.
Il multi ha sia la classica modalità quick game in cui si viene catapultati nel primo gioco libero scegliendo una difficoltà (e non una canzone, come sarebbe stato forse più logico), sia la possibilità di aprire noi stessi una lobby con gli amici.

Nonostante sia in sintesi la stessa meccanica, giocare contro altre imbarcazioni, vederle andare avanti o indietro in base ai vostri risultati, è assolutamente epico e da al gioco quel senso di sfida in tempo reale che non mi sarei mai lontanamente aspettato.

E se non vi va di sfidare altri giocatori, una volta completata una prima run su una canzone, il gioco vi permetterà di competere con il vostro fantasma, gareggiando con voi stessi e contro il vostro stesso record.
Come detto all’inizio, una sola meccanica, ma pensato per variare, fin dove possibile.

Catalogo da rivedere

La scelta più sorprendente di Ragnaröck è che al momento tutte le canzoni presenti in archivio sono state scritte da band power e folk metal (tra cui gli italianissimi Wind Rose e Nanowar of Steel).
Sia chiaro, in uno scenario vichingo e in cui si deve battere dei martelli questi pezzi si adattano alla perfezione, però questo legarsi a dei contratti discografici ha limitato fortemente il numero di canzoni in uscita in questo early access.

Certo, è già possibile moddarlo e scriversi le proprie canzoni, ma sarebbe stata forse meglio un poco di lungimiranza nel capire che, soprattutto all’inizio e in early access, sperare che siano i fan a riempire il database è lievemente utopico.
Speriamo che insieme ai promessi aggiornamenti, il gioco presenti anche una nuova e più ricca setlist.

Il gioco al momento è in Early Access al prezzo di circa 15 Euro, e secondo gli sviluppatori dovrebbe rimanerci per circa sei mesi.
Predire se diventerà un nuovo capolavoro della realtà virtuale o se resterà un qualcosa di divertente solo per qualche ora, al momento, è davvero difficile.
Devo ammettere che questa prima esperienza mi ha divertito e seguirò il gioco più di quanto non avrei creduto prima di provarlo.
Il potenziale per renderlo un passatempo e un ottimo workout ci sono tutti, ma il gioco va riempito di contenuti, e alla svelta.
Ci rivediamo tra sei mesi, Ragnarock.

This post was published on 19 Dicembre 2020 14:00

Riccardo "The Gametist" Galdieri

Da bambino non riuscivo ad addormentarmi senza che mio padre si mettesse vicino a me a giocare al PC. Per forza di cose, negli anni, ho fatto mio questo amore, divorando tutto ciò che poteva stare su un Floppy. Crescendo, questo amore è diventato una professione: ad oggi sono un Freelance Game Developer (con esperienza nell'ambito della gamification legata ai beni culturali) e dottorando in Interazione Uomo-Macchina per ambienti virtuali immersivi alla Scuola Superiore Sant'Anna. Quando non faccio follie come guidare una vecchia macchina da Londra alla Mongolia, vivo di videogiochi. Li creo, li studio, li recensisco.

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