L’Unione Europea reagisce durante alla comparsa di contenuti pro-Hamas sulla più nota piattaforma di Meta con un ultimatum secco: Mark Zuckerberg ha 24 ore per rispondere.
Sono mesi difficili un po’ per tutti, specie per chi nel mondo desidera soltanto la comparsa di una duratura ed efficace pace, di quelle che permettono a tutti di vivere con un rispettabile grado di tranquillità. La nuova esplosione del conflitto israelo-palestinese ha nuovamente messo in difficoltà gli equilibri geopolitici del mondo, già pesantemente toccati da tutto ciò che riguarda le continue tensioni che si gonfiano e sgonfiano tra Russia e Ucraina.
I social network chiaramente non stanno a guardare: in questi momenti specifici diventano veicoli per le comunicazioni e diventano anche macchine per la propaganda; proprio all’interno di questo contesto estremamente spinoso ricompare la figura di Mark Zuckerberg, il fu-più giovane miliardario del mondo alle prese con la continua discesa del suo colosso mediatico dalle uova d’oro.
Facebook è ancora una fucina di news false
Questo mercoledì Thierry Breton, commissario regolatore per l’unione europea, ha condiviso una lettera indirizzata al CEO di Meta con dentro indicazioni molto chiare: Zuckerberg deve fare particolare attenzione e rimuovere la disinformazione sui temi caldi del momento che al momento vanno per la maggiore all’interno delle sue piattaforme; all’interno della stessa lettera, visualizzabile per intero presso questo link, ci sono riferimenti diretti al conflitto israelo palestinese e alle prossime elezioni nazionali che si svolgeranno in una pletora di stati diversi.
La siamo venuti a conoscenza di segnalazioni di un numero significativo di contenuti “deep fake” e / o manipolati che sono circolati sulle vostre piattaforme; alcuni di questi contenuti ancora risultano online al momento. La invito a informare senza ritardi sui dettagli delle misure che avete preso per mitigare questi “deepfake”, complice anche la vicinanza delle prossime elezioni in Polonia, Olanda, Lituania, Belgio, Croazia, Romania, Austria e del Parlamento Europeo
Breton, nella sua lettera, è particolarmente chiaro: L’Unione Europea ha riscontrato un triste ma inevitabile aumento nella creazione e condivisione tanto di materiale illegale quanto di disinformazione su certe piattaforme; in questo caso la vaghezza rende ancor più spinosa la faccenda perché Meta, da proprietaria di alcune delle piattaforme del mondo, ha davvero poco di cui stare tranquilla.
A fare da leva è la recentemente approvata legge chiamata Digital Services Act secondo cui Meta sarebbe direttamente responsabile per il monitoraggio e la rimozione attiva dei contenuti illegali per gli standard europei, come ad esempio filmati, foto o elementi multimediali che ritraggono atti terroristici o discorsi d’odio.
All’interno della lettera condivisa da Thierry Breton troviamo anche i protocolli che l’Europa ha intenzione di attivare in caso non ci sia l’attiva volontà di Meta di attivarsi a tal proposito: una lunga serie di multe salatissime che potrebbero equivalere al 6% dei ricavi annuali della compagnia: quasi due miliardi di dollari.
La lettera si conclude con un chiaro invito alla risposta per Zuckerberg, che deve in qualche modo comunicare all’Unione Europea le sue intenzioni entro 24 ore dalla ricezione.
Nemmeno Musk è al sicuro
Questa non è l’unica mossa portata avanti da Breton durante il corso di quest’ultimissimo periodo: solo il giorno prima il tecnico Europeo aveva contattato Elon Musk per specificargli la posizione non esattamente idilliaca di X, anch’esso colpevole di essere un luogo dove condividere questo genere di contenuti (che ricordiamo sono illegali per le leggi dell’Unione) è diventato sempre più facile.
Ad aggravare la posizione di Musk ci sono anche delle segnalazioni fatte da utenti di rilievo nella piattaforma; queste ultime sono andate a vuoto ed hanno, in un certo senso, aggravato ulteriormente la posizione del magnate sudafricano. Se a questo aggiungiamo anche le risposte dirette fatte dall’account di Musk contro il thread aperto da Breton sulla questione, in cui sostanzialmente vediamo il miliardario fare finta di niente nonostante le indicazioni precise tanto del tecnico Europeo quanto di altri utenti della piattaforma, la situazione sembra davvero spinosa.
Zuckerberg, d’altro canto, ha condannato pubblicamente gli attacchi di Hamas contro Israele con una storia Instagram definendo il fatto come un esempio di pure evil; l’elemento chiave resta piuttosto il capire come farà muovere la sua gigantesca azienda nei confronti di questo genere di contenuti, alla ricerca di una posizione sicura con cui poter continuare a operare senza alienarsi una parte dell’utenza.