Avete presente quel capolavoro che è Resident Evil 2? Quel gioco che ha segnato una generazione e ricevuto un remake degno di questo nome? Sì? Ecco, bene. Prendete il tutto e mettetelo da parte, ci servirà dopo.
Ora prendete Resident Evil 3: Nemesis, un’altra pietra miliare della storia videoludica. Uscito nel 1999, il suo remake si è fatto attendere poco più di vent’anni. Vi ricordate quanto era bello? La città di Raccoon City, le vie immerse nella desolazione più totale, la distruzione, la morte, la fuga disperata di Jill Valentine verso una salvezza che sembra sempre troppo lontana.
Ripensando alla mia prima volta con Resident Evil 3, mi riaffiorano un sacco di bei ricordi: l’esplorazione, il tempo passato a risolvere gli enigmi (ve lo ricordate quello della torre dell’orologio?), l’ansia del Nemesis che poteva essere in agguato ogni momento, la sensazione di libertà nel poter sempre decidere come gestire la situazione (affrontarlo o fuggire?).
Tutte queste sensazioni sono ancora vivide nella mia memoria, conservate in un cassettino che speravo venisse aperto, anche solo in parte, giocando a Resident Evil 3 Remake. Ci ho sperato e le mie speranze sono state vane.
Tra parti completamente dimenticate e gameplay discutibile, vediamo insieme più nel dettaglio questo gioco.
Un enorme canalone
La sensazione che mi ha dato questo gioco è stata quella di trovarmi in un enorme canalone, in cui si va dritto e le cose succedono comunque. Vi ricordate le scelte multiple del capitolo originale? Quelle scelte che vi permettevano di decidere se affrontare il Nemesis oppure scappare? Non ci sono più, questa volta è il gioco che coercitivamente ti dice “combatti” oppure “scappa”, accentuando ancora di più l’effetto “canalone”.
Niente possibilità di scelta, niente enigmi, esplorazione ridotta al minimo, con il solo effetto di accentuare la sensazione di trovarsi in un grande tracciato dal quale non si può deviare. Si è perso completamente il feeling di quando si gioca un Resident Evil, quelle sensazioni di meraviglia, stupore, terrore e ansia non ci sono più.
Vogliamo parlare di quella parte in cui dobbiamo combattere onde di zombie? E che proprio in quella parte ci sono delle casse di munizioni che si rigenerano? A questo punto vado a giocare Call Of Duty. E con questo non voglio dire che Call Of Duty sia un brutto gioco, ma che se voglio un’esperienza sparatutto non la cerco sicuramente su un Resident Evil.
Cosa ne è stato degli enigmi?
Gli enigmi? Inesistenti. La torre dell’orologio? Zac, tagliata. Il parco? Anche. Ve lo ricordate l’enigma dell’acqua? Tagliato anche quello. Le uniche cose che possono essere considerate enigmi sono le casseforti e armadietti vari, c’è un solo problema però: quelli presenti nella stazione di polizia sono stati completamente riciclati da Resident Evil 2 Remake, con il solo risulato di farmi aprire il mio quaderno di appunti per cercare i vari codici. (sì, sono ancora ferma ai quaderni di appunti quando gioco)
E l’esplorazione?
L’esplorazione è sempre stata la caratteristica dei Resident Evil. Ambienti decadenti, marci, rovinati dalla morte e allo stesso tempo affascinanti e pieni di segreti da scoprire.
Tristemente, la componente esplorativa è stata grandemente tagliata, in favore di un gameplay più action incentrato sullo sparare agli zombie e affrontare il Nemesis, due processi che si alternano durante tutto il gioco.
La fine di Brad Vickers
Molte cose sono cambiate in questo remake, alcune sono state cambiate e migliorate, altre no. Brad Vickers, il pilota della S.T.A.R.S. che lasciò i suoi compagni di squadra persi nelle montagne Arklay, l’emblema della codardia, si trasforma in questo capitolo in un eroe.
Nel gioco originale, viene ucciso dal Nemesis nel cortile della stazione di polizia di Raccoon City. Brad muore senza celebrazioni, con il cuore colmo di paura, trafitto da un tentacolo del Nemesis mentre tentava di fuggire.
Nel remake Brad Vickers si sacrifica per permettere a Jill di fuggire. Diventa un eroe, mostra un coraggio che non ha mai avuto prima nella sua vita. Questo, però, lo porta a farsi mordere a un braccio e si sa, chi viene morso non fa una bella fine.
