Si è appena conclusa la lotta in tribunale tra The Pokémon Company e una software house cinese con il risarcimento di milioni di dollari.
Pokémon è il marchio di produzione più redditizio al mondo grazie alla sua enorme catena di montaggio costruita negli anni partendo dai primi videogiochi di fine anni ’90 fino ad arrivare ai giorni nostri con serie animate, spin-off per piattaforme Nintendo e mobile, gadget, peluche, articoli di merchandising, carte da gioco e chi più ne ha più ne metta: proprio per questo motivo non è mai una buona idea sfidarlo a livello legale.
Negli anni, proprio per via dell’enorme successo di Pokémon, sono nati tantissimi prodotti contraffatti che cercavano di scimmiottare le creazioni di Game Freak con il tentativo di attirare il pubblico meno esperto: non parliamo solamente di prodotti di merchandising nelle fiere e nei mercatini dell’usato, ma anche veri e propri giochi che utilizzano i Pokémon senza consenso violando più volte le leggi sul diritto d’autore.
In diversi casi la creazione di software a tema Pokémon senza il consenso della casa madre veniva fatta “a fin di bene” per creare hack rom o fan game a tema mostriciattoli tascabili cercando di creare trame e gameplay diversi da quelli originali, mentre in tanti altri casi si parla semplicemente di furto di assets e modelli dai giochi Pokémon che vengono inseriti all’interno di software per accalappiare il pubblico creando pubblicità ingannevole: proprio uno di questi casi ha fatto infuriare The Pokémon Company.
The Pokémon Company si scaglia contro uno sviluppatore cinese che dovrà sborsare 15 milioni di dollari
The Pokémon Company, qualche giorno fa, ha annunciato di aver vinto la causa contro uno sviluppatore cinese che nel 2015 ha ideato un gioco mobile utilizzando modelli 3D, assets ed elementi protetti da copyright: all’interno del software incriminato, infatti, non solo appariva Pikachu come icona, ma nelle varie pubblicità apparse sul web e anche all’interno del gioco stesso erano presenti tantissime creature e personaggi ideate da Game Freak e TPC come ad esempio il protagonista dell’anime Ash Ketchum.
Il gioco in questione si chiamava Pocket Monster Reissue, il cui stesso titolo in realtà è una violazione di copyright dato che “Pokémon” in lingua originale è riportato proprio come Pocket Monster; al momento chiaramente è stato rimosso dagli store, ma anche il gameplay non era troppo dissimile dai giochi di Game Freak dato che anche questo software mobile cinese era un gioco di ruolo con combattimenti a turni.
The Pokémon Company ha scelto di agire per vie legali proprio perché Pocket Monster Reissue, secondo il report della join venture giapponese, avrebbe guadagnato 42 milioni di dollari in un solo anno utilizzando materiale protetto da copyright; la causa è andata avanti per diverso tempo fino a quando TPC non ha dichiarato la sua vittoria con lo sviluppatore cinese che dovrà sborsare 15 milioni di dollari di risarcimento alla casa di Pokémon.