Dei pianeti liberi da qualunque orbita che vagano senza meta nella nostra galassia? Appena scoperti e sono tantissimi
Tutti conosciamo le caratteristiche principali di qualunque pianeta: un corpo celeste grande, rotondo e in orbita attorno a una stella. Pur se estremamente diversi l’uno dall’altro, i principali mondi “alieni” che conosciamo non si distaccano eccessivamente per comportamento dalla nostra cara vecchia Terra.
Eppure, un tutti i pianeti sono così disciplinati, anzi, alcuni si comportano come delle vere e proprie canaglie.
Pianeta “canaglia”
C’è un’altra categoria di pianeti – che probabilmente è sfuggita alla vostra maestra – che soddisfa solo in parte la definizione canonica che tutti abbiamo di questi corpi celesti.
Nel corso degli anni, gli scienziati hanno trovato mondi che sembrano vagare da soli nello spazio senza meta, chiamati pianeti canaglia, “rogue” in inglese. Non è un caso che uno dei personaggi principali dell’intera saga di Star Wars, il capitano Han Solo, si definisca più volte proprio in tale modo: un fuorilegge solitario che vaga per la galassia senza una meta precisa e senza un ideale.
Ecco, i pianeti in questione si comportano quasi esattamente allo stesso modo: vagano per la galassia senza un’orbita precisa, senza una stella intorno a cui girare, pianeti liberi, sciolti… canaglie.
E non sono pochi
Una nuova ricerca della NASA, condotta in collaborazione con l’Università di Osaka in Giappone, propone che questi pianeti vaganti isolati non siano una semplice eccezione alla regola, ma che siano di gran lunga superiori ai pianeti che hanno una o più stelle ospiti a guidarli.
Il team ritiene che la nostra galassia contenga un numero di pianeti vaganti 20 volte superiore a quello delle stelle: si tratta di trilioni di nomadi spaziali senza stelle. Sebbene gli scienziati abbiano già tentato di stimare la popolazione di questi mondi orfani, il nuovo studio è il primo sensibile all’individuazione di pianeti relativamente leggeri come la Terra.
Mentre le ricerche precedenti avevano individuato pianeti vagabondi delle dimensioni di Giove, il team ha sorprendentemente scoperto che i pianeti solitari delle dimensioni della Terra erano molto più comuni, ha dichiarato in un comunicato Takahiro Sumi, astrofisico dell’Università di Osaka.
Cacciatori di tagl… di pianeti
L’indagine è stata condotta per nove anni presso il Mount John University Observatory in Nuova Zelanda, utilizzando le cosiddette tecniche di microlensing. I risultati appariranno in due articoli su The Astronomical Journal. Il primo descriverà la scoperta di un pianeta canaglia della stessa massa della Terra. Il secondo presenterà l’analisi secondo cui i pianeti canaglia sono sei volte più abbondanti dei pianeti legati alle stelle come la Terra.
Il microlensing, basato sull’effetto lente gravitazionale, si verifica quando il pianeta canaglia si allinea con una stella sullo sfondo. Il pianeta in primo piano deforma leggermente il tempo e lo spazio che lo circonda.
La NASA usa spesso l’analogia di una palla da bowling posta su un materasso di gommapiuma o su un trampolino per illustrare come si piega il tessuto dello spaziotempo. La luce proveniente dalla stella di sfondo, che altrimenti viaggerebbe in modo rettilineo, si curva e viene distorta quando passa attraverso lo spaziotempo deformato.
Questo fenomeno naturale a volte crea anche delle copie, proprio come uno specchio di casa può creare più immagini irregolari. Gli astronomi sono ormai esperti nell’individuare le lenti gravitazionali nel cielo. Queste peculiarità rivelano la presenza di un pianeta libero.
Una canaglia è solo una stella che non ce l’ha fatta
Gli scienziati stanno ancora cercando di capire cosa fa diventare un pianeta canaglia. I pianeti più piccoli non sono legati in modo così forte alle stelle che li hanno generati, quindi la probabilità di uscire dall’orbita è maggiore. Questa è una spiegazione di come i pianeti possano finire in viaggi solitari attraverso il cosmo.
Un’altra è che questi pianeti isolati siano stati tentativi falliti di diventare stelle, forse troppo piccole per produrre luce propria, anche se questo concetto funziona meglio per spiegare i furfanti di dimensioni maggiori.