Scopriamo presto qual è il suo destino. Lo incontriamo, infatti, proprio nel cortile della stazione di polizia. Questa volta, però, niente Nemesis. La trasformazione in zombie è compiuta e veniamo a conoscenza di un fatto finora sconosciuto: è stato proprio Brad a mordere l’ufficiale Marvin Branagh, per poi essere ucciso dalla pistola di Carlos Oliveira.
Un cambio decisamente importante per un personaggio che è sempre stato conosciuto per la sua codardia e che può far storcere il naso a più di un purista della saga.
I lati positivi
Il gameplay
Tralasciando i sentimenti e le sensazioni, tecnicamente parlando questo gioco è fatto bene. Il suo gameplay adrenalinico e frenetico, per quanto non appartenga ai Resident Evil classici, si sposa bene con l’intento che sembra abbiano avuto gli sviluppatori: un gioco veloce, da palpitazioni, che non ti lascia un minuto per respirare e ti lancia in faccia un nemico dopo l’altro.
La pioggia di munizioni rende il gioco abbastanza semplice rispetto ai suoi predecessori, dove fare economia di proiettili era fondamentale. Ci si può togliere lo sfizio e sparare su qualsiasi cosa si muova e farla pagare a quei dannati morti viventi che tanto ci hanno fatto penare in questi anni.
È un TPS e niente di più, ma quello che fa lo fa bene. Ti fa passare qualche ora piacevole, se si riesce a distaccare questo gioco dal suo originale.
Grafica e audio
Il RE Engine è una bomba e su questo non ci piove. La resa grafica di questo gioco è superlativa, nella sua fluidità e realismo. Si nota addirittura un ulteriore passo avanti rispetto al capitolo precedente, il cui remake ci aveva già dato modo di gridare al miracolo.
La pecca? Gli asset di zombie e stazione di polizia riciclati completamente da Resident Evil 2 remake, senza vergogna.
L’audio, bisogna essere sinceri, è formidabile. Anche se il doppiatore inglese di Nicholai risulta spesso incomprensibile, come se parlasse nel gomito. A me sta bene che con questa epidemia di Coronavirus bisogni starnutire e tossire nel gomito, ma doppiarci pure un personaggio mi sembra esagerato.
Scherzi e battute a parte, il comparto audio è decisamente buono, tra effetti e colonna sonora si sono raggiunti dei livelli molto alti.
Resident Evil Resistance
Spendiamo due parole per parlare del multiplayer che arriva in bundle con questo gioco. Resident Evil Resistance è un asimmetrico 4vs1 in cui quattro Sopravvissuti si troveranno a dover fuggire da un edificio. La loro fuga sarà ostacolata dal Mastermind, che tramite delle telecamere di sorveglianza potrà piazzare trappole e nemici (zombie, cerberus, licker per arrivare fino a Mr. X) sul percorso dei Sopravvissuti.
Questa modalità, che ha senza dubbio richiesto un sacco di tempo e sforzi al team di sviluppo, non aggiunge niente al gioco principale. Al momento è poco equilibrata, con il Mastermind che vince quasi sempre e i Sopravvissuti che accumulano frustrazione e basta.
Resident Evil Resistance è fine a se stesso, confusionario e un po’ insipido. Non è altro che la conferma che i multiplayer basati su Resident Evil non hanno senso di esistere (a meno che non siano la serie Outbreak che purtroppo è morta e sepolta da un bel pezzo).
Lascia con l’amaro in bocca, perchè sicuramente si poteva fare di meglio, le potenzialità c’erano e anche i mezzi per fare un multiplayer come si deve.
Per concludere
È divertente? Sì. Intrattiene per il tempo che deve? Sì. È di lunghezza adeguata? No, la longevità è scarsa e ha poche opzioni di rigiocabilità. Ha lo stesso feeling di un Resident Evil? Assolutamente no. È la castrazione di tutto quello che era il Resident Evil 3 originale, una pagliacciata se si fa un confronto con Resident Evil 2 Remake.
Capcom, dispiace dirlo, ha sbagliato nella creazione di questo gioco, che sembra affrettato e piatto. Ha dei pregi, sì, ma ha anche molti difetti che deluderanno un po’ tutti: i vecchi fan e i nuovi, perchè non è un remake degno di questo nome ma nemmeno come gioco a sè stante è così valido.
Il motivo forse risiede nel team di sviluppo: non è lo stesso team che si è occupato di Resident Evil 2 Remake, ma di una filiale di Capcom. Sarà perchè il team principale sta sviluppando Resident Evil 8? Questo non lo so, purtroppo.
Con la morte nel cuore ho scritto questo articolo, da fan di lunga data fa veramente male vedere un gioco venire buttato alle ortiche. Posso solo sperare che il prossimo capitolo sarà migliore.