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Tra le novità portate durante il Lucca Comics and Games 2024 dalle varie case editrici, Nessun Dove è stato l’editore che più ci ha colpito con titoli come I Figli della Grande Inang-Uri (di cui potete leggere la nostra entusiastica recensione qui) e Orchidelirium.
Orchidelirium è un gioco che catapulta i giocatori nei panni di coraggiosi cacciatori di orchidee durante l’epoca Vittoriana, dalle highlands scozzesi, monti e colli del Sud America fino al più nostrano Gargano, ricco proprio di varietà mediterranee di orchidee.
Il sistema di gioco prevede l’utilizzo di carte francesi e un mazzo unico, associando con poesia l’immaginario del seme a quello dei fiori d’orchidea.
Una parentesi sull’Orchidelirium
L’epoca Vittoriana fu un’epoca di ossessioni e fascinazioni. Tra queste, l’orchidelirium spicca come un fenomeno tanto romantico quanto spietato. La scoperta di orchidee esotiche in terre lontane accese l’immaginazione dell’aristocrazia e della borghesia emergente. La loro bellezza aliena, combinata con la difficoltà di coltivarle, le rese uno status symbol irresistibile.
Collezionare orchidee divenne una mania: si costruivano serre costosissime per imitare i climi tropicali, mentre esploratori e botanici, spesso finanziati da nobili mecenati, rischiavano la vita in giungle inesplorate per trovare esemplari unici. Le spedizioni erano vere avventure, ma anche tragedie: molti viaggiatori morirono per malattie, incontri con animali selvatici o semplicemente per l’imperdonabile ostilità della natura.
Alcuni esemplari di orchidee raggiungevano cifre astronomiche nelle aste private, e il furto o la distruzione di serre rivali non erano rari. Era un mondo dove il desiderio di possedere il raro si mescolava ad un senso quasi sacro di sfida verso la natura stessa.
Orchidelirium ambienta le sue storie proprio in questo periodo di delirio e mania nobiliare REALMENTE esistito.
Segreti e misteri delle Orchidee
Per giocare a Orchidelirium servono due dadi da sei facce e, come anticipato, un mazzo di carte francesi.
I cacciatori di orchidee sono definiti dai loro averi, gli oggetti che portano con sé, e dai loro servitori. Questi elementi non sono solo utili per superare le sfide, ma fungono anche da veri e propri punti vita: ogni volta che un ostacolo si rivela troppo arduo, un servitore o un oggetto può essere sacrificato per continuare l’avventura.
Per rappresentare l’esplorazione necessaria al ritrovamento delle orchidee, Orchidelirium utilizza le carte come strumento di creazione narrativa. Il manuale include una plancia, scaricabile comodamente anche online, che suddivide gli ostacoli in sei categorie evocative: Tempeste, Sentieri, Missive, Abitanti, Terreni e Padroni. Gli scenari base offerti dal gioco includono tabelle di esempio per ogni categoria, fornendo spunti narrativi che si intrecciano alla pesca delle carte e trasformano ogni spedizione in una storia unica.
Non tutti gli ostacoli sono prove da superare, bensì alcuni possono trasformarsi in occasioni per far fiorire ricordi ai personaggi, e altri come occasioni per riscuotere ricompense. Il gioco suggerisce un equilibrio di 3 ostacoli, 2 ricordi e 1 ricompensa ogni sei prove.
Ogni scenario contiene quattro orchidee, ognuna associata a un mistero e a un “custode”, che fungerà da avversario. Ogni carta ostacolo pescata di un seme è un indizio in più sulla natura e sul mistero che circonda un’orchidea. Quando si pesca l’asso di un seme, si arriva al confronto finale: l’incontro con l’orchidea stessa. Questo contribuisce a rendere la scoperta emozionante e carica di significato, specialmente per i gruppi che apprezzano una narrativa emergente e flessibile.
Tuttavia, questa stessa flessibilità risulta anche il punto debole del sistema. La pesca casuale delle carte rende l’esperienza fortemente aleatoria: un asso può arrivare troppo presto, prima che siano state accumulate abbastanza tracce per costruire una storia solida. Questo rischio di “accorciamento narrativo” può spezzare l’immersione, lasciando la sensazione di una storia incompleta o forzata e dove la dama fortuna detta legge. Giocando il sistema, ho sentito il bisogno di controllare o ritardare l’uscita di alcuni assi, per mantenere una coerenza narrativa e un maggior senso di gratificazione.
Nonostante la sua carenza meccanica, l’approccio di Orchidelirium riflette con molta poesia e bellezza il tema dell’esplorazione: un viaggio non è mai del tutto prevedibile, ed è poetico lasciarsi guidare dal destino delle carte.
Florilegi
La veste grafica di Orchidelirium è un autentico gioiello che cattura subito l’occhio. Dal formato compatto A5, perfettamente in linea con l’eleganza discreta dell’epoca vittoriana, all’uso curato dei font e degli ornamenti, ogni elemento del manuale è studiato per immergere i giocatori nel mondo di ossessione e mistero attorno alle orchidee. I florilegi e le grafiche, ispirate ai libri e alle stampe del XIX secolo, arricchiscono ulteriormente l’atmosfera.
