Durante la manifestazione del Comicon 2023 di Napoli abbiamo avuto l’onore di parlare a tu per tu con Pu Liu, nuovo Game Director di League of Legends, accompagnato da Carlo Barone, Brand Manager di Riot. L’incontro è avvenuto appena dopo il panel che i due, assieme ai content creator Paolo Cannone e Terenas, hanno avuto sul palco dell’HyperStage, nell’area della fiera dedicato ai videogiochi.
Sia l’intervista che il panel occorso nella location della Mostra d’Oltremare hanno avuto al loro cuore il rapporto che c’è tra Riot e l’Italia, ormai arrivati a celebrare il loro decimo anniversario. Ovviamente c’è stato spazio per parlare anche di tanto altro, come il percorso di Pu Liu fino a diventare Director di uno dei giochi più apprezzati di sempre, o l’espansione narrativa di League of Legends in altri media e in altri giochi spin-off.
No, purtroppo non hanno voluto dirci assolutamente nulla sulla seconda stagione di Arcane.
Il percorso di carriera di Pu Liu e i valori di Riot
Prima di arrivare a Riot e League of Legends, Pu Liu ci ha raccontato la sua personale gavetta fatta di tanti videogiochi macinati nel tempo come Diablo II e Starcraft, per poi arrivare a fondare gli Evil Geniuses, uno dei più famosi e leggendari team eSportivi di DotA. Quel passo fu determinante per entrare in seguito nell’industria dei videogiochi dal lato dello sviluppo, divenendo Game Designer di Heroes of Newerth, un altro MOBA.
La differenza che poi in seguito ha fatto Riot nella vita professionale di Pu Liu è proprio nell’attitudine dell’azienda di rispettare i suoi stessi valori. Pu Liu ci ha raccontato che quando si guarda ai pilastri e ai valori delle aziende videoludiche, di solito sono sempre gli stessi 4 o 5 riarrangiati in maniera diversa, ma quello che davvero conta è come vengono mantenuti nel tempo, come vengono esercitati e quanto possano adattarsi a differenti esperienze di gioco e a diversi tipi di giocatore.
Lavorare da Riot per Pu Liu invece ha avuto – e ha ancora – un significato diverso, vuol dire vivere concretamente di quei valori: i giocatori al primo posto, osare sognare, crescere insieme, eccellere nell’esecuzione ed essere ambiziosi e umili.
Non siamo perfetti, facciamo i nostri errori. Credo che questo sia parte del bello di lavorare per Riot: siamo di mente molto aperta nel ricevere critiche, sappiamo ammettere quando sbagliamo e cerchiamo sempre di fare del nostro meglio. – Pu Liu
Prima i giocatori
Correggere i propri errori e ascoltare i giocatori sono stati punti focali anche nelle conversazioni nate durante il panel avuto sul palco dell’HyperStage. In particolare, l’attitudine “player first” scolpita nella pietra dei valori di Riot è il principale movente del successo di League of Legends e di Riot stessa secondo Carlo Barone.
Questa particolare propensione di Riot è stata messa in luce nel campo dello sviluppo del gioco tra patch ed eventi, ma anche nella ideazione e definizione di giochi spin-off, fumetti e serie come Arcane, prodotti realizzati sempre pensando prima a come gratificare i Rioters.
L’utenza di League of Legends è famosa per l’enorme passione che mette nel giocare e nel condividere le proprie idee ed esperienze, passione che in molti casi ha reso a occhi esterni i suoi giocatori come una “community tossica” e di non facile accesso per nuovi appassionati.
La discussione riguardo questo argomento si è avuta soprattutto durante il panel, con i content creator Terenas e Paolo Cannone presi come esempi virtuosi di una larga parte di community sana ma meno rumorosa, su cui LoL e Riot hanno da sempre voluto puntare. In particolare in questi frangenti ci ha molto convinto un discorso di Terenas sul valore della responsabilità che un content creator deve avere sul suo pubblico.
E a proposito di nuova utenza, abbiamo chiesto a Pu Liu come si stesse muovendo Riot per coinvolgere le prossime generazioni. Una prospettiva interessante che ci ha dato è che nel tempo non sono cambiate solo le piattaforme dove i giocatori sono più abituati a giocare a un videogioco, ma anche le motivazioni dei giocatori e il significato dei videogiochi nella vita delle persone.
