Dopo il buon successo delle avventure di Altair ed il boom positivo ottenuto nel secondo capitolo con la storia di Ezio Auditore da Firenze, i ragazzi di Ubisoft tornano alla carica con un terzo capitolo figlio più del marketing che della storia reale di Desmond. In Assassin’s Creed: Brotherhood i giocatori entreranno nuovamente nei panni di Ezio Auditore da Firenze, ma trasferitosi a Roma per chiudere i conti con la famiglia Borgia.
Tra migliorie tecniche, nuove ed intriganti meccaniche legate al gameplay ed un inedito comparto multiplayer, Brotherhood si presenta più ricco dei suoi predecessori. Ma è veramente così? Scopriamolo insieme.
Tutte le strade portano a Roma…
In Assassin’s Creed: Brotherhood la storia ci porta a pochi istanti dalla conclusione del secondo capitolo dell’avventura di Ubisoft. Ci troveremo nuovamente nei panni di Ezio Auditore e ben tranquilli all’interno della villa di Monteriggioni, ma ben presto la tranquillità di questo borgo nella provincia di Siena verrà spazzata via dall’esercito e dalle macchine di guerra della casta Valenziana dei Borgia.
I primi minuti della nostra nuova avventura saranno frenetici, saltando, correndo a cavallo all’interno del borgo e controllando cannoni piazzati sulle mura di Monteriggioni, dovremo far di tutti per fermare l’avanzata dei Borgia, purtroppo invano. Battuto ma non vinto, Ezio si trasferirà a Roma per portare la guerra direttamente in casa del suo nemico. Dopo aver lasciato armature, armi, preziosi e famiglia a Monteriggioni – ma non disperiamoci, si potrà tornare nel borgo divenuto casa degli Auditore – Ezio ricomincerà la sua scalata di abilità e potere a Roma in una storia divisa in otto settori per una durata complessiva di circa sette, otto ore complessive.
Se il numero di ore legate alla storia sono minori rispetto al passato, a rifocillare l’esperienza di AC: Brotherhood ci sono gli obiettivi secondari – maggiori di numero rispetto al passato – e le nuove meccaniche di gioco. Sia le prime che le seconde sono fasi di gioco che affronteremo con voglia e divertimento tra un ricordo e l’altro, cosa che andrà ad aumentare notevolmente l’esperienza di gioco totale. Complessivamente dunque, sono più di 25 le ore necessarie per completare il titolo al 100%.
Messe da parte le ore effettive di gioco o la trama di cui non accenniamo nulla per evitare spoiler, non ci resta che parlare delle novità di questo terzo capitolo e dell’ambientazione di Brotherhood, ossia la città di Roma. Cominciando da quest’ultima, bisogna dire che il lavoro di Ubisoft è ancora una volta più che eccellente, seppur sia l’unica città visitabile del gioco – o quasi – la sua grandezza è a dir poco scioccante.
Ampia quattro volte più della Firenze del secondo capitolo, Roma nel gioco è piena di monumenti, edifici, torri e quant’altro che potremo ovviamente scalare, ma ad un esterno che mozza il fiato, arrivano anche gli interni, come San Pietro, realizzati con una tale cura del dettaglio ed una così alta definizione delle texture che in alcuni momenti ci si sente veramente all’interno della nostra capitale. In città poi, rispetto al passato, sarà possibile viaggiare anche in sella a un cavallo o spostarsi attraverso una sorta di teletrasporto da un punto ad un altro, a patto che entrambi siano luoghi liberati dall’influenza dei Borgia attraverso la distruzione delle Torri di Guardia e la ristrutturazione degli edifici – come accadeva a Monteriggioni nel secondo capitolo.
Le Torri di Guardia dei Borgia sono una delle primissime novità del titolo. Si tratta di imponenti costruzioni che dovremo abbattere per diminuire l’influenza della famiglia spagnola a Roma. La distruzione di queste strutture però non sarà semplicissima, per poter accedere alla sommità della Torre dovremo innanzitutto eliminarne il Comandante, dopodiché farci strada sino in cima affrontando i nemici.
La particolarità dei Comandanti è che sono del tutto casuali, sotto ogni punto di vista. Il punto in cui compaiono, il loro carattere, stazza e forza fisica variano di continuo, potremo dunque ritrovarci ad affrontare prima un Comandante mingherlino, scattate ed impaurito che fuggirà a gambe levate non appena saremo notati e subito dopo invece un nerboruto omaccione di due metri tutta grinta e coraggio che ci correrà incontro per ucciderci.
Come accennato, una volta distrutta la torre diminuiremo l’influenza dei Borgia nell’area ottenendo così la possibilità di acquistare e ristrutturare le attività nell’area, cosa che ci consentirà di ottenere un reddito sempre più alto e costante, utile per acquistare nuove armi, oggetti o riparare la nostra armatura.
Tra la moltitudine di obiettivi secondari, tra cui nuovi Glifi, nuovi missioni per conto di Leonardo da Vinci, nuove tombe da individuare e raggiungere, bandiere e piume da recuperare e tanto altro ancora, il gioco da per la prima volta anche la possibilità di ripetere le missioni della storia in modo tale da ottenere una sincronia massima con il ricordo. Oltre ad essere interessante perché ci consente di rivivere uno specifico momento senza dover cominciare il gioco da zero, questa nuova possibilità introduce un nuovo livello di difficoltà nelle missioni perché il massimo della sincronia lo si può ottenere completando la missione secondo canoni ben precisi, che siano talvolta il pedinare qualcuno mantenendo sempre la stessa distanza o posizione, l’evitare l’uso di specifiche armi o abilità e cose di questo tipo.
