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Ostranauts (PC) | Preview

Il vostro sogno è sempre stato quello di vivere in una colonia spaziale? Avete sempre desiderato viaggiare nello spazio e stringere legami con altri astronauti come voi? Adesso è quasi possibile con il nuovo dating-sim spaziale degli sviluppatori Blue Bottle Games. I ragazzi di Blue Bottle Games si sono già resi famosi grazie a NEO Scavenger, un gestionale/survival RPG dalla grafica old school in cui l’obiettivo era quello di sopravvivere sulla Terra a seguito di un grande cataclisma. Ostranauts prende a piene mani dalla lore di NEO Scavenger, diventando una sorta di sequel in cui, abbandonato il Pianeta Terra, molti abitanti hanno scelto di vivere in varie colonie spaziali sparse per la galassia.

Space Life Simulator

Ostranauts è un life-simulator spaziale non facile. All’inizio dell’avventura saremo proiettati nella nostra navicella personale, in qualità di capitano – ed unico individuo – sulla nostra nave, dovremo pilotare il velivolo, attraccare su altre colonie o navicelle e reclutare quante più persone possibili per farle entrare nel nostro equipaggio. Malgrado la vastità e vacuità dello spazio aperto, il mondo là fuori sarà pieno di pericoli. Noi videogiocatori saremo chiamati a gestire l’aspetto più gestionale e “tecnico” della nostra navicella che richiederà una puntigliosa manutenzione ma dovremo anche occuparci dei bisogni fisici ed emotivi del nostro protagonista e degli altri abitanti della nave. I ragazzi di Blue Bottle Games sono riusciti a far equilibrare diversi aspetti della vita in una navicella spaziale che richiederà un’attenta gestione dei problemi che, eventualmente, ci saranno. Problemi economici, tecnici, personali: un ecosistema variegato e continuo che – con la minima sbavatura e disattenzione – può inevitabilmente rompersi e far pendere la bilancia da un lato. La nostra avventura di giovani capitani spaziali può finire se non attenti a qualsiasi tipo di esigenza, occorre avere una conoscenza pregressa dei life-simulator, con particolare occhio a quelli di Blue Bottle Games che richiedono skills di un certo livello.

Tra Maslow e film di fantascienza anni Ottanta

I livelli di personalizzazione sono molti, si parte dall’aspetto del protagonista, purtroppo non possiamo scegliere vari tratti di personalità, il suo aspetto (ma questo verrà prodotto in maniera random dal sistema) il suo nome e cognome. Si può costruire e personalizzare la propria nave, modificando dei pezzi o sostituendoli con parti più nuove. Sarà disponibile un negozio con vari pezzi per l’equipaggiamento della nave, tute spaziali, maschere e ovviamente del cibo confezionato. Una volta raccolto un folto gruppo per l’equipaggio, il nostro obiettivo sarà quello di tenere alto il morale di ciascuna persona e portare il cibo in tavola, controllare il sistema di caldo/freddo nella nave e i livelli di ossigeno, oltre che dare loro un giusto spazio intimo in cui dormire e fare i propri bisogni. Il livello di gestione dei bisogni dei personaggi affonda nella psicologia degli anni ’50 quando, per spiegare la motivazione, Maslow introdusse la celebre “Piramide dei Bisogni” in cui, al livello più basso sono presenti bisogni fisiologici di una persona, quali fame, sonno, sesso e così via. In scala gerarchica, al punto più alto sono presenti i bisogni di autorealizzazione. Secondo questo schema va seguito pedissequamente e rispettato, pena un morale basso e altri malus che possono andare dal cattivo umore, alla malnutrizione ed infine, alla morte.

La grafica di Ostranauts è in pixel e da quel senso di videogioco di altri tempi, la visuale è dall’alto, sulle spalle del nostro protagonista ed è stato fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda la gestione di luci ed ombre. E’ proprio in questa ambientazione che Ostranauts risulta efficace agli occhi del videogiocatore, è capace di creare l’esperienza su una navicella spaziale, in uno spazio solitario, vuoto, rarefatto, catapultandoci direttamente nello stato d’animo del nostro alter-ego. Per la gran parte del tempo i nostri “amici”, saranno i macchinari in funzione e soprattutto i parametri vitali che dovremo sempre avere sotto il nostro occhio vigile. Malgrado la grafica pixellata, Ostranauts non invidia lo spazio vuoto e oscuro che possiamo sperimentare in Alien o nel indimenticato Dead Space. La vacuità dello spazio si può toccare con mano, mettendoci in moto verso nuove forme di vita, verso altre piccole astronavi che appaiono sul nostro radar in continua funzione. Ma non tutte le astronavi possono ospitare persone gentili e pronte a darci una mano, ma anche predatori, nemici, gente senza scrupoli.


