Eh sì, lo so, solitamente The Elder Scrolls Online è il regno indiscusso di Pierluigi. Purtroppo, però, attualmente il nostro supremo saggio di ESO è temporaneamente disperso in qualche piano dell’Oblivion, quindi sono stato evocato per sostituirlo. Nella speranza che il prossimo dungeon pack del gioco contenga l’attività “Alla ricerca di Pier” così da riaverlo in redazione sano e salvo, vi invito a scoprire con me High Isle, nuova espansione che ho potuto giocare in anteprima.
Continuare l’Eredita dei Bretoni
Come già successo molto spesso in passato, The Elder Scrolls Online va a toccare una parte di Tamriel mai vista prima nella saga, ossia l’Arcipelago Systres, composto principalmente dalle isole di High Isle e Amenos. Prima d’ora, questo arcipelago era stato solamente mostrato e nominato nel 1998 all’interno del manuale di The Elder Scrolls Adventures: Redguard, ma ora viene finalmente approfondito.
Questo nuovo viaggio compone la seconda parte de L’Eredita dei Bretoni, la storia annuale del 2022 che ci porta a comprendere meglio la civiltà bretone e i suoi intrighi nel bel mezzo della Guerra dei Tre Vessilli. Al contrario di altre espansioni, spesso incentrate su minacce apocalittiche e di scala divina, High Isle ci accompagna in quella che Rich Lambert, Direttore Creativo di ESO, definisce una storia “con i piedi per terra”. Questa volta il nemico non è un terribile Principe Daedrico o un possente drago, ma il misterioso Ordine Ascendente e i suoi piani che tentano di minare dei trattati di pace che potrebbero porre fine alla Guerra dei Tre Vessilli.
Dopo i due dungeon del pacchetto The Ascending Tide, approdare a High Isle ci dona subito un senso di continuità. Ben presto rivediamo personaggi che avevamo conosciuto o con cui ci eravamo già riuniti in quei due dungeon, ma la persona di maggiore spicco che motiva il nostro arrivo nell’arcipelago è Lady Arabelle Davaux, personaggio precedentemente nominato in The Real Investigator Vale?, un libro reperibile nell’Accademia dell’Illuminazione dell’espansione Summerset. Da piccola menzione di quattro anni fa, Arabelle si trasforma in personaggio completamente caratterizzato che ci fornisce costantemente supporto nel corso di una storia focalizzata sull’indagine.
Missione dopo missione, i misteri si infittiscono e noi accumuliamo informazioni per scoprirli. Cosa vuole davvero l’Ordine Ascendente, chi sono le due figure che lo comandano e come sono riusciti a compiere alcuni strani misfatti? Benché un colpo di scena non mi abbia convinto, mi è piaciuto esplorare in lungo e in largo per tentare di ottenere un altro tassello utile all’indagine.
Luoghi molto diversi
Indubbiamente, il luogo che ho apprezzato maggiormente è stato Amenos. Non me ne voglia High Isle, un’isola che ha sicuramente il proprio fascino, ma Amenos mi ha catturato di più proprio per la propria diversità dall’ambiente nobile che ci si può aspettare in questo arcipelago. Mentre High Isle è un ambiente in cui si alternano perlopiù cavalleria e druidismo, ad Amenos regna il caos. Un’isola prigione molto antica (cercando tra i libri sparsi negli scaffali, potrete scoprire il passato di Amenos e i motivi per cui venga usata come prigione), una sorta di Alcatraz in formato giungla dove i prigionieri devono imparare a cavarsela se non voglio finire tra i denti della feroce fauna locale o trafitti dalle lame dei gruppi di prigionieri organizzati. Difficilmente il nostro protagonista potrà trovarsi impaurito davanti a un ambiente che impallidisce davanti ad altre minacce affrontate in passato, ma è interessante comprendere l’atmosfera in cui vivono i prigionieri e tentare di risolvere vari problemi che la affliggono.
La cultura druidica
Sì, ovviamente anche High Isle è una titanica esplosione di lore. Pensavate che ZeniMax avesse finito semplicemente decidendo di esplorare un arcipelago mai visto prima? Spero di no, poiché è possibile scoprire un altro grande argomento sconosciuto, ossia i druidi.
