Essere all’altezza di un fenomeno è arduo e, quando si parla di videogiochi tratti da universi narrativi che il pubblico conosce come le proprie tasche, ama, apprezza e supporta da anni, allora la responsabilità si fa più alta che mai.
Se poi l’universo narrativo da onorare è il Marvel Cinematic Universe, gigantesca macchina da intrattenimento colonizzata da Disney in grado di portare la Marvel alla ribalta proponendo i suoi eroi in maniera frizzante e potente nell’arco di tredici anni, allora il compito di una qualsiasi software house rasenta la spericolatezza.
Crystal Dynamics ha scelto di giocare la partita con il suo Marvel’s Avengers, e di farlo in maniera ambiziosa.
Forse troppo.
Oltre il tie-in
Per parlare di Marvel’s Avengers e di cosa voglia essere, è necessario partire da cosa siano stati gli Avengers negli ultimi anni: un mito moderno, che partendo dal fumetto ha letteralmente conquistato il cinema diventando una delle quattro gambe portanti della Disney.
Un successo del genere, con miliardi di dollari raccolti, un franchise in continuo sviluppo e un plauso pressoché totale da parte di critica e pubblico, non poteva che approdare nel mondo del videogioco in maniera massiccia, prima o poi.
Crystal Dynamics ha deciso che ciò avvenisse in un modo tanto “furbo” quanto ricco di potenzialità.
Gli Avengers sono simboli che radunano attorno a loro fandom enormi di persone che si ritrovano sotto la bandiera del proprio brand preferito. Il ragionamento della produzione è stato semplice: “Abbiamo fra le mani uno dei più grandi bacini di pubblico potenziale e un universo narrativo che fa di concetti come cooperazione e lotta contro il male i suoi punti forti, perché non unirli in un gigantesco cooperativo che faccia rivivere l’ebbrezza di un film Marvel?”.
E da qui l’idea di fare del brand-universo narrativo per eccellenza un ambiente di gioco immenso, fatto della possibilità di raggruppare community di giocatori online per fargli affrontare vaste arene colme di nemici o di avere la meglio in spettacolari azioni d’assalto. Il tutto, ovviamente, facendo sì che i giocatori possano interpretare gli eroi degli Avengers (Captain America, Hulk, Vedova Nera, Iron Man, Thor e, infine, Khamala Khan alias Mrs. Marvel).
Nel mezzo, un concept di gioco che rende l’esperienza di Marvel’s Avengers un game as service alimentato, che potrebbe andare avanti all’infinito, con skill e potenziamenti che permettono ai giocatori di potenziare i propri eroi da guadagnare di missione in missione.
Un’impresa titanica.
Sì, siamo davvero oltre il concetto di tie-in. Davvero oltre.
Un multiplayer da prendere a piccole dosi
Com’era logico aspettarsi, Marvel’s Avengers è un gioco che vive di due anime collegate ma distinte: il comparto multiplayer, che avevamo indagato già nell’anteprima del gioco uscita qualche settimana fa, e una campagna single-player che tuttavia altro non è che un pretesto narrativo per introdurre il core del gioco.
Per quel che riguarda la prima, di fatto ci ritroviamo di fronte a una sostanziale conferma di quanto provato ad agosto. Una buona serie di missioni da affrontare assieme ad altri giocatori in ambienti di gioco ampi, ricchi di elementi scenici e di una certa profondità di gioco, almeno su carta. Di fatto ciò che abbiamo davanti in queste sezioni è la realizzazione perfetta dell’idea base che Crystal Dynamics, ovvero rendere i giocatori protagonisti di una serie di match contro i supercattivoni di turno facendoci sentire al centro di una serie regolare Marvel, ma con la differenza sostanziale di poter affrontare un’avventura del genere attraverso lo strumento del gioco cooperativo.
In tutto questo aggiungiamoci una serie di collezionabili da portare a casa, fra fumetti, Carte Sfida e altre piccole chicche che faranno la gioia dei completisti.
Su carta, quindi, l’esperienza potrebbe funzionare, non fosse per un difetto che forse purtroppo potrà essere corretto soltanto attraverso la release di nuovi contenuti ed eroi nei prossimi mesi: a un certo punto, di fronte all’ennesimo laboratorio super-segreto dell’AIM da conquistare ed esplorare, il “fantasma” della ripetitività ha iniziato a fare capolino suggerendo che almeno nella sua prima fase Marvel’s Avengers potrebbe stancare il giocatore e renderlo satollo, spingendolo a prendersi lunghe pause dal gioco.
Una situazione in cui neanche un combat system tutto sommato spettacolare e ricco di sfumature riesce a tenere alta l’attenzione, e questo è un problema.
“Civil War”
Se il multiplayer è un aspetto essenziale ma con alcuni discutibili, il lato single-player di Marvel’s Avengers merita un discorso ancora più sfumato.