Non bisogna poi dimenticarsi di Desmond, l’uomo grazie al quale si vivono le avventure di Ezio ora e di Altair in passato. In ogni istante potremo scollegarci dall’Animus di Lucy e del team per chiacchierare con i ragazzi, interagire con i computer e fare tanto altro ancora.
Ma la vera novità di questo terzo capitolo sta tutto nel suo titolo: Brotherhood, ossia Fratellanza. Dopo un paio di ore di gioco Ezio capirà che il lavoro fatto da solo non è sufficiente per destabilizzare la pesante influenza dei Borgia a Roma e per questo comincerà a trovare nuovi adepti per la confraternita degli Assassini. Seppur siano legati solo ad una missione nello specifico, da questo momento in poi Ezio potrà avvalersi dell’assistenza dei confratelli che avrà iniziato.
I nuovi adepti non sono altri che personaggi casuali minacciati dai Borgia che Ezio incontrerà per Roma. Dopo aver ucciso i soldati, l’uomo diverrà un assassino al nostro comando ed attraverso le piccionaie – dove potremo sempre avviare missioni da assassino – avremo la possibilità di inviare i nostri adepti in giro per l’Europa in specifiche missioni. Ogni missione avrà un suo grado di difficoltà e di esperienza, cosa che consentirà al nostro uomo di migliorare la sua abilità e resistenza al combattimento trasformandolo così da un semplice cittadino con una spada ad un silenzioso e letale Assassino.
L’uso pratico sul campo dei confratelli è decisamente semplice, è sufficiente infatti marcare un obiettivo ed ordinarne l’assassinio per sentire l’aquila gridare ed un fulmine bianco e rosso scendere dal cielo ed atterrare il nemico. Tale semplicità però non è sempre ripagata, se l’obiettivo da eliminare è singolo, gli Assassini risultano sempre letali ed abili, nei combattimenti ampi invece, i confratelli tendono a non essere altrettanto abili e morire come mosche con il DDT.
…ed è bello percorrerle in compagnia.
Un’altra delle tante novità di questo terzo episodio della serie è il comparto multiplayer. Innovativo, non per le modalità, ma per il ritmo di gioco che necessita di calma e logica rispetto a frenesia e voglia di spaccar tutto.
Il multiplayer di AC: Brotherhood si divide fondamentalmente in tre modalità di gioco: Deathmatch (Ricercato), deathmatch a squadre (Alleanza) e Cattura/Difendi (Caccia all’Uomo). Come buona parte dei comparti multiplayer di ultima generazione, anche questo è poi scandito dai punti esperienza che si ottengono con azioni specifiche (uccisioni di seguito, colpi spettacolari, eccetera) e con la vittoria dei match.
Maggiori saranno i livelli scalati – cinquanta in tutto a cui è legato anche un obiettivo/trofeo – maggiori saranno i personaggi che potremo impersonare oltre allo sblocco di ricompense e modalità di gioco.
Nel deathmatch – disponibile sia normale che avanzato e in quest’ultimo caso saranno degli indicatori a rendere il tutto più complesso – otto giocatori si scontrano in arene medio/piccole, tutti con l’obiettivo di uccidere a caso uno dei sette avversari. Ad indicare il nemico avremo solo una bussola al centro dello schermo che indicherà la zona di ricerca svuotandosi quando saremo lontani dall’obiettivo e riempiendosi quando invece gli saremo vicino – molto importante in questa modalità è evitare l’uccisione di civili o il nostro contratto fallirà obbligandoci ad una nuova ricerca.
La modalità Alleanza non è altro che un deathmatch a squadre dove i giocatori scenderanno a sei e saranno divisi in tre squadre differenti (ogni squadra avrà un obiettivo comune e a vincere il match sarà la squadra che totalizzerà più uccisioni alla fine del tempo).
In Caccia all’uomo si ritorna ad avere un massimale di otto giocatori, quattro per squadra e l’obiettivo questa volta sarà per un team trovare l’obiettivo – un membro del team avversario – e per la squadra in difesa, trovare nascondigli o tattiche vincenti che consentano all’obiettivo di restare in vita.
Scrivere in bella il compito in classe
A livello tecnico e grafico, molto è stato migliorato, dal popup ora meno presente ad una maggiore definizione e cura delle animazioni facciali – anche il frame rate, ancora ballerino in alcuni momenti, risulta tutto sommato più stabile rispetto al passato.
Restano tuttavia altri difetti di sempre, come la gestione del cavallo un po’ troppo macchinosa, problema che adesso risulta enfatizzato dalla possibilità di girare in città a bordo di un destriero. Facendo però un conto unico, le migliorie rispetto al capitolo precedente sono palesi, si vede che i ragazzi di Ubisoft hanno lavorato sodo per cercare di migliorare un comparto tecnico che di base risulta comunque ottimo.
Ottimo come al solito il comparto audio che presenta un doppiaggio italiano completo e convincente come già successo con il primo e secondo capitolo della serie, peccato solo che in più di una occasione ci si ritrovi fuori sincronia tra labiale e parlato. La colonna sonora, firmata sempre da Jasper Kyd, risulta essere decisamente più matura rispetto al passato.
Commento finale
La nuova avventura di Ezio Auditore da Firenze, trasferitosi per l’occasione a Roma, ci lascia pienamente soddisfatti, ma con qualche dubbio in più rispetto al secondo capitolo della serie. Se il finale, come accennato, è meno criptico del precedente – ma al contempo rende un po’ inutile quanto fatto in precedenza – c’è da dire che tutto il resto del gioco è divertente, appagante e decisamente bello da giocare. La storia dura meno, ma la quantità di quest secondarie da portare a compimento è maggiore e a ripagare le ore perse nella storia c’è un buon comparto multiplayer, povero di modalità, ma ricco di divertimento.