Sono giorni che il mondo dello sviluppo videoludico, che si tratti di majors o di sviluppatori indie, è stato scosso dall’annuncio shock di Unity di introdurre un nuovo sistema di monetizzazione basato sul numero di download di un titolo.
Questo nuovo piano è stato accolto con indignazione dalla maggior parte delle case di sviluppo che utilizzano l’engine Unity, che si sono dette stupite e amareggiate da una scelta così poco oculata da parte del colosso Unity.
Il mercato videoludico in shock
Per chi non fosse aggiornato sulla questione, settimana scorsa una comunicazione ufficiale da parte di Unity Technologies annunciava un nuovo sistema di revenue: Un tracker interno al software Unity registrerebbe il numero di download di un titolo, per determinare quando la cosiddetta “Unity Runtime Fee” entri in gioco. Per chi utilizza le versioni Personal e Plus, la soglia sarebbe di $200.000 dollari in vendite nei precedenti 12 mesi, e almeno 200.000 installazioni totali; per le versioni Pro ed Enterprise la soglia salirebbe a $1.000.000 dollari e almeno 1.000.000 installazioni. I primi pagherebbero $0.20 centesimi per ogni ulteriore installazione, mentre i secondi tra gli $0.01 e $0.15 centesimi in base al piano
La situazione si è fatta subito molto calda: molti developer hanno annunciato l’intenzione di lasciare Unity se i piani fossero continuati, altri hanno messo in dubbio il metodo con cui Unity riuscirebbe a tracciare accuratamente le installazioni, come la compagnia riuscirebbe ad escludere installazioni fraudolente mirate a danneggiare gli sviluppatori, o ancora come potrebbero escludere le demo o i bundle di beneficenza.
L’annuncio ha messo così in crisi il mondo videoludico che Unity è stata costretta a chiudere temporaneamente multipli uffici, in risposta a minacce ricevute contro lo staff nelle sedi di San Francisco e Austin, su cui le autorità hanno iniziato ad indagare; minacce che si sono rivelate successivamente opera di un impiegato Unity piuttosto che di malintenzionati esterni.
Arrivano le scuse
We have heard you. We apologize for the confusion and angst the runtime fee policy we announced on Tuesday caused. We are listening, talking to our team members, community, customers, and partners, and will be making changes to the policy. We will share an update in a couple of… — Unity (@unity) 17 settembre 2023
In risposta al contraccolpo ricevuto, Unity ha ceduto il passo con una nuova comunicazione su Twitter / X:
“Vi ascoltiamo. Ci scusiamo per la confusione e l’ansia causate dalla tassa sulle installazioni che abbiamo annunciato Martedì. Stiamo ascoltando, discutendo con i membri del nostro team, le comunità, i clienti e i partner e apporteremo modifiche alla nostra politica. Condivideremo un aggiornamento tra alcuni giorni. Grazie per i vostri feedback sinceri e critici.”
A seguito di questo annuncio Tim Soret, direttore creativo di The Last Night, si è pronunciato in materia, con un tweet in risposta:
Please, either a total revert, or a standard revenue share. Forget about any other kind of convoluted scheme.
Also, respect the TOS of each version, and don’t try ever again any shady maneuver to conceal changes. Just be honest, upfront, reliable. We need stability. Thank you. — Tim Soret (@timsoret) 17 settembre 2023
Soret chiede che si rispettino i TOS, Termini di Servizio, di ogni versione e che dunque questo nuovo modello non sia retroattivo; oltre a chiedere maggiore trasparenza da parte di Unity, che dovrebbe evitare manovre losche per offuscare le proprie decisioni controverse.
Non è chiaro se le scuse di Unity annuncino effettivamente un dietrofront completo su questa scelta tanto controversa, o semplicemente un adeguamento ad una proposta più appetibile ai developer, come ad esempio un sistema più simile ad altri motori commerciali come Unreal Engine. Fatto sta che la fiducia che gli sviluppatori avevano verso Unity è stata incrinata seriamente, e probabilmente sarà necessario più di “modifiche alla nostra politica” per recuperarla.