Articolo a cura di Gianluca “DottorKillex”Arena
La parziale delusione che ha coinciso con il lancio affrettato di Mass Effect Andromeda ha gettato nuove ombre su Bioware, una software house che un tempo aveva letteralmente quello che i nostri colleghi d’oltreoceano chiamano “golden touch”: sebbene si parli di studi interni differenti, serviva una scossa, qualcosa che attirasse nuovamente l’attenzione del pubblico e gli desse modo di sognare. Se l’obiettivo era questo, il doppio reveal di Anthem, intravisto durante la conferenza EA e apprezzato meglio durante quella Microsoft, ha fatto centro in pieno.
Frullato di grandi titoli
Lo stupore iniziale, figlio di un impatto grafico assolutamente stupefacente, lascia immediatamente il posto ad una sensazione di familiarità, che però, a differenza di tante altre volte durante questa generazione di console, non è necessariamente negativa, visto che le fonti di ispirazione sono tre dei giochi più titolati degli ultimi anni (più il già citato Andromeda). Il trailer si apre in prima persona, in un accampamento in mezzo al deserto, con un dialogo breve ma significativo nel mostrare una straordinaria espressività facciale del nostro interlocutore, ma presto si sposta nel cuore dell’azione, in mezzo ad enormi foreste lussureggianti, che ricordano da vicino l’ambientazione ibrida di Horizon Zero Dawn. Proprio il titolo Guerrilla è il primo dei quattro che ci sono venuti in mente durante la sequenza: impossibile non associarne i colori, la vegetazione rigogliosa, l’enorme fauna a quella di Anthem, che sembra volerne riprendere le atmosfere ed il continuo senso di scoperta, premiato, peraltro, dall’ottenimento di punti esperienza. Eppure la struttura non ci sembra quella del classico action RPG open world, ma piuttosto si avvicina a quella di un titolo tra i più amati e controversi di questa gen, ovvero Destiny: l’idea di implementare tanto sezioni PvE quanto PvP, quella di aggiungere all’equazione un loot system, di cui il trailer ci offre un primo assaggio, e l’attenzione posta su squadre da quattro giocatori lasciano pensare che Bioware stia sperimentando su terreni ad essa sconosciuti, il che denota un ammirevole coraggio ma non sgombra il campo del tutto dai dubbi sulla realizzazione finale. L’ago della bilancia, a nostro avviso, sarà rappresentato dalla cura e dall’attenzione che la software house canadese riporrà nell’esperienza single player, molto deficitaria in Destiny ed anche in un altro dei titoli cui secondo noi Bioware si sta ispirando, che citeremo in seguito: se lo sviluppo di modalità multigiocatore ben fatte e coinvolgenti non dovesse intaccare la qualità e l’immersività dell’esperienza ruolistica, allora potremmo davvero trovarci dinanzi ad una nuova IP dalla forza dirompente.
Tante domande
Parlando di campagne deficitarie (quando non del tutto assenti…) impossibile, poi, non pensare a Titanfall, soprattutto quando la nostra protagonista si cala all’interno di un esoscheletro abbastanza compatto, chiamato Javelin, disponibile in più varianti, corrispondenti alle classi, due delle quali già mostrate nel trailer: lo stile, la mobilità e il richiamo per il grande pubblico che questi mezzi portano in dote potrebbero rappresentare una leva non da poco per questa nuova proprietà intellettuale, anche perché l’esperienza insegna che quando si tratta di immaginare mondi, razze ed equipaggiamenti futuristici, Bioware non è seconda a nessuno. Nelle brevi fasi di shooting che abbiamo potuto apprezzare, poi, durante le quali abbiamo avuto un assaggio di armi come i missili a ricerca e quello che sembrava un mortaio, le similitudini con l’ottimo sistema di combattimento del recente Mass Effect Andromeda sono sembrate evidenti, non solo a livello di HUD ma anche di feeling visivo degli scontri: ovviamente, non avendo avuto modo di provare con mano le sparatorie (ci riusciranno i colleghi presenti a Los Angeles? Noi lo speriamo), su questo elemento non giureremmo, ma l’impressione costante è che Bioware, per non cadere senza rete, abbia attinto al meglio che aveva a disposizione per ognuna delle sezioni del suo nuovo prodotto. Il timore di trovarsi dinanzi ad un prodotto iterativo potrebbe anche non essere così campato in aria, ma, allo stesso tempo, le potenzialità di un gioco del genere potrebbero essere immense: provate ad unire la libertà di movimento e di esplorazione di Horizon, il design futuristico dei mech di Titanfall, la puntualità delle sparatorie di Destiny e, dulcis in fundo, l’adrenalinico battle system che ha accompagnato i gemelli Ryder nel loro viaggio nella galassia di Andromeda. Come se non bastasse, a tutto questo dobbiamo aggiungere una veste grafica assolutamente incredibile, anche se, si sa, non c’è da meravigliarsi troppo quando si vede un trailer in fiera, anche quando questo è preso in-game come quello di Anthem: nonostante le specifiche di Xbox One X siano strabilianti per il mondo console, dubitiamo fortemente che quanto visto ieri girasse sulla nuova macchina della casa di Redmond. Più probabile che si trattasse di un PC high end, e che il risultato finale non si avvicini nemmeno lontanamente ad un tale tripudio visivo: speriamo di sbagliarci, ovviamente, ma l’esperienza induce alla prudenza. Ad ogni modo, anche in caso fosse necessario un downgrade grafico, Anthem ha attirato l’attenzione del pubblico come nessun altro titolo in questi primi due giorni di briefing pre-E3, e crediamo possa rappresentare uno dei punti più alti per il mercato videoludico nell’arco del 2018, quando dovrebbe arrivare sul mercato.
Commento finale
Nonostante qualche alto e basso, noi abbiamo sempre creduto nelle qualità e nel talento dei team interni di Bioware, e crediamo che Anthem abbia tutte le carte in regola per imporsi sul mercato, sebbene non ne abbiamo visto che un assaggio. A nostro parere l’ago della bilancia sarà rappresentato dalla qualità dell’esperienza per giocatore singolo: se il team canadese riuscirà a proporre il suo consueto standard qualitativo in accoppiata a modalità multigiocatore appaganti e divertenti come quelle di Destiny, potrebbe accontentare ogni tipologia di giocatore, mietendo successi anche grazie ad un comparto tecnico davvero d’avanguardia. Speriamo che tutte queste promesse siano mantenute: sprecare un tale potenziale sarebbe davvero un delitto.