Facebook ha iniziato una nuova campagna di sperimentazione sui suoi utenti. L’azienda sta permettendo agli amministratori dei gruppi di far pagare l’accesso a particolari sotto-gruppi pieni di contenuti esclusivi; i costi iniziano a toccare anche la condivisione che in precedenza era da considerarsi spassionata.
A fare da cavia per tale test saranno alcuni gruppi scelti in modo accurato, riguardanti argomenti come la cucina, la cura della propria casa o l’essere genitori.
Gli amministratori di tali gruppo possono scegliere di far abbonare i propri utenti per cifre che vanno dai 4.99$ ai 29.99$ mensili per ottenere vantaggi e contenuti unici.
Sembra che l’opzione sarà valida soltanto per gli utenti del social network attraverso le piattaforme Android o iOS; durante il test, della durata di due anni, l’abbonamento verrà ripartito tra queste piattaforme e l’azienda madre.
Durante il primo anno di abbonamento Facebook prenderà il 70% degli introiti mentre la piattaforma ospitante si riporterà a casa il restante 30%, dopo il primo anno quest’ultima percentuale scenderà al 15%.
Se Facebook riuscirà a ottenere successo da tale sistema di ricavo potrebbe riuscire a monetizzare oltre un miliardo di utenti che utilizzano quotidianamente il sistema dei gruppi che l’azienda finora ha messo a disposizione.
Chi ha avuto la brillante idea di monetizzare i gruppi Facebook?
Se, come chi scrive, state digrignando i denti al pensiero di vedere dei contenuti gratuiti creati con la passione per la condivisione divenire a pagamento siete nel posto giusto.
L’idea di monetizzare i gruppi Facebook proviene dal product manager di Facebook Groups, la sezione dell’azienda che amministra, controlla e potenzia la funzione gruppi. Tale Alex Deve ha dichiarato che l’intenzione di attivare una tale meccanica viene dalla voglia di investire sulla community, più che sul monetizzare qualcosa.
Con l’aggiunta di fondi sarà finalmente possibile dare un incentivo extra a chi crea contenuti, aumentandone di conseguenza la qualità. Alcuni amministratori dei gruppi utilizzati come basi per il test hanno dichiarato di voler utilizzare i ricavi degli abbonamento per potenziare le attività che svolgono offline per conto del gruppo.
“Così facendo,” ha dichiarato Alex, “gli utenti potranno ottenere contenuti esclusivi come Video Tutorial, liste di consigli o supporto diretto da parte degli amministratori di tali gruppi facendo contenti un po’ tutti”.
Che esempi di gruppi a pagamento abbiamo ora?
Un buon esempio di come potrebbe essere questa funzione lo possiamo trovare nel gruppo “Declutter my home” di Sarah Mueller; tale gruppo si prodiga nel dare consigli per tenere ordinata la propria abitazione attraverso abitudini utili e consigli spassionati sull’argomento.
Tale gruppo, in seguito all’attivazione della funziona, ha inaugurato un sotto-gruppo da 14.99$ al mese chiamato “Organize My Home Subscription Group” che insegnerà ai suoi membri le mille regole del pulito attraverso materiale originale creato appositivamente; materiale che include video guide, tutorials o checklist da seguire.
Un altro gruppo a seguire questo esempio è un raduno per molti genitori e aspiranti tali: The Grown and flown parents. Tale gruppo ha creato due piani di abbonamento per 29.99$ mensili a tema “ammissioni al college” e “accessibilità” con consigli da parte di professionisti e i sopracitati contenuti originali.
Idea simile ma ancora più potente è venuta in mente agli amministratori di “Cooking on a budget: Recipes & Meal Planning”, gruppo culinario che ha creato un sotto gruppo con abbonamento di 9.99$ chiamato “Meal Planning Central Premium Subscription Group”; l’obbiettivo di tale gruppo è creare per i suoi utenti dei piani culinari e delle liste della spesa ad-hoc per vari ipermercati americani in modo da contenere i costi e da creare diete bilanciate; come andare dal nutrizionista pagando un decimo del prezzo.
Come funziona un gruppo di Facebook a pagamento?
Per entrare in un gruppo a pagamento bisogna seguire una prassi standardizzata: all’interno del gruppo principale gli amministratori creano dei post spiegando la funzione di tali sottogruppi e includendo dei veri e propri inviti. Solo gli utenti approvati da gran parte degli utilizzatori del macrogruppo possono entrare all’interno della sotto-community pagando l’abbonamento deciso dall’amministratore.
L’azienda ha messo tali funzioni sotto test perché, in primis, non si sta occupando con un piano vero e proprio dei contenuti da dare ai suoi utenti per soldi. Secondo i vertici di Facebook Group è compito degli amministratori delle community. Lasciando completa libertà sulle idee da proporre si può monitorare l’evoluzione de i ricavi degli abbonamenti senza venir accusati di sponsorizzare direttamente qualcosa; la paura di venir definiti marchettari colpisce ancora.
Il futuro di Facebook Groups è quello di venir sfruttato per generare soldi e contenuti di migliore qualità.
Non è la prima volta che Facebook tenta di monetizzare gli utenti che utilizzano la funzione “gruppi”. Nel 2016 l’azienda di Mark Zuckemberg aveva abilitato la possibilità di inserire degli ADS all’interno dei gruppi, senza però riuscire ad arrotondare cifre utili allo sviluppo ulteriore della funzione.
La compagnia ha dichiarato che nel futuro prossimo includerà più modi di ricavare denaro partendo dai gruppi; le intenzioni sono quelle di creare sistemi che superano gli abbonamenti e le pubblicità permettendo agli amministratori delle community di utenti di guadagnare una percentuale più consistente di denaro dal loro lavoro di content creator.
L’evoluzione delle opzioni di monetizzazione messe in atto da facebook nei confronti dei creaturi di contenuti sta crescendo a vista d’occhio: abbonamenti, donazioni, contenuti sponsorizzati, product placement, condivisione dei ricavi pubblicitari.
Tutte queste funzioni che l’azienda sta testando rischiano di diventare parte della quotidianità social a cui siamo abituati.
Possiamo comunque notare del positivo in questo: la creatività non si alimenta soltanto con la passione e l’amore, anzi, lasciare che i creatori di contenuti guadagnino qualcosa è un azione più dovuta che nobile. Come anche dichiarato nelle udienze post scandalo Cambridge Analytica, Facebook è pur sempre un’ azienda che vende spazi pubblicitari; a prescindere dal fatto che sia stato colpito da mille scandali riguardanti privacy e dal fatto che sia odiato da metà della gioventù americana.
È da accertare le modalità con cui Facebook permetterà che ciò accada, nella speranza che i soldi non vadano a intaccare lo spirito di condivisone libera che ha reso internet la stessa casa ha ospita cose meravigliose come Wikipedia o Archive.