Diciamoci la verità, quanti ancora giocano la saga di Assassin’s Creed per la storia legata alla faida millenaria tra Assassini e Templari?
La nascita del blockbuster multimilionario di Ubisoft risale al 2007; ai tempi colpì non soltanto per la sua ottima rappresentazione delle ambientazioni storiche, ma anche per una trama ambientata nel presente scritta in modo piuttosto intrigante.
Passato e presente si intrecciavano dunque in una storia intrisa di mistero, che spingeva il giocatore ad andare avanti anche solo per aggiungere un nuovo pezzo al puzzle legato alle misteriose civiltà esistite prima dell’uomo. Ricordo ancora come, nel secondo capitolo, scoprire spezzoni del filmato segreto raffigurante la vera storia di Adamo ed Eva desse la soddisfazione di sbirciare in qualcosa di sconosciuto a chiunque, facendomi sentire come il solo conoscitore della verità del mondo.
Questo è durato sostanzialmente soltanto nella cosiddetta “Saga di Desmond”, ossia nei titoli dal primo Assassin’s Creed fino al terzo che, inframezzati dalla parte dedicata a Ezio Auditore, hanno portato avanti una struttura narrativa ben coesa. In realtà l’abbandono dopo Brotherhood di uno dei creatori, Patrice Désilets (ora attivo con la software house Panache Digital Studios), si è fatta sentire sin da subito, in quanto la storia ha iniziato a risentirne nella coerenza. Insomma Ubisoft, scoperta la gallina dalle uova d’oro, ha deciso di cambiare totalmente i piani: secondo alcune voci Désilets aveva pensato di creare in origine solo una trilogia in cui alla fine Desmond sarebbe diventato un assassino formidabile e avrebbe posto fine alla battaglia millenaria tra assassini e templari.
Purtroppo alla fine ha vinto il marketing e oggi ci ritroviamo con 12 capitoli principali della saga e 6 spin-off. Dal quarto capitolo, Assassin’s Creed Black Flag, in poi, la saga ha perso una direzione precisa, focalizzandosi più sui vari periodi storici e trattando solo superficialmente la parte di storia ambientata nel presente. L’azienda ha preferito focalizzarsi su una formula di open world ormai collaudata, fino a quando, con Unity e Syndicate, non hanno visto che iniziava a non funzionare più. Con Origins c’è stato un nuovo inizio per una nuova trilogia, che mostra più che mai la voglia degli sviluppatori di realizzare qualcosa di diverso dalla solita storia che coinvolge la Confraternita degli Assassini e l’Ordine dei Templari, ma purtroppo, nonostante i tentativi di evasione, la gabbia creata attorno al brand è fatta da sbarre troppo dure da abbattere.
Lo sfogo creativo di Immortals: Fenyx Rising
Se era intuibile che la formula classica di Assassin’s Creed non aveva stufato soltanto molti giocatori, ma anche gli stessi sviluppatori, questa percezione è divenuta più di un sospetto con una notizia uscita di recente riguardante la nuova IP Immortals: Fenyx Rising.
Il Director del gioco Scott Philips, che in passato si è occupato di dirigere anche Odyssey e Syndicate, ha rivelato che l’idea per la realizzazione di Immortals è nata da un bug di Odyssey, dove i marinai di una nave si erano trasformati in ciclopi magicamente.
Questo semplice bug ha innescato una serie di idee che sono state poi convogliate nel progetto del titolo dedicato alla mitologia greca appena uscito. Immortals è infatti nato dal desiderio di creare un titolo dai toni più scanzonati e meno seriosi, con un gameplay più libero in un contesto interamente fantastico.
Effettivamente, nonostante alcune strutture tipiche degli open world Ubisoft siano presenti anche qui, Immortals è più brillante e vario rispetto alle altre IP dell’azienda francese, una sorta di sfogo creativo che è riuscito a sottrarsi ad alcuni vincoli imposti dal marketing.
Chiariamoci.
Gli ultimi tre Assassin’s Creed non sono brutti giochi, e indubbiamente Assassin’s Creed Valhalla è quello meglio riuscito sia per quanto riguarda il gameplay che la struttura dell’open world e anche per la storia. Ma quanto è rimasto in quest’ultima trilogia dei temi originali della saga?
Certo, ci sono storie legate alle origini di Templari e Assassini e diversi nuovi indizi sull’antica civiltà degli Isu, ma quello che, pad alla mano, più colpisce il giocatore è il sentirsi un vichingo o uno spartano che vive delle grandi avventure in quell’epoca storica.
Per non snaturare le origini della serie vengono poi inseriti, quasi a forza, alcuni riferimenti all’epopea di Assassini e Templari, che però quasi sembrano stonare con il resto. Anche la parte narrativa del presente con protagonista Layla è molto meno incisiva e sentita rispetto a quella vissuta con Desmond e inoltre presenta anche alcuni aspetti non coerenti con i precedenti capitoli di AC.