Al contrario di tanti videogiochi fantasy, i druidi non sono mai stati un’importante classe giocabile in The Elder Scrolls. Erano compresi tra le millemila classi di NPC di The Elder Scrolls: Arena, ma l’intero tema del druidismo non ha mai ricevuto particolari approfondimenti. Sempre in Arena, i Bretoni venivano presentati con:
La tua razza discende dagli antichi Druidi di Galen, arguti e forti nelle arti mistiche.
Nel corso del tempo abbiamo scoperto qualcosa in più sulle origini elfiche dei Bretoni, ma non è mai stato detto nulla sul loro passato druidico. High Isle riempie questa mancanza e i druidi vengono finalmente alla luce. Non solo ci sono libri che svelano la storia dei druidi e di coloro che abbandonarono High Rock per popolare l’Arcipelago Systres, ma abbiamo anche un loro coinvolgimento nelle quest. Non mi aspettavo che ZeniMax andasse a creare così tanto materiale d’ambientazione per un argomento che prima era costituito da tre parole scritte nei primi anni ’90, ma ne sono rimasto piacevolmente stupito.
Nuovi compagni da scoprire
High Isle vede anche l’introduzione di due nuovi compagni: Ember e Isobel Veloise. Ho potuto giocare entrambe le missioni che mi hanno portato ad ottenerle come alleate e nel tempo restante le ho alternate in modo da sperimentare con la loro utilità in gioco e la loro importanza ruolistica.
Innanzitutto, i due personaggi appartengono a due classi diverse da quelle dei compagni di Blackwood, quindi risulta abbastanza ovvio che nel corso delle espansioni assisteremo all’introduzione di ulteriori compagni che copriranno tutte le classi disponibili in modo che il giocatore possa scegliere quello con cui si trova meglio. Entrambe dicono la propria nelle parti “da giocatore singolo” e forniscono un valido aiuto.
Quanto alla componente ruolistica, ho apprezzato molto di più la storia di Isobel. Le loro missioni non sono nulla più di un semplice “Vai lì, prendi/posiziona quell’oggetto laggiù”, ma la storia di Isobel permette di conoscere meglio gli ordini cavallereschi di High Isle e persino un loro incontro con la cultura druidica. La storia di Ember, invece, rimane molto più personale, distaccata dal contesto più grande dei nuovi luoghi esplorabili. Permette di raggiungere un paio di letture interessanti, ma nel complesso l’ho trovata una storia meno coinvolgente e inserita nel “mondo di High Isle”.
Dopo il momento in cui i due personaggi si mettono al nostro fianco, sorge uno spiacevole problema dell’attuale sistema di compagni. Chiaramente si capisce come i compagni di The Elder Scrolls Online siano maggiormente un escamotage di gameplay che narrativo. Hanno il ruolo di aiutanti e rendono più scorrevoli alcune attività da giocatore singolo, ma il loro inserimento nella trama è pressoché nullo appena finiamo la loro missione dedicata. Se dobbiamo travestirci per non destare sospetti in un certo luogo, il nostro compagno non lo farà e sarà un’entità invisibile agli occhi e alle orecchie di chiunque (sarebbe carino donare al compagno un equivalente travestimento per immergerlo meglio nella storia che sta vivendo il protagonista e farcelo sentire come un vero personaggio che sta vivendo le stesse avventure con noi). Se succederà qualcosa di importante nella storia, il nostro compagno non avrà nulla da dire in merito. Solo durante una missione, se un compagno è presente durante l’incontro con tre personaggi, esso fa un breve commento al riguardo.
Spero che, nel corso del tempo, ZeniMax migliori anche questa componente del gioco.
Giochi da taverna
“Cosa fanno le persone in una taverna? Come si divertono? Volevo inserire giochi simili in The Elder Scrolls fin dal 2009.”
Rich Lambert è una persona che nel corso degli anni ha plasmato The Elder Scrolls Online con la propria visione. Lavorando con Bethesda dal 2005 e con ZeniMax dal 2007, uno dei sogni è sempre stato quello di creare una versione multigiocatore di Oblivion, un’idea che ha trovato sfogo nella realizzazione dell’arco narrativo The Gates of Oblivion, ma la sua visione ha sempre avuto un’altra importante componente, ossia i giochi da taverna. Quando Rich Lambert ci ha presentato i contenuti di High Isle, ha speso molto tempo spiegandoci quanto fosse importante per lui entrare nel divertimento quotidiano degli abitanti di Tamriel, motivo per cui l’espansione introduce proprio questo concetto.