All’inizio del gioco, l’epopea degli Avengers cambia drasticamente quando, durante un grande evento di promozione del gruppo di eroi a San Francisco, un gruppo di feroci terroristi attacca la manifestazione uccidendo Captain America e liberando delle radiazioni che contaminano la maggior parte della popolazione e dei presenti, trasformandoli in inumani, persone con mutazioni genetiche tali da permettere loro di sviluppare capacità straordinarie.
Fra queste persone c’è Kamala Khan, una ragazzina appassionata fan di Tony Stark & co. Nel corso dell’incidente Kamala acquisisce il potere di allungare il suo corpo a dismisura e di utilizzare pugni e calci giganti come armi elastiche.
Cinque anni quei tragici avvenimenti, gli Avengers sono stati dichiarati responsabili di ciò che è accaduto a San Francisco e, soprattutto, il governo ha lasciato che una misteriosa agenzia governativa di nome AIM guidasse una campagna militare e scientifica volta allo sradicamento degli inumani dal suolo americano attraverso cure all’avanguardia.
Kamala, vecchia fan di supereroi di tutto rispetto come Hulk o Captain America, non ci sta e indagando scopre una verità che potrebbe scagionare gli Avengers dalle sue colpe e smascherare i veri piani dell’AIM (che no, non sono belli). Ovviamente Kamala parte per una rischiosa missione, ovvero radunare tutti gli Avengers rimasti a piede libero e formare una resistenza.
L’avventura di Kamala e degli altri Avengers si sviluppa a quel punto nel modo più prevedibile, con una serie di missioni in giro per gli Stati Uniti nel tentativo di costruire un esercito contrapposto all’AIM e acquisire diversi poteri e attrezzature; potete già intuire come il canovaccio presti il fianco a una serie di missioni dal canovaccio abbastanza simile, di fatto spiegando la ripetitività degli incarichi anche in multiplayer.
Pur essendo presente questa sensazione di deja-vù, dico la verità: alcune parti della campagna mi hanno piacevolmente coinvolto, come potrebbe essere coinvolto un medio fan di storie di supereroi di fronte a una storia discreta.
Certo, per farvela andare davvero giù occorre prepararsi a tocchi smaccatamente retorici, a un “buonismo” di fondo tipicamente Marvel-per-ragazzi, a una certa leggerezza dei toni che potrebbe far venir voglia di invocare ThanEHM volevo dire che potrebbe non essere apprezzata da tutti, soprattutto se si è giocatori esigenti e di lungo corso.
Questi ultimi si ritroveranno infatti davanti un videogioco fortemente scriptato e cinematografico, con sezioni fortemente orientate al racconto più che alla libertà d’approccio.
Un palazzo scricchiolante
I difetti di Marvel’s Avengers sono quelli che potremmo definire tranquillamente “problemi di esecuzione“.
Nonostante un concept di gioco valido (sia per i giocatori che per i produttori e sviluppatori), attraverso il quale non sembra così impossibile vedere delle potenzialità sul lungo periodo, e in grado di fare di Avengers un game as service con personalità, l’ultima fatica di Crystal Dynamics mostra una serie di carenze dell’apparato tecnico.
Tutto ciò che Crystal Dynamics ha orchestrato, tutto il gameplay funzionale al tipo di gioco, crolla sotto il peso di glitch, bug, cali di frame rate, freeze improvvisi nei momenti più concitati (come nel segmento finale della campagna) che possono rendere l’esperienza frustrante. Questo è grave, soprattutto se questi problemi si presentano nel pieno dell’azione e durante una partita online. L’impressione è che il gioco avrebbe avuto necessità dei “soliti due ritocchi in più”.
A non convincere del tutto nelle dinamiche in-game sono anche alcuni segmenti di gameplay, come quelli in cui si controlla Iron Man, senza dubbio uno dei personaggi più iconici che, tuttavia, alla prova dei fatti risulta un PG macchinoso da guidare e dal combat system estremamente impreciso.
Tutte caratteristiche che certo non rovinano di base un’esperienza di gioco che darà il meglio di sé con aggiornamenti continui e che è orientato a un intrattenimento genuinamente pop e spensierato, ma che alla fine fanno storcere il naso e neanche poco.
Marvel’s Avengers è sulla carta un perfetto gioco cooperativo che raduna sotto la sua ala vari punti di forza, a partire da un brand di successo per terminare con un sistema di gameplay per lo più divertente e adatto ai giocatori desiderosi di passare sessioni intere al centro di un’azione forsennata.Tuttavia la resa finale del gioco sembra decisamente sottotono, fra una certa ripetitività delle missioni sia in single che in multiplayer ed evidenti problemi di ottimizzazione che non favoriscono un certo impatto memorabile. Trattandosi di un game as service è probabile che i vari problemi vengano risolti nei prossimi mesi, ma l’impressione che lascia Marvel’s Avengers è quella di un titolo che deve ancora crescere e che forse avrebbe potuto dire qualcosa in più al momento del suo rilascio.