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Anteprima Yakuza Kiwami 2: Si torna a Kamurocho

Il 28 agosto sarà disponibile su Playstation 4 il remake di Yakuza 2, capitolo della ormai nota e amatissima saga sviluppata da Sega uscito in Europa nel 2008 su Playstation 2. Abbiamo potuto mettere le mani in anteprima su Yakuza Kiwami 2 e ci siamo buttati a capofitto tra le luci al neon di Kamurocho, il quartiere a luci rosse di Tokyo. Ecco cosa pensiamo di questo rifacimento delle avventure rissose del Drago di Dojima.

Yakuza Kiwami 2: Storia di potere e onore

Dal punto di vista narrativo, fin dove siamo arrivati noi, non è cambiato molto rispetto al titolo originale. La storia è fondamentalmente quella che abbiamo apprezzato anni fa. Kazuma Kiryu e la piccola Haruka si recano al cimitero per onorare la memoria di Kazama, patrigno del protagonista, e di Yumi, madre della bambina. Vengono interrotti da Terada, quinto patriarca del clan Tojo, che si appresta a rivelargli qualcosa, finché non viene sorpreso da un agguato di non identificati sicari.

Kazuma, grazie all’aiuto di Kashiwagi, collaboratore del suo patrigno, scopre che è in atto una sanguinosa guerra tra l’Omi Alliance e il Tojo Clan. Da qui si innesca un effetto a catena che vedrà coinvolta la mafia sudcoreana, denominata Jungweon, e ovviamente la polizia, nella persona della detective Kaoru Sayama. Insomma, gli ingredienti, i personaggi, gli eventi che un po’ sbiaditi albergavano nella nostra memoria ci vengono mostrati nuovamente con una nuovissima veste grafica.

Yakuza Kiwami 2 si sta confermando un eccezionale esponente di narrativa applicata ai videogiochi. Scene drammatiche e d’azione si incontrano meravigliosamente e a volte si imbattono in momenti più rilassati e con una punta di umorismo caricaturale e un po’ slapstick tipico dei giapponesi (in terra d’Oriente questo tipo di umorismo è chiamato nonsensu). Ciò non spezza troppo il pathos di un videogioco che propone una storia raccontata nei minimi particolari. Cutscene abbastanza lunghe e conversazioni composte da molte linee di dialogo sono un marchio di fabbrica di Yakuza Kiwami 2 (anche se non si raggiungono i livelli di Yakuza 0 e Yakuza 6).

L’immedesimazione è totale grazie al doppiaggio giapponese che rende naturale ogni tipo di situazione e all’espressività dei volti aiutata dal motore grafico utilizzato, il Dragon Engine, sfruttato anche nel sesto capitolo della serie. I sottotitoli sono in inglese, dunque, dovrete fare di necessità virtù. Può accadere di perdersi qualcosa se non si è particolarmente ferrati, ma in linea di massima si riesce a seguire tutto senza troppi patemi. Non fatevi influenzare dalla mancanza della localizzazione italiana.

Che splendore!

Abbiamo parlato del Dragon Engine. Ebbene, ritornare a Kamurocho è stata ed è tuttora, visto che stiamo continuando a giocarlo, una vera gioia per gli occhi. Le strade pullulano di persone intente nei loro affari, le luci al neon fanno risplendere le lunghe e strette vie in cui dovremo fare un po’ a gomitate per passare, ma fanno anche da paravento ai vicoletti e alle strade secondarie meno lussuose, dove vigono la povertà e l’odore malsano della spazzatura.

Camminare per Kamurocho ci sta affascinando a ogni passo. Possiamo sentire quasi il profumo del ramen e di takoyaki passando dinanzi ai venditori ambulanti e ai piccoli o grandi ristoranti in cui possiamo mangiare fino a sazietà – ripristinando la nostra salute. Ottimo lavoro fatto anche sui personaggi che offrono un livello di dettaglio molto alto, sia che si tratti di personaggi importanti o di semplici comparse. Parlando di esplorazione dobbiamo riferire due novità molto succose: è possibile switchare tra prima e terza persona! Sì, avete capito bene. Come in un classico gioco di ruolo, possiamo esplorare in prima persona. Questa si disattiverà automaticamente quando si intraprende un combattimento o un dialogo. La seconda novità è che entrata e uscita da negozi ed edifici avvengono in tempo reale, senza alcun tipo di caricamento.

La grafica di Yakuza Kiwami 2 non punta al fotorealismo, ma ai colori vividi quasi a simulare la nostra presenza tra mille luci. L’impatto generale è stupefacente e lascia a bocca aperta anche dopo alcune ore di gioco.

Ma quante cose possiamo fare???

Tante, tantissime. In questa nostra anteprima non possiamo andare oltre un certo capitolo (lo faremo in sede di recensione), ma abbiamo già potuto constatare che Yakuza Kiwami 2 è ricchissimo di cose da fare. Trattandosi di un remake e non di una semplice remaster, a ciò che poteva essere fatto in Yakuza 2 è stata aggiunta un sacco di roba. Il gameplay si basa ovviamente, come la serie ci ha abituati, su combattimenti a mani nude o con oggetti contundenti (da raccogliere nello scenario o dai corpi esanimi degli avversari abbattuti) contro nemici che vanno da teppistelli senza arte né parte a temibili membri della yakuza.

I movimenti di Kiryu sono più fluidi, anche se dobbiamo riconoscere che negli spazi chiusi continua a essere un po’ difficile deambulare. Inoltre, durante un combattimento, ci sta risultando più semplice cambiare target quando abbiamo il lock on attivato (R1). Una piccolezza che ci sta permettendo di non prendere molte botte da dietro perché il lock on rende Kiryu più lento a girarsi (problema che comunque in parte permane).

Abbiamo detto, un sacco di roba da fare. Sì, abbiamo contato, tra sub quest e attività secondarie, almeno 300 compiti diversi da portare a termine. Possiamo giocare  a freccette su uno schermo con realtà aumentata, cercare di prendere pupazzi nell’ufo catcher, giocare ai cabinati Sega, tra cui spicca Virtua Fighter. Inoltre, sono state aggiunte un paio di meccaniche che in Yakuza 2 non erano presenti ma che hanno fatto la fortuna di Yakuza 0 e Yakuza 6. Molti avranno già capito. In sede di recensione saremo ancora più precisi.

Vi invitiamo, dunque, a continuare a seguire il nostro sito perché nei prossimi giorni arriverà una recensione ancor più ricca di dettagli. Già ora, però, possiamo affermare di essere rimasti incantati da Yakuza Kiwami 2.

This post was published on 16 Agosto 2018 16:00

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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