Un altro aspetto che si stacca totalmente dai classici Assassin’s Creed è un maggiore inserimento di elementi mitologici e fantastici iniziato con Origins. In questo capitolo si affrontavano mostri e divinità egiziane spacciate come anomalie del sistema dell’Animus o mondi onirici nella mente del protagonista.
Questo semplicemente perché un contesto storico troppo realistico non permetteva di creare boss battle spettacolari ed epiche come quelle viste in altri famosi titoli e tanto amate. Con Odyssey e Valhalla quest’aspetto legato al sovrannaturale si è espanso ulteriormente, diventando a volte anche parte del racconto stesso.
Tutti ci ricordiamo quando invece negli AC classici le uniche esperienze sovrannaturali erano legate agli artefatti dell’antica civiltà e poco altro, mentre tutto il resto dell’esperienza cercava di essere rigorosamente fedele al contesto storico. Assassin’s Creed ormai è una saga che vorrebbe espandersi e fare di più di quello a cui siamo abituati, ma è legata a delle catene narrative risalenti al 2007, che ormai faticano a essere credibili.
La via della storia
Ogni storia, si sa, deve avere una fine, altrimenti portandola avanti forzatamente finirà in maniera inevitabile per perdere la sua qualità originaria.
Questo è un processo che già in corso nella serie di Ubisoft, ma proviamo a pensare a come invece sarebbe possibile evolverla in maniera migliore, lasciando da parte le tematiche legate ad Assassini e Templari.
Se c’è una cosa che non si può contestare a Ubisoft è la creazione di ambientazioni spettacolari e molto fedeli alle controparti storiche. Ricordiamo tutti come, ad esempio, dopo l’incendio di Notre-Dame nel 2019 venne fatto sapere che i modelli tridimensionali del monumento in Assassin’s Creed Unity fossero stati presi in considerazione per pianificare la ricostruzione grazie alla loro estrema fedeltà alla costruzione originale.
Non si può restare indifferenti alle bellezze dell’Antico Egitto di Origins, ai panorami greci di Odyssey o ai paesaggi naturali del recente Valhalla.
I mondi creati dagli sviluppatori di Ubisoft sono nati da uno studio meticoloso delle fonti storiche, tanto che gli ultimi capitoli hanno visto inserita come DLC la modalità Discovery Tour, una sorta di visita virtuale alle meraviglie del passato a scopo meramente educativo, senza che il giocatore debba preoccuparsi di combattimenti o altro. Sarebbe molto interessante poter ampliare questa cura maniacale per la fedeltà storica fondendo l’aspetto educativo con quello ludico.
Si potrebbe dunque mantenere immutato il cambio d’ambientazione storica che avviene a ogni nuovo capitolo, ma invece di legare l’esperienza ad assassini e templari si potrebbe enfatizzare maggiormente la possibilità di vivere un’epoca del passato a tutto tondo.
Sarebbe come realizzare una sorta di Dragon Age: Origins ma con un contesto esclusivamente storico, in cui il giocatore può scegliere ad esempio se essere un nobile, un guerriero, un mercante o qualsiasi altra cosa, e di conseguenza realizzare una trama che possa coprire più ampi aspetti del periodo in cui è ambientata e che soprattutto possa essere libera dai vincoli narrativi presenti nei vari AC.
Ovviamente, parlando di un videogioco, non ci si aspetta la fedeltà storica assoluta: una parte romanzata sarà sempre necessaria anche per rendere più interessante l’aspetto ludico. In questo modo però si potrebbe creare una saga avvincente ed educativa legata a diversi contesti storici, che non deve rinunciare a nulla sul lato creativo per via di imposizioni legate al suo passato.
La via della mitologia
Parallelamente a questa, si potrebbe anche creare una versione fantasy e mitologica ispirata alla saga di AC, come abbiamo visto già avvenire in Immortals: Fenyx Rising. Sappiamo sin da ora che uno dei DLC di questo titolo avrà un’ambientazione legata alla mitologia cinese; questa serie potrebbe allora espandersi in futuro per raccontarci delle mitologie di tutto il mondo, magari esplorando in maniera più seria i diversi miti del mondo e aggiungendo così anche un aspetto didattico.
Con la mitologia si avrebbe anche più libertà di adattamento in un videogioco; addirittura si potrebbe pensare di cambiare stile grafico e gameplay per ogni nuovo titolo, in modo che rispecchi al meglio le leggende presa in esame. In questo modo si potrebbe creare una sorta di antologia videoludica dedicata ai miti, in grado di raccogliere in maniera fedele e divertente le leggende di tutto il mondo.
Questo sarebbe un progetto innovativo e interessante che una grande azienda con le risorse di Ubisoft potrebbe realizzare al meglio, se guidata nella giusta direzione creativa. Sappiamo che la compagnia francese non se l’è passata molto bene ultimamente per via dei tanti scandali da cui è stata colpita nel 2020.
Passata questa situazione, ed eliminate le mele marce presenti, si spera che ora gli sviluppatori siano più liberi di esprimere la loro creatività in modo da poter realmente creare qualcosa di nuovo e innovativo nel settore videoludico, augurandoci dunque che non siano più legati ai vincoli imposti da strategie di marketing ormai superate.