Diciamocelo, i colossi del digitale spesso fanno parlare di sé non tanto per recenti sviluppi positivi, quanto invece per le infinite nuove trovate per aumentare i guadagni. Questa volta, Meta deve vedersela con un nuovo provvedimento europeo riguardo le pubblicità targettizzate.
Fatta la Legge, trovato l’Inganno
Secondo il Wall Street Journal, Meta pianificherebbe di offrire un servizio in abbonamento agli utenti Europei di Facebook e Instragram, piuttosto che mostrare le classiche pubblicità. Questa nuova trovata è frutto di un recente provvedimento UE, e delle discussioni tra Meta e i garanti della privacy Irlandese e della competizione digitale a Bruxelles. Tale provvedimento richiederebbe di ricevere da ogni utente il consenso informato prima di proporre pubblicità targhettizzate, andando dunque ad inficiare i guadagni del colosso tecnologico.
Secondo indiscrezioni infatti Meta prevederebbe di introdurre, solo in Europa, un abbonamento mensile intorno ai €10 per l’uso ad-free di Instagram o Facebook da desktop, a cui si aggiungerebbero circa €6 per ogni account aggiuntivo. Da cellulare invece il costo salirebbe a €13 al mese, a detta di Meta per compensare le commissioni degli store di Apple e Google agli acquisti in-app. Chi non fosse disposto a pagare, dovrebbe dunque dare il proprio consenso alle pubblicità targettizzate per continuare ad utilizzare le piattaforme Meta.
Non è chiaro però se le autorità dell’Unione Europea reputeranno questo piano rispettoso delle leggi Europee vigenti, oppure se insisteranno a che Meta offra una versione più economica, o addirittura gratuita ma senza app direzionate, in modo da rispettare la privacy degli utenti online. Lo stesso prezzo della versione ad-free potrebbe far storcere il naso alle autorità competenti, che potrebbero reputarlo un mezzo di Meta per forzare la mano agli utenti. Fatto sta che adesso Meta dovrà fare i conti con le regolamentazioni UE, che prevedono anche che un utente, qualora rifiuti il consenso all’utilizzo dei dati personali, possa comunque accedere ad un determinato servizio.
Un cambio di prospettive?
Non c’è bisogno di milioni di dollari per connettere le persone che utilizzano i nostri servizi Mark Zuckerberg, 2018
La scelta di introdurre una “versione a pagamento” è insolita per Meta, il cui CEO Mark Zuckerberg ha sempre dichiarato di voler mantenere i propri servizi gratuiti, e basati sulle pubblicità, in modo da raggiungere il numero più largo possibile di utenti. Nel non troppo lontano 2018 criticava, infatti, in maniera non troppo velata il competitor Apple per le sue pratiche economiche.
Evidentemente qualcosa è cambiato dal 2018, e alla luce di nuovi dati sul modello di business di Meta non stupisce che il colosso di Zuckerberg stia pensando ad una mossa economica del genere: i report economici di Meta infatti dimostrano che la compagnia si poggia in larghissima parte sugli introiti dovuti alle pubblicità. Nel report dei guadagni del secondo quarto dell’anno, pubblicati a Luglio, dei 32 miliardi di dollari generati dalla compagnia, ben 31,5 miliardi erano frutto del flusso economico delle pubblicità.
Evidentemente qualcosa è cambiato dal 2018, e alla luce di nuovi dati sul modello di business di Meta non stupisce che il colosso di Zuckerberg stia pensando ad una mossa economica del genere: i report economici di Meta infatti dimostrano che la compagnia si poggia in larghissima parte sugli introiti dovuti alle pubblicità. Nel report dei guadagni del secondo quarto dell’anno, pubblicati a Luglio, dei 32 miliardi di dollari generati dalla compagnia, ben 31,5 miliardi erano frutto del flusso economico delle pubblicità.
I nuovi provvedimenti europei andrebbero dunque ad intaccare la larghissima parte degli introiti di Meta, che dovrebbe cercare altri modi per compensare la perdita di guadagno dalle pubblicità indirizzate, le cosiddette “pubblicità comportamentali” che utilizzano i dati di navigazione degli utenti per arrivare a specifiche persone.-