Nel corso dei precedenti ventitré anni lo studio e l’osservazione dello spazio, oltre ovviamente ai suoi relativi fenomeni, è aumentato a dismisura. Anche le collaborazioni a livello internazionali sono lievitate, permettendo così uno studio trasversale e grossomodo unificato tra le principali agenzie spaziali di tutto il mondo come la NASA oppure l’ESA (European Space Agency). Proprio queste due, assieme alla CSA (Candian Space Agency), hanno lanciato nel 2021 il telescopio James Webb che negli ultimi anni ha permesso di fare chiarezza su alcuni fenomeni spaziali, dove tra gli ultimi abbiamo in questo caso un esopianeta molto particolare.
Telescopio spaziale James Webb, cos’è?
Esso consiste in un telescopio spaziale per l’osservazione astronomica mediante l’uso di raggi infrarossi. È stato completato e lanciato nel 2021 dalla piattaforma di lancio all’interno della Guayana Francese in Sud America. Nello specifico questo strumento altamente tecnologico dovrebbe rimanere in orbita per ben 10 anni, stando agli obiettivi prefissati e dovrebbe permettere di osservare lo spazio e i relativi fenomeni mediante l’uso di raggi infrarossi in grado di notare in maniera più evidente determinati aspetti non visibili a occhio nudo. Prima del suddetto esopianeta, uno degli ultimi fenomeno osservati è stata un’importante supernova.
Ma che cosa si intende con il termine supernova? Stando alla definizione data all’interno del vocabolario Treccani con questo termine si è soliti identificare “una stella che all’improvviso e in misura eccezionale aumenta di luminosità, passando in pochi giorni dal limite di visibilità a una delle prime magnitudini, ed esaurendosi poi nel giro di pochi mesi”. Una delle prime osservazioni del fenomeno venne effettuata nel 1572 da parte di Tycho Brahe. Se volete avere maggiori informazioni a riguardo, vi rimandiamo al nostro articolo dedicato
Il telescopio Webb e gli esopianeti
Ma che cosa si intende con il termine esopianeta? Solitamente si indicano quei “corpi celesti che orbitano intorno a una stella in sistemi simili a quello solare e [per questo] sono chiamati anche pianeti extrasolari”. Questo termine – sempre stando a quanto riportato dall’affidabile Treccani – è stato utilizzato da parte della rappresentante della NASA chiamata Anne Kinney, la quale nel 2004 tenne un’intervista per parlare delle scoperta di alcuni esopianeti molto vicini al nostro sistema solare essendo distanti solamente 33 anni luce.
Soprattutto negli ultimi anni la ricerca di pianeti con caratteristiche simili alla Terra sono aumentate in larga misura, proprio al fine di trovare un altro sistema in cui sia possibile vivere e far sopravvivere la razza umana. Ebbene grazie all’avanzato telescopio James Webb è stato possibile osservare l’esopianeta “K2-18b” – osservato in passato dai telescopi Hubble e Keplero – distante soli 120 anni luce dalla nostra casa. Grazie alle analisi fatte dagli esperti della NASA si è scoperto che la superficie è ricoperta da composti del carbonio. Ciò verrebbe coadiuvato anche dalla presenza del dimteilsolfuro: una molecola che viene creata sulla Terra solo ed esclusivamente da esseri viventi (come per esempio i fitoplancton o le alghe). Proprio per questo K2-18b è stato identificato come candidato papabile a divenire un secondo pianeta Terra abitabile dall’uomo.
Inoltre proprio grazie al suddetto telescopio si è concretamente scoperto come vi siano delle grandi distese d’acqua, paragonabili a degli oceani in tutto e per tutto. Dunque tutti questi elementi, e soprattutto evidenze scientifiche, dimostrano come questo singolare esopianeta possa presentare delle forme di vita al suo interno: probabilmente non intelligenti quanto noi, ma si tratterebbe in ogni caso di esseri viventi con processi biologici.