La storia sembra essere iniziata tra l’Aprile 2017 e l’Aprile 2018, quando TIM, insieme alle altre principali compagnie di telecomunicazione italiane, come Vodafone, Fastweb, WindTre e Sky, decisero di emettere fatture non più ogni fine mese, ma ogni 28° giorno, a fini specificatamente di lucro. Infatti i giorni mancanti nel mese non venivano eliminati dal conteggio, ma piuttosto si faceva iniziare dal 29° giorno la mensilità successiva; alla fine dell’anno, i consumatori si trovavano a pagare una tredicesima rata imprevista. Ecco come la situazione si è conclusa.
TIM condannata ad un risarcimento milionario
La sentenza della Corte di Cassazione, pubblicata il 15 Febbraio, parla chiaro: il ricorso di TIM contro Movimento Consumatori per quanto riguarda la fatturazione a 28 giorni viene respinto; TIM sarà costretta a pagare un risarcimento ai propri clienti di oltre 200 milioni di euro. Lo annunciava Movimento Consumatori, il 16 Febbraio, pubblicando sulla propria piattaforma il testo della sentenza, che confermava le decisioni prese dal Tribunale e dalla Corte d’Appello di Milano, che si erano già pronunciate sulla questione accertando l’illegittimità della fatturazione a 28 giorni, utilizzando come linea guida una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del Giugno 2023.
Il Segretario Generale di Movimento Consumatori, Alessandro Mostaccio, si è pronunciato sulla questione, affermando: “Nonostante sia sempre stato chiaro che la fatturazione a 28 giorni era fin dalla sua prima applicazione illegittima, TIM ha vanamente cercato di difendere i propri introiti illeciti in tutti i gradi di giudizio. In un mercato corretto, gli utenti dovrebbero potersi fidare della lealtà delle aziende con cui stipulano contratti di fornitura, senza doversi trasformare in provetti avvocati. Queste pratiche commerciali scorrette minano profondamente la fiducia dei consumatori e per le aziende telefoniche sarà difficile recuperarla.”
Secondo quanto affermano gli avvocati che hanno assistito Movimento Consumatori, Paolo Fiorio e Corrado Pinna, i consumatori danneggiati dalla fatturazione a 28 giorni di TIM ammonterebbero a circa 9.380.055, a cui spetterà un rimborso medio individuale di circa €28,9 euro. Il danno complessivo per i consumatori supererebbe dunque i €250 milioni di euro. Secondo i legali, nonostante ci fosse stato un provvedimento AGCOM che aveva intimato a TIM la restituzione delle somme, l’azienda aveva rimborsato poco meno di €19 milioni, meno del 10% dei consumatori danneggiati.
La Corte di Cassazione ha dunque rigettato il ricorso di TIM, che contestava il divieto di fatturazione a 28 giorni come lesivo dei propri interessi e della propria autonomia imprenditoriale. Adesso l’azienda dovrà restituire tutti i corrispettivi di telefonia fissa versati dai clienti secondo questa modalità; secondo Movimento Consumatori attraverso l’invio di una lettera raccomandata ai consumatori che hanno esercitato il diritto di recesso, per informarli del loro diritto alla restituzione. Beffa oltre il danno, se così si può dire, per TIM che è stata condannata anche al pagamento delle spese processuali, per un totale di circa €7200 euro.