Un telescopio, ormai andato in pensione, di proprietà della NASA ha portato a termine un’incredibile scoperta sugli esopianeti.
Lo studio dell’Universo ha portato all’attenzione della NASA e, in generale, di tutta la comunità scientifica la presenza nello spazio aperto di numerosi corpi celesti, anche molto diversi da quelli che sono presenti vicini a noi all’interno del Sistema Solare.
Tra i corpi celesti più affascinanti e che maggiormente richiamano l’attenzione dei ricercatori ci sono sicuramente gli esopianeti.
La parola “esopianeta” è stata citata diverse volte all’interno di ricerche e articoli scientifici, ma non tutti sanno cosa voglia dire esattamente.
Per esopianeta si intende un pianeta che si trova al di fuori del Sistema Solare, dunque un pianeta che non fa parte del gruppo che tutti noi conosciamo, composto dalla Terra, Marte, Mercurio, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Venere.
Gli esopianeti sono molto importanti per lo studio scientifico sull’Universo dato che possono fornire diverse informazioni sulla creazione di questi corpi celesti e, come già è capitato in passato, si potrebbe trovare un pianeta gemello alla nostra Terra.
In questo modo non solo gli scienziati possono capire come si sia formata la Terra, ma comprendere se nello spazio aperto si possa trovare un pianeta in grado di ospitare la vita.
Un telescopio in pensione della NASA fa un’incredibile scoperta
Proprio per quanto detto in precedenza, l’attenzione della NASA nei confronti degli esopianeti è massima e dunque ogni scoperta che viene fatta riguardo questo tipo di corpi celesti è considerata molto importante.
Negli ultimi giorni, a proposito di questo argomento, è stata fatta una nuova scoperta che riguarda proprio la categoria degli esopianeti.
L’aspetto più curioso di questa scoperta, al di là del risultato stesso della ricerca, è che è stata fatta attraverso un telescopio che ormai era in pensione.
La scoperta, infatti, è stata portata a termine dal telescopio spaziale Kepler, lanciato esattamente il 7 marzo del 2009 per cercare pianeti simili alla Terra, la cui missione si è conclusa nel 2018.
Nonostante siano passati 5 anni dalla fine della missione, adesso sono state analizzate nuove scoperte.
Recentemente sono stati studiati i dati della missione Kepler e gli scienziati della NASA sarebbero arrivati a una conclusione abbastanza significativa, ovvero avrebbero scoperto come mai c’è una netta differenza per quanto riguarda le dimensioni dei diversi esopianeti.
Proprio grazie ai risultati del telescopio in pensione la NASA avrebbe poi fornito una spiegazione del fenomeno.
Esopianeti che differiscono nelle dimensioni: il motivo sarebbe questo
Gli esopianeti, così come i pianeti del Sistema Solare, possono essere di varie dimensioni e vengono classificate per praticità in rapporto ai pianeti che già conosciamo.
Ad esempio esistono le super-Terre, i Giovi caldi, i sub-Nettuni e così via, ma nell’ultimo periodo i ricercatori avevano notato una strana carenza di esopianeti di dimensione compresa tra super-Terra e sub-Nettuno, ovvero con grandezza pari a 1,5-2 volte quella della Terra.
Il team di ricercatori, esaminando i dati della missione Kepler, ha riscontrato una grande presenza di sub-Nettuni, ovvero di pianeti con una massa simile a quella di Nettuno, ma con raggio minore.
Una presenza così massiccia di pianeti della stessa dimensione ha portato gli scienziati a ipotizzare che diversi esopianeti hanno perso la loro massa e si sono rimpiccioliti nel tempo.
Il motivo di questo fenomeno sembra essere attributo al nucleo di questi esopianeti.
I nuclei caldi di questi esopianeti, infatti, avrebbero emesso delle radiazioni in grado di spingere via l’atmosfera di questi pianeti disperdendola nello spazio aperto.
La prima ipotesi è stata quella della fotoevaporazione, ma si tratta di un fenomeno che si verifica maggiormente sui pianeti giovani, mentre gli esopianeti in questione sono certamente più vecchi di centinaia di milioni di anni.