La versa sfida sarà far percepire alle prossime nuove generazioni il senso di community di League of Legends nonostante le diverse piattaforme, motivazioni e abitudini. – Pu Liu
Cosa significa fare storytelling in casa Riot
Una delle cose più interessanti di League of Legends è sicuramente la capacità di espandere la narrativa su altri media. Pu Liu ci ha raccontato di come lo storytelling crossmediale di League of Legends nasca anche e soprattutto dalla condivisone della community e dai loro desideri, sempre parte del circolo vizioso di feeback dell’approccio player first di Riot.
Il gameplay di League of Legends non è il massimo per un’esposizione lineare di una storia. Ma quando i giocatori cominciano a pensare a chi sono i propri personaggi, per esempio cosa o chi è Garen, e ne parlano con noi, ne nasce questo storytelling condiviso “alla Dungeons & Dragons”, e cogliamo l’opportunità di approfondire queste storie con altri media. – Pu Liu
Quali siano i personaggi perfetti da approfondire, ma soprattutto con quale tipo di storia e quale tipo di media, resta sempre qualcosa di misterioso. Proprio per questo motivo, abbiamo provato a chiedere qual è la formula magica per realizzare opere come Arcane. La risposta, rapida e lapalissiana, è stata la seguente: “per prima cosa circondati di persone più in gamba di te!”
Sia nel panel del Comicon, sia continuando con l’intervista, Pu Liu e Carlo Barone hanno rimarcato come sia fondamentale che le persone da Riot siano Rioters nel cuore e abbiano passioni allineate agli altri colleghi, così da ragionare e lavorare alimentati da esse. L’esempio che ci hanno fatto è proprio quello della nascita di Arcane: due writer di League of Legends un giorno se ne sono usciti con questa idea, hanno proposto una bozza della sceneggiatura ai loro capi e oggi Arcane è diventato uno degli show più apprezzati e visti su Netflix.
La maggior parte delle volte è la passione che ci guida. Non è sempre una questione di marketing, di asset o di riunioni davanti a una lavagna, molte volte le migliori idee vengono dal basso, come nel caso di Arcane. È grazie a questa passione che creiamo storie che altrimenti non avrebbero modo di esistere. – Pu Liu
Riot con l’Italia nel cuore
Il motivo fondamentale dell’arrivo di Pu Liu e Carlo Barone al Comicon di Napoli è stato la celebrazione dei 10 anni di League of Legends in Italia. Nel panel dell’HyperStage, entrambe le figure di Riot hanno spiegato il motivo che spinse l’azienda, all’epoca, a scegliere l’Italia come paese in cui espandersi. Ovviamente anche in questo discorso si inserisce il valore player first: avere un gioco che parla la tua stessa lingua crea una community più accessibile, e una community più grande porta più feedback, più emozioni e più eventi.
Localizzare il gioco in italiano ovviamente non ha comportato solo un vantaggio ai giocatori, ma anche agli stessi lavoratori dietro le quinte; il personale di Riot infatti è multiculturale, ed è solo appartenendo a una data cultura che si riesce a comprenderne meglio i suoi bisogni, le sue motivazioni e le sue abitudini.
L’Italia è certamente una grande nazione, ma la scelta è caduta su di lei così come su altre nazioni perché noi crediamo nel coltivare la passione al meglio. E per farlo al meglio, bisogna essere essere presenti. – Carlo Barone
La presenza intesa da Carlo Barone non comprende le sole localizzazioni del gioco, ma prevede anche la fisicità di eventi e tornei. Proprio in merito a questo, al di là delle competizioni e le postazioni di gioco presenti in fiera, League of Legends ha preparato al Comicon tante attività che potete visionare nel post di instagram qui sotto, inclusa un’iniziativa celebrativa dei 10 anni in Italia: la realizzazione di un logo di League of Legends dedicato al circuito italiano ad opera dell’illustratrice e content creator nostrana CKibe, un simbolo che verrà portato in tutti gli eventi della penisola.