Cara gente, con questo articolo si arriva alla conclusione di una serie. Angels of Death è giunto al suo decimo e ultimo episodio, intitolato Rinato nel Sangue, quindi non è solo il momento di commentare i momenti salienti, ma anche di dare uno sguardo complessivo alla serie e al suo possibile futuro.
Il risveglio e il riposo
Mentre nell’episodio precedente venivano lasciati con il dubbio sulla fine di alcuni personaggi, ora ne constatiamo lo stato di salute. Kazarion aveva subito una ferita profonda, ma decisamente non grave quanto quella di Ancaeus, tant’è che il Sergente si rialza annaspante vedendo tutti i propri compagni senza vita. Solo Tiro e Sangrael, rimasti fuori per difendere la posizione, riescono a ricongiungersi con Kazarion riferendogli l’abbattimento di Orpheo. Le perdite sono state alte e importanti, eppure ora devono trovare il modo di andarsene.
Sulla Spada di Baal, il peggio è terminato, quindi assistiamo a una Livia ancora speranzosa di poter recuperare qualche sopravvissuto. Altrove, Hadrael raggiunge Ignis, il quale è stato pesantemente danneggiato dall’assalto dei genoraptor. Il suo scafo è dilaniato e Ignis dimostra di non essere uno di quei Dreadnought che ormai sopravvivono solo per combattere e distruggere. Si stupisce all’idea di poter sentire ancora la sensazione del freddo sul proprio corpo ed è triste quando comprende di non poter più rivedere i cieli di Baal, un desiderio molto comune tanto nei Blood Angels quanto nei loro Capitoli Successori, i quali vivono spesso senza mai visitare il loro “vero mondo natale”. Hadrael fa di tutto, questa volta lo sentiamo davvero abbandonare il suo solito atteggiamento smargiasso, ma non può più fare nulla per il proprio confratello.
Perdite terribili, comunicazioni vox ancora disturbate, ma le tempeste Warp si sono diradate, la Noctis Aeterna è finita attorno al pianeta Niades.
Un pezzo di verità smarrita
Allora, qui c’è un dettaglio che mi ha improvvisamente suscitato un sospetto incredibile. La Magos Castia-Theta-9 raggiunge i Blood Angels sopravvissuti, i quali non la accolgono con grande gentilezza, ma lei sbatte loro in faccia i suoi presunti meriti e sostiene di poter superare i disturbi nelle comunicazioni. È in quel momento che si volta, pone una mano sul suo SPM cubico e infine invita Kazarion a parlare perché “non durerà a lungo”. Il Marine si avvicina e la nave in orbita riceve il messaggio: “Spada di Baal. Qui è il Sergente Kazarion. Siamo ancora vivi”.
Certo, tanto giubilo, felicità per il successo della missione nonostante le numerose perdite, l’Imperium è tanto forte e quant’altro, ma cosa ha sfruttato Castia per contattare la Spada di Baal? Una tecnologia apparentemente capace di superare i disturbi di ogni natura? In quel momento si è generato il mio sospetto. Castia ha classificato il proprio cubo come un Sistema di Produzione Modulare, tecnologia di cui abbiamo già discusso in precedenza, ma è stata una cosa detta solo a Orpheo. Normalmente un SPM è un progetto per la costruzione di un oggetto, non ha altre particolari funzioni, a meno che quello non sia mai stato un SPM, ma qualcos’altro la cui vera natura avrebbe probabilmente fermato l’aiuto da parte di Orpheo.
Quindi, che cos’è quel cubo? Ne riparliamo dopo.
Ritorno in orbita
Tiro e Kazarion si trovano nella cappella della Spada di Baal per rendere omaggio ai confratelli caduti. Tra una commemorazione e un ricordo, Kazarion prende la spada appartenuta ad Ancaeus e ci dona la chiusura di un cerchio. Nel primo episodio, incontriamo per la prima volta Kazarion inginocchiato in quella cappella, ma turbato, acceso di rabbia. Nell’ultimo episodio Kazarion torna a inginocchiarsi nello stesso luogo, ma il suo spirito è in pace, eppure più spento a causa delle proprie perdite. Mi è piaciuto molto questo momento perché non abbiamo solo un cast ridotto dalle morti, ma un personaggio fortemente centrale che è stato cambiato dall’esperienza vissuta.
