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Provato per voi: Detroit Become Human

Tra i tanti “addetti ai lavori” dell’industria videoludica, David Cage ha da sempre rappresentato una piacevole eccezione. I lavori sviluppati da Quantic Dream sono da sempre rivolti ad una nicchia di giocatori, quelli che esigono una trama immersiva e coinvolgente. Proprio per questa ragione, nonostante le recenti uscite di esclusive PS4 del calibro di Yakuza 6 e del nuovissimo God of War, i riflettori, per il prossimo mese di Maggio, sono tutti puntati su Detroit Become Human. Nei giorni scorsi, è stata resa disponibile una demo del gioco, un piccolo assaggio di quanto ci attenderà nella versione definitiva del titolo. Nonostante i pochi minuti a disposizione, possiamo tranquillamente affermare che il “marchio di fabbrica” di David Cage è chiaramente percepibile.

Detroit Become Human: il ritorno di David Cage

Come abbiamo sottolineato in apertura, lo stile che ha da sempre connaturato i titoli Quantic Dream, che ne siate fan o meno, è immediatamente riconoscibile. Sotto questo aspetto, le opere create dalla mente di Cage o si amano o si odiano, ma non riescono a lasciarci indifferenti. Sotto questo aspetto, Fahreneit è stato il primo esperimento di una formula che ha raggiunto il suo apice in Heavy Rain e Beyond: Due Anime. Trame coinvolgenti, personaggi in cui identificarsi, una narrazione mai banale e, soprattutto, l’importanza delle decisioni e delle ripercussioni che andranno a generare in futuro: questi possono essere considerati i tratti distintivi delle creazioni dello studio francese. In particolare l’ultimo elemento indicato ha fatto la fortuna anche di giochi come, ad esempio, Life is Strange.

Proprio per questa ragione, sin dall’annuncio di Detroit Become Human, avvenuto alla Paris Games Week del 2015, l’attenzione sul titolo è sempre stata altissima. In base a quanto detto, l’occasione di poter dare un piccolo sguardo a ciò che Quantic Dream ha in serbo per noi era decisamente ghiotta, troppo per non essere colta. Ebbene, nei pochi minuti che questa demo ci ha occupato, possiamo tranquillamente affermare che il potenziale del gioco è tale da non far rimpiangere i suoi illustri predecessori.

Dopo un breve caricamento, ci troviamo ad impersonare Connor, uno dei tre androidi protagonisti del gioco; sin dalle prime battute capiremo subito che il nostro biondo robot svolge un ingrato compito: quello di recuperare gli androidi che, per un motivo o per un altro, si sono ribellati alla supremazia dell’essere umano. Non appena entrati nell’abitazione, troveremo una situazione tesa che sta per finire in tragedia, e tutto è affidato alle nostre abilità di negoziatore.

L’importanza dei dialoghi

Un diagramma vi mostrerà tutte le scelte fatte e le conseguenze che hanno avuto.

Come ogni negoziatore che si rispetti, il nostro Connor dovrà essere pronto a qualsiasi evento che si troverà ad affrontare. Proprio per questa ragione, prima di affrontare il confronto principale con l’androide in questione, dovremo raccogliere quante più informazioni possibile dalla scena del crimine. Sotto questo aspetto, il nostro Connor potrà scansionare tutti gli ambienti in cui si troverà, evidenziando gli oggetti di interesse. Sotto questo aspetto, l’intelligenza artificiale del negoziatore potrà arrivare anche a ricostruire alcuni eventi, svelandoci dinamiche spesso determinanti e la posizione di nuovi indizi. L’idea di poter letteralmente “riavvolgere” la catena degli eventi, proprio come se fosse un nastro, ci da un assaggio delle capacità deduttive di Connor.

Nonostante la sua indubbia utilità, è impossibile non notare quanto gli androidi siano mal visti dagli esseri umani. Non mancheranno infatti frasi e atteggiamenti degli altri NPC che ci faranno capire quanto la posizione dei robot in questa Detroit del futuro sia quantomeno delicata. Tutto questo andrà ad estendersi anche a scelte che potranno infrangere le norme di condotta degli androidi, scatenando delle conseguenze di variabile e spesso sconosciuta entità.

Prima di lanciarci in scelte azzardate, meglio analizzare con cura tutti gli indizi presenti.

Una volta esaminati tutti gli oggetti, passiamo al confronto l’androide impazzito. In pochi istanti, capiamo subito quanto le parole che useremo saranno di vitale importanza: dovremo guadagnare la fiducia del nostro avversario, che sarà indicata da una percentuale, in modo da convincerlo a desistere dai suoi intenti omicidi. A tal fine, l’analisi degli indizi precedentemente svolta ci farà capire quali frasi utilizzare nei vari dialoghi, ma gran parte delle scelte dipenderanno unicamente dal nostro intuito. Inutile dire che, in base alle scelte che faremo, potremo dare agli eventi una svolta piuttosto che un’altra. Se l’indicatore della fiducia salirà, potremo avvicinarci sempre più al nostro obiettivo, placandone la furia; se invece opteremo per le scelte sbagliate, tutto finirà in tragedia.

L’episodio in questione, seppur breve, presente un numero di epiloghi decisamente alto: la vicenda potrà infatti concludersi in più di cinque modi diversi, che avranno sicuramente delle conseguenze su quanto vedremo negli episodi successivi. Alla fine della demo, vedremo un diagramma di flusso con tutte le scelte da noi operate, nonché il risultato a cui esse ci hanno condotto; viene data, ovviamente, la possibilità di ripetere la partita, in modo da osservare tutte le conclusioni che il gioco ci mette a disposizione.

Un comparto tecnico di primissimo ordine

Da un punto di vista grafico, si tocca la vetta di quanto mai realizzato da Quantic Dream.

Sotto questo aspetto, la demo da noi provata rispecchia appieno la bontà di quanto visto ai precedenti eventi in cui Detroit Become Human è stato mostrato. Nonostante il gioco abbia un sistema di illuminazione diverso rispetto al filmato presentato all’ultima E3, il dettaglio grafico raggiunto è a dir poco impressionante, con animazioni facciali magistralmente realizzate ed una minuziosa cura per il dettaglio, che potremo “toccare con mano” premendo il tasto L1 nei momenti in cui il gioco ce lo consentirà. L’unica pecca registrata riguarda i comandi relativi al movimento del personaggio, che spesso risultano un po’ legnosi e decisamente poco fluidi.

Nonostante questo difetto sia praticamente una costante di gran parte delle opere targate Quantic Dream, in Detroit Become Human riuscirete a farlo passare totalmente in secondo piano.

Sulla base di quanto ora detto, possiamo tranquillamente affermare che Detroit Become Human conferma quanto di buono avevamo intravisto, candidandosi seriamente come la prossima, grande esclusiva di peso di Playstation 4. Non ci resta, quindi, che attendere il prossimo 25 Maggio per comprendere appieno la magnificenza della nuova e distopica opera di David Cage e soci.

This post was published on 1 Maggio 2018 12:51

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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