Tales of Tribute è una nuova attività di The Elder Scrolls Online che non fa parte della storia principale di High Isle, ma che compone il proprio progresso autonomo e fornisce un intero gioco di carte collezionabili con cui sfidare NPC o giocatori.
Fin dal suo tutorial, Tales of Tribute mi ha incuriosito molto nel suo netto distacco dai più comuni giochi di carte digitali diffusi attualmente sul mercato. Niente mana che aumenta turno per turno o che possiamo ottenere giocando carte specifiche, niente punti vita del giocatore avversario da azzerare per vincere, niente creature con attacco e difesa, etc. Non fraintendetemi, io apprezzo molto quel tipo di gioco, tant’è che ho passato molte ore su The Elder Scrolls: Legends, ma Tales of Tribute mi ha dato immediatamente la sensazione giusta, ossia quella d’essere un gioco del popolo di Tamriel.
La nostra partita ruota attorno a tre risorse (oro, potere e prestigio) e quattro patroni. Con l’oro compriamo le carte al centro del campo per sfruttarne gli effetti e aggiungerle al nostro mazzo, il quale verrà rimescolato ogni volta che lo esauriremo, processo che avverrà piuttosto spesso. Con il potere accumuliamo prestigio e con 40 prestigio vinciamo la partita. Allo stesso tempo, oro e potere possono essere sfruttati per ottenere contratti della banca che aumenteranno l’oro disponibile nel nostro mazzo (all’inizio di ogni turno pescherete cinque nuove carte, non potrete accumulare quelle pescate nei turni precedenti, quindi le carte a centro campo più costose potranno essere acquistate solo aumentando l’oro ottenibile da una singola carta), ma non solo.
Oro e potere possono essere sfruttati anche per soddisfare le richieste di quattro patroni. All’inizio del gioco vengono selezionati quattro patroni tra quelli posseduti dai due giocatori e ognuno di essi avrà delle richieste in termini di oro e/o potere. Ottenere il loro favore sbloccherà determinati effetti e pagarli nuovamente ve ne donerà altri ancora, proprio come un mecenate che voi soddisfate per ottenere qualcosa in cambio. Se poi ottenete il favore di tutti e quattro i patroni, avrete vinto la partita senza dover raggiungere 40 punti prestigio.
Ovviamente questa è una spiegazione rapida, il gioco vi spiega tutto nei dettagli senza appesantirvi con una grossa mole d’informazioni improvvisa e accompagnandovi in una partita che man mano vi permetterà di capire ogni meccanica di Tales of Tribute. In più, c’è un singolo dettaglio che mi ha convinto particolarmente, ossia l’assenza di un vero mazzo personale. Quando due giocatori si incontrano, mescolano le proprie collezioni, quindi non si presenterà mai quello spiacevole momento in cui un giocatore novizio si troverà annichilito dal veterano che ha ottenuto tutte le carte più nuove e potenti. Collezionarle vi assicura che una certa carta sia presente in gioco, ma non vedrete mai la megaultracombo da ventordici carte in un singolo turno che vi fa vincere la partita, la vita e pure la corsa presidenziale di ogni nazione su questo mondo.
Ultime riflessioni
Provare High Isle mi ha permesso di entrare nella cultura bretone e di fare quello che The Elder Scrolls Online offre ogni anno da Elsweyr in poi. Personaggi nuovi o che ritornano, una storia che costituisce un singolo tassello dell’anno, una zona esplorabile presa dal lontano passato del franchise, tonnellate di lore, un’interessante attività secondaria e dungeon di diversa grandezza. Qualcosa di tutto sommato divertente per il fan accanito di The Elder Scrolls Online, ma che secondo me rischia di ricadere in un discutibile “Tanto a fine anno si risolve tutto e si tenta di far ritornare ambientazione e personaggi allo status quo precedente perché ogni espansione post-Summerset deve essere giocabile senza un ordine particolare”. Un modo di gestire il proprio MMORPG differente, ma che dopo diversi anni potrebbe finire per soffrire la mancanza di un vero progresso narrativo per questa Seconda Era. Augurandomi il meglio, vedremo nei prossimi mesi come si presenteranno High Isle e L’Eredità dei Bretoni nella propria versione completa e trarremo le dovute conclusioni.