Nonostante l’assenza di illustrazioni convenzionali, Orchidelirium riesce a mantenere, grazie alla sua impaginazione, una lettura snella e leggera.
La plancia di gioco e le schede riassuntive dei personaggi, con il loro design chiaro ma ricco di dettagli, contribuiscono non solo a una facile gestione del gioco, ma anche a rafforzare il tema estetico. Anche i colori, con le loro tonalità delicate e vittoriane, risultano armoniosi e rafforzano l’identità visiva del gioco. Complessivamente, si ha la sensazione di sfogliare un’opera che è più di un semplice manuale: un invito a entrare in una narrazione elegante e poetica, tanto quanto simbolica.
Esploratori del Gargano
Dimenticate i viaggi di Goethe. Dimenticate gli scontri e i sotterfugi per l’Italia unita. Il Gargano non è Roma nelle mani del Papa, né Napoli sottratta ai Borboni: è un promontorio più duro dei briganti nei boschi e più antico degli eremi tra i dirupi. Preferite pregare per una via sicura tra i monti o rischiare una pallottola tra le grotte a picco sul mare?
Per provare il gioco, abbiamo deciso di ambientare la sessione nello scenario proposto del nostro Gargano, una terra di mistero e bellezza incontaminata.
I cacciatori di orchidee, accompagnati dai loro fedeli servitori, hanno intrapreso il viaggio partendo dai confini meridionali della Foresta Umbra. Lasciatisi alle spalle gli antichi faggi secolari, si sono diretti verso il Castello di Monte Sant’Angelo e l’Abbazia di Santa Maria, esplorando coste, grotte e sentieri avvolti dal silenzio e dallo scirocco.
Durante le prime esplorazioni, il gruppo ha raggiunto villaggi abbarbicati sulla scogliera, ancora feriti dalla recente unità d’Italia. Qui, l’ostilità verso gli stranieri ha reso l’accoglienza fredda e diffidente: voci inquietanti sui cacciatori hanno iniziato a diffondersi rapidamente tra gli abitanti. Allertati dalla crescente tensione, i cacciatori hanno proseguito il loro cammino con cautela, fino a imbattersi in una processione di flagellanti in onore di San Michele, un rituale che ha evocato in loro ricordi di terre lontane e altrettanto intrise di fervore religioso.
Proprio in quel contesto, hanno sentito per la prima volta parlare di Don Nicola, l’abate dell’Abbazia di Santa Maria, una figura di grande rispetto tra i locali. Il viaggio ha portato i cacciatori nei pressi degli eremi circostanti l’abbazia, luoghi carichi di memorie di brigantaggio e pericoli celati. Qui, hanno scoperto la tomba di Zambro, un noto capo brigante recentemente giustiziato, e con essa le prime tracce di un mistero più grande.
Ma è stato il destino (o forse la divina provvidenza?) a guidarli quando, dopo aver superato solo pochi ostacoli, dal mazzo è stato pescato l’asso del seme dominante. Essendo l’introduzione immediata dell’orchidea problematica, se non addirittura non funzionale, ho deciso di ritardarla e introdurre l’avversario.
L’abate, sceso dall’abbazia, si è subito mostrato sospettoso, riempiendo i cacciatori di domande e cercando di sviare le loro intenzioni. Offrendo ospitalità e una cena all’abbazia per ripararsi dal maltempo in arrivo, ha tentato di nascondere ciò che sapeva. I cacciatori, accettando l’invito con finta cortesia, hanno sfruttato la situazione per sottrargli una mappa: un prezioso indizio che indicava il luogo in cui Zambro aveva nascosto il suo tesoro, “là dove i fiori crescono”.
Con la mappa in mano, il gruppo si è affrettato verso il luogo indicato, un eremo nascosto tra assi di legno marcio e crolli dimenticati dal tempo. Al suo interno, bauli pieni di ricchezze giacevano accanto a orchidee rare e preziose. Mostrando una lungimiranza che avrebbe salvato loro la vita, i cacciatori hanno deciso di prendere solo le orchidee, lasciando il tesoro alle spalle.
All’uscita, però, si sono trovati di fronte l’abate, accompagnato da carabinieri armati, pronto ad arrestarli per furto. Prima che la situazione degenerasse, i cacciatori hanno mostrato un mandato ufficiale della Regina Vittoria (uno degli averi di un membro del gruppo), guadagnandosi la possibilità di lasciare il tesoro all’abate e alle autorità.
Tuttavia, con astuzia e sano egoismo, hanno avvisato i briganti nascosti tra le fronde del tesoro abbandonato. Lasciandosi alle spalle il rumore di spari e scontri tra forze armate e briganti, i cacciatori sono infine tornati a casa con il loro bottino: le orchidee, simbolo della loro abilità e intraprendenza.
Orchidelirium è un gioco dalla grande poesia e dall’atmosfera coinvolgente e romantica. Andare a caccia di orchidee, navigando per territori geografici e culturalmente complessi, contro ostacoli e tranelli, armati soltanto di averi e ricordi è un’esperienza unica nel panorama dei giochi di ruolo e lascia senza dubbio il segno. Peccato che la qualità dell’intreccio e della sessione dipenda troppo dai capricci della dea bendata.
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