Uno, due, tre, stai là, se vuoi vincere oltre 4 milioni di dollari! Netflix ha lanciato la sfida a 456 persone comuni provenienti da paesi anglofoni, accuratamente selezionate per partecipare a questa versione reality dell’amatissima serie sudcoreana Squid Game.
Abbiamo avuto accesso in anteprima ai primi 5 episodi su 10 di Squid Game: La Sfida, che sarà disponibile sulla piattaforma a partire dal 22 novembre, quindi ve ne parliamo un po’ (senza spoiler) in attesa del rilascio ufficiale che porterà anche noi a scoprire chi si aggiudicherà l’incredibile montepremi finale.
Ispirato alla serie originale… ma con le sue sorprese
Il primo episodio si apre subito con un cameo all’originale Squid Game, dando un paio di scorci su alcuni dei concorrenti, fermi sul ciglio della strada in attesa del furgoncino che li porterà all’arena di gioco. Il set sembra essere proprio quello della serie fenomeno che ha conquistato il mondo, tra le tute verdi numerate dei concorrenti e l’iconica bambola del primo gioco nel quale veniamo catapultati nei primissimi minuti.
La prima scrematura infatti è necessaria a rendere chiaro a tutti sin da subito che ogni attimo potrebbe essere l’ultimo all’interno del programma, e anche l’ultimo di un sogno del valore di 4.560.000 dollari. La direzione artistica è riuscita a ricreare quel legame empatico tra spettatori e giocatori, grazie anche alla scelta scenografica di eliminare i concorrenti lanciando loro contro una pallottola di vernice nera al cuore e lasciandoli stramazzare al terreno. Questo dettaglio, aggiunge un interessante tocco stilistico a quello che altrimenti potrebbe dare l’effetto del classico gioco a premi basato su challenge di vario genere come Takeshi’s Castle o Wipeout. La partenza potrà sembrare una ricreazione pedissequa della serie sudcoreana, traendo in inganno gli stessi giocatori, ma presto le cose si faranno molto più interessanti con giochi e sfide inedite che metteranno in crisi alleanze e strategie pregresse.
I momenti di gioco si alternano a spezzoni di interviste private ai giocatori, che mostrano il loro vero carattere, le loro storie e motivazioni, generando simpatia o antipatia nello spettatore che si ritrova così più e più volte a parteggiare per l’uno o l’altro concorrente. Solitamente in questi programmi, si tende a focalizzarsi su un paio di figure centrali che andranno parecchio avanti nel gioco, ma Squid Game: La Sfida sembra bilanciare molto bene lo screentime dei concorrenti, lasciando che tutti possano sentirsi una parte rilevante dello show almeno per un po’.
Rivalità e alleanze in un contesto deumanizzante
Ovviamente, alcuni personaggi spiccheranno sempre più di altri, chi per il proprio taglio di capelli particolare, chi per l’età, per i legami con altri giocatori (ci sono coppie di amici, madre e figlio, ecc.) o la spiccata abilità nei giochi e nella leadership. Tuttavia, ci siamo ritrovati già nelle prime puntate a simpatizzare per chi alla fine non ce l’ha fatta poco dopo o a cambiare opinione su qualche giocatore una volta scoperta la loro storia. La regia ha magistralmente creato un’alternanza di emozioni che riesce a coinvolgere lo spettatore e a lasciarlo sulle spine, in attesa di scoprire cosa succederà nella prossima sfida… o anche quando sarà la prossima sfida visto che tante challenge sono a sorpresa.
Il gioco è imprevedibile e spietato, deumanizzante sotto diversi aspetti, in particolare quando si conteggiano gli eliminati e il gigantesco salvadanaio al centro della sala comune si riempie, trasformando quelli che prima erano giocatori (rivali, alleati, amici) in venali mazzette di banconote. È l’esperimento sociale perfetto per valutare il comportamento umano in una lotta tutti contro tutti: le alleanze risultano utili nei giochi di squadra, ma se appaiono come troppo forti possono essere una minaccia per chi non ne fa parte e divenire una facile preda. C’è chi si crea un personaggio per mettersi in mostra davanti alle telecamere, chi fa il doppiogioco, chi si allea per amicizia o chi in realtà pensa solo a sé, chi è troppo sensibile e chi perde lucidità sotto stress, insomma, uno spettro completo dell’emotività umana e delle sue sfaccettature.
Doppiato interamente in italiano, lo show fluisce piacevolmente come la serie originale, ma conserva la sua natura di documentario, mantenendo in sottofondo l’audio originale che lascia percepire i toni reali delle persone coinvolte. Forse, unica pecca, avremmo amato ancor più il gioco con una varietà di culture maggiore, invece la prevalenza dei concorrenti proviene dall’America o dall’Inghilterra. Impeccabile anche la colonna sonora, che – per restare in tema coi videogiochi che caratterizzano la nostra testata – sembra presa da Fallout 76, con brani jazz di metà Novecento che si inseriscono nei momenti più impattanti della competizione, creando un contrasto simile a quello di Arancia Meccanica, La Casa di Carta e lo stesso Squid Game in primis.
Per ora, Squid Game: La Sfida ci lascia con un’immensa curiosità di scoprire cosa ci sarà oltre il cliffhanger finale della quinta puntata – ogni episodio finisce con qualche colpo di scena, ma le abbiamo viste tutte di fila senza interruzioni quindi solo adesso si percepisce appieno quel senso di incertezza e attesa che i producer hanno voluto creare. I giocatori diventano sempre meno, il cerchio si stringe e chi prima era amico diventa una minaccia, un ostacolo tra sé e quei milioni che potrebbero cambiare la propria vita. Chi sarà il vincitore finale, ma soprattutto quali legami verranno infranti, quali alleanze tradite e quali sfide lasceranno un segno indelebile nella coscienza dei superstiti?