Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di intelligenze artificiali che sostituiranno l’uomo, in vari ambiti lavorativi compreso quello artistico. Molti non sono d’accordo con questa visione e adesso, anche uno dei servizi di streaming musicale più usati al mondo, si schiera apertamente.
Intelligenze artificiali che creano musica
Le intelligenze artificiali sono la tecnologia che più fa discutere in questi mesi. Nonostante da anni esistano tanti software che, in un modo o nell’altro, rispondono ai criteri del “machine learning”, solo sul finire del 2022 si è iniziato a parlare di intelligenza artificiale in modo molto più pressante. E ovviamente, il dialogo attorno a questa tecnologia non è immotivato.
Le intelligenze artificiali permettono di eseguire una vasta gamma di lavori, che spaziano da quelli più analitici e meccanici, fino a quelli più artistici e creativi. Proprio sulla creatività si fa un gran parlare, tra chi ritiene queste tecnologie inadatte per compiti creativi, a meno di una costante presenza umana a gestirle.
Tuttavia, le varie sperimentazioni, hanno portato alla creazione di software dedicati a vari tipi di arti. Dopo le polemiche legate a intelligenze artificiali come Midjourney, che permettono la creazione di immagini, semplicemente tramite l’inserimento di poche parole a fare da guida, arriva la polemica legata alla musica creata dalle intelligenze artificiali.
I software che permettono un lavoro del genere sono diversi. Programmi del genere, sono sicuramente rivolti più a musicisti in erba o inesperti nell’ambito della produzione musicale, per cercare di dar una quadra alla loro creatività, nonostante manchino delle conoscenze di base. Altri permettono una diretta emulazione di alcuni stili compositivi, come quello di Mozart o Beethoven.
Molti di questi strumenti sono inoltre open source, e dunque chiunque può accedervi liberamente. I più noti e utilizzati sono:
- Amper Music
- AIVA
- Ecrett Music
- Soundraw
- Boomy
- OpenAI – MuseNet
- Amadeus Code
E proprio di uno di questi si parla, nella questione che vede da una parte Spotify e dall’altra la “musica artificiale”.
Spotify mette al bando le intelligenze artificiali
Come ha riportato il Financial Times negli scorsi giorni, Spotify si è adoperato per rimuovere decine di migliaia di brani creati attraverso l’intelligenza artificiale della start-up musicale Boomy. Spotify è il più grande servizio di streaming musicale al mondo, utilizzato da quasi mezzo miliardo di utenti, di cui 205 milioni tramite abbonamento a pagamento.
La causa che ha portata a questa decisione, a quanto apre, è un sospetto che Spotify ha maturato riguardo il cosiddetto “streaming artificiale”. Il riferimento è a sistemi che immettono bot, che vanno a gonfiare gli ascolti di determinati artisti, falsando i dati.
Le canzoni rimosse, ammonterebbero al momento, a circa il 7% delle tracce caricate dall’app Boomy.
L’allarme tuttavia, non è partito da Spotify stesso ma da Universal Music Group, che, notando delle discrepanze nei numeri relativi ai brani caricati tramite Boomy, ha segnalato il problema non solo a Spotify ma a tutte le piattaforme si streaming musicale.
Sempre Universal, solo un mese fa, aveva invocato una stretta legale sulla musica generata da intelligenze artificiali, rivolgendosi direttamente alle piattaforme di streaming musicale, come Spotify, Apple Music, Tidal ecc. La richiesta era molto semplice: impedire l’accesso al proprio catalogo musicale agli sviluppatori che lo usano nei processi di training delle tecnologie di intelligenza artificiale.
Boomy è una start-up californiana che, dopo essere stata creata due anni fa, sta vivendo un boom di utenza. Il servizio permette infatti, la creazione di canzoni con tantissimi stili diversi, anche mescolandone diversi. E sempre tramite Boomy, previo pagamento dei diritti d’autore, si può procedere a caricare i brani sulle maggiori piattaforme di streaming musicale.
A detta dei creatori di Boomy, i brani creati sin dalla nascita della start-up, sarebbero più di 14 milioni.