E’ davvero molto raro, trovarsi a giocare ad un titolo che non si conosceva fino a qualche giorno fa. Amy mi si è presentato in questa maniera dopo la mail della mia redattrice che mi imbeccava a scaricare, giocare e recensire questo Survival Horror destinato al marketplace di Xbox LIVE e al PSN. Un Survival Horror con protagoniste una bambina e sua madre…mmm, “sembra interessante” è stato il mio primo pensiero. Ancora più interessante è poi stato il mio secondo pensiero, scoprendo che la trama si focalizza nel futuro del 2034 in cui un meteorite colpisce la Terra, scatenando una pericolosissima infezione che trasforma le persone in Zombie…o robetta simile che sputacchia e morsica. Ma basterà un asteroide venuto dallo spazio, degli Zombie e una mamma con la sua bambina per rendere Amy un grande gioco?
UNA BAMBINA PARTICOLARE
Come dicevo poco sopra, il gioco si svolge nel 2034 in una Terra che ha subito svariati disastri naturali e vari avvenimenti di natura post apocalittica. Se ciò non bastasse, ci si mette anche l’arrivo di un meteorite a portare ulteriore sgomento e a contagiare la popolazione trasformandola in pericolosi mostri assettati di violenza. Un incipt che non è di certo dei più originali possibili nel campo dei videogiochi ci porta a controllare due personaggi ben delineati: la protagonista vera e propria del gioco si chiama Lana ed è la tutrice della piccola autistica di nome Amy.
Dopo un terribile disastro ferroviario, ci troveremo da subito nei panni di Lana che avrà il primo compito di trovare la scomparsa Amy…anche qui, non si può certo dire che la premessa iniziale brilli per creatività ma almeno non dovremo faticare troppo per trovare la piccola scomparsa. I primi 15 minuti del gioco sono sviluppati come un piccolo tutorial che ci consentirà di comprendere i rudimenti base di questo Survival Horror. Ovviamente, che il titolo si ispiri prepotentemente sia a RE che a SH dovrebbe essere ormai chiaro a tutti: non solo per la trama dell’infezione ma anche per la cittadina dove si sviluppa il gioco, una Silver City che rassomiglia davvero molto sia a Silent Hill che a Racoon City. D’altra parte però, caratterizzare una citta “infetta” senza andare per forza a ripescare nei ricordi di SH o RE pare ormai davvero difficile. Tornando al gioco, scopriremo prestissimo che Lana non è stata cosi fortunata come si pensa all’inizio del gioco ma che dopo un disastro ferroviario, saremo inesorabilmente contagiati dallo strano virus che si è abbattuto sugli abitanti della Terra. La “mutazione” è però rallentata dalla prodigiosa Amy. La bambina non sarà solo capace di ritardare gli effetti dell’infezione ma tornerà utile per superare svariati puzzle che a Lana sono preclusi: potrà ad esempio intrufolarsi in posti a cui Lana non può accedere oppure bypassare un computer e sbloccare le porte di una stanza o di un corridoio che deve essere esplorato. Altro fattore molto importante riguarda il fatto che ad un certo punto, Amy troverà una torcia e sarà in grado di illuminare le zone molto buie dello schema ma essendo una bambina, si potrebbe spaventare e allarmare le creature nelle vicinanze, starà a noi il compito di tranquillizzarla e ovviamente proteggerla ma potrebbe essere usata anche come “esca” per attirare in una determinata zona una determinata creatura. In ultimo, la trasformazione di Lana in Zombie, può portare a una agevolazione non indifferente ovvero la possibilità di non farsi percepire come minaccia dagli Zombie. La bruttura però riguarda proprio la sua contaminazione dato che il giocatore dovrà essere bravo a non allontanarsi troppo dalla piccola Amy che è l’unica in grado di evitarne la morte e dunque il game over improvviso.