Anche nella morte
Davamo per scontato che fosse morto e invece no! Orpheo viene abbattuto, ma a quanto pare riesce a restare in vita abbastanza a lungo. Con Ignis ormai morto, il Dreadnought viene rattoppato qua e là mentre Orpheo viene inserito in un nuovo sarcophagus per ordine di Kazarion. Con questa scena, anche Orpheo riceve il proprio finale in questa stagione.
Pulisce il 99,9% dei batteri!
L’ultima scena prima dei titoli di coda ci mostra la partenza della Spada di Baal. Tutto è stato preparato, la Torre della Sirena viene abbattuta, Kazarion si lancia in un ultimo monologo filosofico e Livia è felice di poter tornare a guidare la propria nave verso Baal. Tuttavia, anche in Warhammer 40.000 i disinfettanti non eliminano mai il 100% di ciò che dovrebbero eliminare. Come potevamo prevedere, almeno un genoraptor è sopravvissuto alla purga e ora viaggia verso Baal insieme ai protagonisti.
Si tratta di una scena abbastanza prevedibile che, almeno secondo me, non avrà un impatto così grande. Dopo la Devastazione di Baal, l’intero sottosettore ha ancora problemi con i Tiranidi. Gli eventi di Dante: Darkness in the Blood e di Risveglio Psichico: Sangue di Baal hanno mostrato le purificazioni che stanno avvenendo nei confronti dei Tiranidi rimasti, ma chiaramente Baal non può ancora dichiararsi completamente libera da essi. Un genoraptor può sicuramente causare problemi immensi tramite una serie di ibridazioni a catena, come ben notabile anche nel romanzo The Infinite and the Divine di Robert Rath, ma reputo difficile la presenza di grandi conseguenze per Baal davanti alla presenza di un Genoraptor in più. Tutto dipende da quanto riuscirà a sopravvivere questo esemplare. Uscirà allo scoperto all’interno della nave e la sua esistenza terminerà lì oppure attenderà di poter raggiungere gli spazioporti di Baal?
Tutto sommato, devo dire che la serie mi è piaciuta. Alcune scene d’azione non sono state tecnicamente eccellenti, ma credo che questa storia costituisca un modo efficace di presentare l’universo di Warhammer 40.000, il quale mescola una trama comprensibile da fan (più o meno esperti) e da persone totalmente ignare, ma spingendo anche un po’ la caratterizzazione in lidi esterni al generico stereotipo dello Space Marine, uno sbaglio purtroppo commesso da vari prodotti videoludici che confondono l’accessibilità con la banalità. Con future migliorie tecniche, penso che il team di Richard Boylan e gli scrittori di Warhammer Storyforge possano davvero portare Angels of Death verso un bel futuro. Uno dei motivi sta anche in ciò che vi sto per dire.
La chiave
Dopo i titoli di coda c’è un’altra scena. Ancora in viaggio attraverso il Warp, Castia-Theta-9 è sulla Spada di Baal e accede a una camera in cui ha depositato il cubo che lei ha definito essere un SPM. Poggia nuovamente la mano sull’artefatto e prepara l’invio di un’altra comunicazione con cui riferisce all’Arcimagos Phados-Aleph-1 il recupero della chiave del labirinto di pietranera.
Il sospetto si conferma. Il cubo non è mai stato un SPM, ma è bensì una tecnologia degli Antichi legata ai Talismani di Vaul, detti anche Fortezze Pietranera. Cara gente, il sistema di comunicazione utilizzato sulla Torre della Sirena e poi in questa scena non è altro che l’empatia, il metodo con cui gli Antichi creavano varie tecnologie, tra cui l’interazione mentale con le Fortezze, la stessa tecnologia di cui i Necron crearono una contorta riproposizione tramite la rete dei Pharos. Castia-Theta-9 è sempre stata mostrata come un personaggio che poneva i propri secondi fini davanti ad ogni altra cosa, ma non mi aspettavo una tale sottigliezza d’ambientazione. In mezzo a una serie comprensibile dal vasto pubblico, una chicca velata che potrebbe coinvolgere le nuove Fortezze Pietranera apparse recentemente nella galassia dopo la sparizione di quella approfondita in Warhammer Quest: Blackstone Fortress. Ora non vedo davvero l’ora che si confermi la produzione di un’altra stagione.