Il pannello di navigazione è estremamente realistico e ben progettato, alcuni dei comandi non sono di facile comprensione e spesso vi capiterà di sbagliare ad attraccare un’altra navicella o – semplicemente – userete tutte le risorse della nave per rimanere a secco di elettricità. La navicella quindi resterà sospesa al buio ed è per questo che è sempre consigliabile una torcia di riserva nell’inventario. E’ possibile comprare nuovi oggetti ed utensili dal negozio automatico posto nella navicella. Il pannello dei comandi della nave, malgrado non fosse così user-friendly, è ben gestito e si ha come l’impressione di pigiare davvero levette e tasti luminosi e anche il sonoro di supporto ti dà l’idea di essere a bordo di una navicella vera e propria. Quel feeling retro-futuristico che pregna tutta l’avventura di Ostranauts è figlio della cinematografia e delle serie televisive sci-fi anni Ottanta, epoca in cui Daniel Fedor, l’autore del gioco, è cresciuto. Ed è proprio da Alien, da Street Hawk e Knight Rider che trae totale ispirazione per questa opera significativa, bella quanto difficile. Avremo proprio la sensazione di spingere all’insù una levetta in plastica, seguire le icone a Led sul radar, sentire il rombo del motore sotto i nostri piedi. L’ambiente intorno a noi risponde alle nostre azioni, peccato perché le azioni, molto spesso, vanno difficilmente a buon fine.
Buona la colonna sonora che si sposa davvero bene con l’ambiente di gioco, oscilla tra l’ambient e la synthwave.

Avventura spaziale in tinte noir

Il mondo in cui si svolge l’avventura di Ostranauts è senza scrupoli, le colonie spaziali sono dominate da corporazioni potenti, con cui dovremo collaborare e commerciare. Ogni personaggio sarà ambiguo e magari lontano dalle nostre idee morali. Per questo dovremo fare attenzione a stringere dei contatti, negoziare e fare amicizia. I personaggi all’interno del nostro equipaggio possono trovarsi in disaccordo, ingelosirsi e quindi abbandonare la nostra causa comune. Si possono fare combattimenti corpo a corpo oppure sulle navicelle spaziali, nel caso in cui dovessimo incappare nella stessa traiettoria di navi ostili, e saranno aggiunti in seguito, post-lancio. L’obiettivo degli sviluppatori è quello di supportare il prodotto specialmente dopo la messa in vendita, migliorando e aggiungendo attività da fare. Il gameplay, come scritto poc’anzi, non è user-friendly ed è orientato verso chi ha più familiarità con giochi come NEO Scavengers; ma nulla di impossibile, Ostranauts ricalca i titoli gestionali come Space Station 13 e The Sims offrendo un’esperienza a tutto tondo, seppur non priva di difetti, ma con qualche bug e freeze abbastanza seri al lancio di una nuova avventura. Essendo un early access, speriamo che tutte queste piccole imprecisioni possano essere, nel tempo, migliorate.

Ostranauts è un’esperienza “spietata”, specialmente per coloro non avvezzi al genere dei life-simulator e dei gestionali. Le troppe cose da fare possono sopraffare il videogiocatore non esperto, e la mancanza di chiare direttive può spiazzare chi non è familiare alle meccaniche di NEO Scavengers. Oltre questo, i limiti risiedono in un’interfaccia non proprio accattivante e un pad di controllo affascinante ma davvero ostico da usare. Il punto forte di Ostranauts è sicuramente la scrittura alla base della sua storia, la sua complessa lore e il vasto spazio totalmente esplorabile, rovine cadute o colonie fiorenti diventano porti ai quali approdare e gestire a nostro vantaggio. Ostranauts ci mostra uno sviluppo intrigante che, purtroppo, per essere gestito ha bisogno ancora di lavoro da fare e un’interfaccia più semplice e chiara anche per chi prova per la prima volta il life-simulator di Blue Bottle Games.

This post was published on 9 Settembre 2020 18:07

Pia Colucci

Barese born & raised, sono nata a pane e videogiochi. Il mio battesimo è stata l'Amiga 500 di mia sorella, con l'arrivo di Playstation non ho mai più lasciato il joypad. Sono una psicologa e mi occupo di divulgazione in materia di psicologia, videogiochi e digital media. Non ho molte passioni a parte i gatti rossi, le birre e il Giappone. I miei videogiochi preferiti? Sicuramente troppi, ma spero sempre in un remake di Xenogears. Lo ribadisco almeno una volta all'anno e su qualsiasi mia bio presente in rete.

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