Insomma, stare vicino alla piccola Amy aiuta e evitare una trasformazione brutale ma allo stesso modo, il giocatore può usufruire della trasformazione momentanea di Lana per superare determinate situazioni gravose. In ultimo, Amy risulta utile anche come “radar” umano dato che le pulsazioni del suo cuore, aumentano in prossimità di un pericolo. I programmatori sono stati davvero molto bravi a inventarsi delle scelte di gameplay che non solo differenziano Amy dagli altri Survival Horror sul mercato ma hanno creato anche due personaggi che sono parte integrante del gameplay e della storia assieme visto che le loro particolarità, corrono a pari passo con quello che viene raccontato dalla trama. Per il resto però, Amy non si discosta troppo da quasi tutti i Survival Horror in circolazione dove saremo chiamati a difenderci con numerose armi bianche e qualche arma da fuoco, cercare di restare in vita più tempo possibile o trovare una cura (tramite siringhe) sparse per gli schemi e per ultimo, affrontare qualche puzzle non troppo difficile come il cercare una chiave genetica (al posto delle solite chiavi) per aprire le porte, bypassare i computer, disattivare qualche campo elettrico o evitarlo del tutto, spostare determinati oggetti e via di questo passo. La differenza resta il contatto che bisogna avere con Amy e la malattia che incombe sull’organismo di Lana…non fosse stato per questi due elementi, il gioco sarebbe stato una copia spudorata di altri titoli più famosi della scena Survival Horror…non che non sia cosi ma almeno si discosta per qualche motivo.
TENSIONE, AUDIO e GRAFICA
Taglio subito la testa al Toro, per essere un Survival Horror, la tensione che si respira in Amy è poca. Non ci si trova per le mani una vera e propria storia di livello horror o survival ma sembra che il gioco sia stato pensato più per il commerciale che non per dare qualche difficoltà al giocatore…forse potrebbe essere poco fruibile per gente alle prime armi con questo tipo di sfide ma se venite da tutti gli episodi di SH o RE, qui sarà davvero una pacchia. Fra l’altro, i combattimenti non evolveranno mai per davvero verso la strada della complessità e credo che questo piccolo particolare, sia già abbastanza sbagliato per un gioco del genere. Certo, saremo chiamati a evitare nugoli di creature affamate o a cercare di non fare il minimo rumore sospetto in alcune situazioni ma sono talmente banali e realizzate mediamente male che non ci farete neanche caso. Per di più, i controlli ma anche i movimenti di Lana e Amy risultano talmente legnosi che peggio non si poteva fare. Capisco che non si tratti di un gioco tripla A ma qualcosina di più si poteva comunque realizzare. Altro sconcerto, mi sembra davvero strano che ancora oggi, nel 2012, si debba continuare a premere un tasto per salire anche di mezzo metro o di vedere una scena sempre uguale nell’aprire una porta o scalare una scaletta…sono cose viste e straviste che ormai annoiano lo spettatore giocante. Anche graficamente non ci si meraviglia di nulla anzi, si potrebbe dire che ci si stanca davvero molto presto di quello che ci circonda dato che si tratta di ambientazioni spente e riciclate all’inverosimile, sempre uguali sotto il profilo degli schemi e senza un briciolo di creatività. L’ambiente circostante è troppo desolato e malsano, privo di particolari e troppo squadrato per competere minimamente con i capisaldi del genere.
Tralasciando il visivo, si passa di peso all’audio che risulta invece estremamente efficace e giustamente raccapricciante in alcune situazioni particolarmente splatter. Magnifici ad esempio i sussurri che si vengono a sentire quando l’infezione di Lana inizierà a prendere il sopravvento o i continui (anche se all’ennesima volta vi verrà voglia di strozzarla con le proprie mani) urletti spaventati di Amy. Il gioco per di più non è tradotto in italiano se non nella parte testuale e dei sottotitoli quindi si sente anche il parlato originale che in questi giochi è sempre molto più accentuato delle orrende conversioni nella nostra lingua madre.
CONSIDERAZIONI FINALI
Il nuovo gioco dei Vector Cell non stupisce troppo ma anzi si pone a metà strada fra un prodotto ancora da rivedere e un titolo mediamente interessante. Per me il vero problema del gioco riguarda l’ambientazione e la storia che purtroppo non brilla di certo per originalità. Abbiamo poi piccole situazioni copie prese di peso da altri giochi come la radio che ci avverte di inquietanti rumori ambientali (Silent Hill) oppure il gadget adibito alla salute che dopo averlo trovato, sarà piazzato sulla schiena della protagonista (Dead Space in ultimo ma già visto da tempo nella serie di Splinter Cell) oppure la città che non si discosta di una virgola dalle ben più famose Silent Hill o Raccon City. Insomma, non credo che i programmatori si siano sbattuti davvero tanto a cercare di buttare sul mercato qualcosa di marcatamente più originale ma anzi hanno voluto “vincere facile” senza innovare di una virgola il genere dei Survival Horror. Si salva, come detto sopra, la particolarità della malattia e l’attenzione nel controllo di Amy, per il resto il titolo non brilla per troppo spessore. Consigliato solamente se siete davvero molto in astinenza di un Survival Horror, dato il basso costo: altrimenti, aspettate tempi migliori o il suo calo di prezzo.
Votazione: 6/10