Da sempre, i giochi di Resident Evil sono costellati di arte in tutte le sue forme: dai quadri alle sculture, dall’architettura alla musica.
La stazione di polizia di Raccoon City è l’esempio più lampante: originariamente un museo, conserva al suo interno molte delle opere d’arte precedentemente esposte. Aclune di esse sono parte degli enigmi che il giocatore si trova a risolvere durante la partita.
Anche gli altri luoghi, però, sono pieni di famose opere d’arte: nelle varie magioni nelle montagne e nel castello di Salazar, infatti, possiamo trovare artisti come Raffaello, Caravaggio, Tiziano e molti altri.
Vi voglio parlare di una sua sfaccettatura molto particolare dell’arte e dei suoi significati. Mettetevi comodi, preparatevi una tisana e prendete qualche biscotto, sarà un lungo viaggio.
ATTENZIONE! QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER GRANDI E PICCINI SULLA SAGA DI RESIDENT EVIL!
Resident Evil e il tema del sacrificio
Molte delle opere presenti nei vari Resident Evil hanno come tema ricorrente il sacrificio, visto sotto differenti punti di vista. Sia esso un sacrificio rituale, o un sacrificio personale, è un tema che viene affrontato molto spesso in maniera più o meno profonda e palese. Sovente è un discorso implicito, un sussurro in retroscena, qualcosa che necessita di più di una semplice occhiata per essere compreso.
A Sacrifice to the hell fire
Uno dei quadri che si dimenticano meno facilmente, A Sacrifice to the hell fire (Un Sacrificio nel Fuoco dell’Inferno), è un quadro presente nella stazione di polizia di Raccoon City. Viene conservato in una stanzetta piccola e disordinata, sopra un caminetto, nonostante sembri avere molto valore per il comandante Irons. È stato proprio lui a volere quel quadro nell’edificio, arrivando persino a minacciare un ufficiale che ha osato toccarlo.
Definito grottesco e inquietante da chi lo ha visto, A Sacrifice in Hellfire raffigura una donna nuda appesa per i polsi. I lunghi capelli corvini ricardono sul petto, raccolti in quella che sembra una treccia.
Il simbolismo legato a questo quadro, considerando il suo titolo e il puzzle a esso legato (accendendo il fuoco del camino, una gemma rossa uscirà dal quadro bruciato), appare essere proprio quello del sacrificio di una vergine e l’atto di prendere il suo cuore come trofeo.
Il sacrificio umano ci fa pensare immediatamente alle popolazioni della Mesoamerica: il sacrificio di ragazze di alto rango e innata bellezza. Esse venivano spogliate, uccise e veniva strappato loro il cuore come offerta sacrificale per placare l’ira degli dei.
Se poi si pensa alle passioni molto particolari del capo Irons, alla fine che ha fatto la povera figlia del sindaco di Raccoon City… Questo quadro assume un significato ancora più disturbato.
A Woman in Love with a Dead Man
È un quadro che si trova spesso nell’universo di Resident Evil. Non è altro che Giuditta e Oloferne di Caravaggio, ma in versione speculare. Lo si trova nella magione di addestramento in cui è ambientato Resident Evil 0, ma anche nella Sala Incontri della Villa Ashford in Resident Evil Code: Veronica X. Nella stessa stanza è presente un altro quadro con lo stesso tema, che però sembra più una combinazione di più quadri a tema “decapitazione”. Contiene elementi di più raffigurazioni di Salomè con la testa di Giovanni Battista: quella di Tiziano, quella di Caravaggio e quella di Rubens.
Giuditta e Oloferne di Caravaggio raffigura la vedova ebrea Giuditta che decapita il condottiero assiro Oloferne. Pare che questo quadro sia stato dipinto pensando a Beatrice Cenci, che uccise il padre insieme alla matrigna e al fratello, per poi venire giustiziata. Caravaggio, che aveva assistito all’esecuzione di Beatrice Cenci, ne rimase molto colpito e segnato.
Questo dipinto compare anche nella stanza trappola che conduce ai sotterranei della Villa Spencer, insieme al quadro Il Sacrificio di Isacco, sempre di Caravaggio.
I quadri, macabri e cruenti, sembrano quasi un monito a chi di passaggio, come se volessero dire “Attenzione a dove metti i piedi o rischi di rimetterci la pelle!“
Il Sacrificio di Isacco
Il Sacrificio di Isacco è un quadro che compare più volte come elemento chiave dei puzzle dei vari Resident Evil. Non solo in Resident Evil 1, ma anche un Resident Evil 4.
“Il sacrificio di sei vite porterà nuova luce” recita l’indovinello della Galleria nel castello di Salazar. Sono proprio sei vite umane quelle che verranno sacrificate per portare a termine la missione, cioè salvare Ashley: Bitores Mendez, Ramon Salazar, Osmund Saddler, Mike, Jack Krauser e Luis Sera.
Sacrifici necessari, spesso capitati improvvisamente, come per esempio la morte di Luis Sera. Ashley stessa, addirittura, costituisce un sacrificio necessario nel piano dei Los Illuminados. Il loro obiettivo, infatti, era quello di infettare la giovane ragazza in modo da poter trasmettere le Plagas al padre, il Presidente degli Stati Uniti d’America. Perchè? La risposta è semplice: per poterlo controllare e renderlo un mero burattino nelle loro mani.
Così, Ashley, da giovane studentessa diventa l’emblema di una tentata conquista, di una follia che serpeggia e una sete di potere implacabile che conduce l’essere umano a gesti estremi.
Mendez, Salazar e Saddler non sono altro che martiri del potere, persone che hanno sacrificato tutto, umanità compresa, con il solo scopo di ottenere il potere assoluto.
È incredibile cosa si arrivi a fare per ottenere i propri scopi vero?
La Nike di Samotracia
Nella sezione “Giochi di Oblio” del gioco Resident Evil: Darkside Chronicles, cioè la sezione che racconta le vicende di Resident Evil Code: Veronica X, è presente una statua che sembra la versione speculare della Nike di Samotracia, scultura attribuita a Pitocrito.
Nel gioco originale al suo posto troviamo una statua che rappresenta un angelo sventrato.
La Nike di Samotracia non appare inquietante, fino a che non si nota l’assenza di braccia, l’ala solitaria e la testa mozzata.
La prima sensazione trasmessa è quella di disagio, di menomazione, di mancanza, sentimenti che rispecchiano quelli che prova Alfred senza sua sorella Alexia. Alfred e Alexia Ashford, i due fratelli nati con il solo scopo di prendere parte al progetto CODE: Veronica. Soli, senza nessuno, hanno da subito trovato conforto l’uno nell’altra. E cosa può succedere quando una delle due metà si sacrifica per lo studio del virus t-Veronica? La metà rimanente impazzisce, scivola in una lenta spirale di follia, accecato dalla mancanza e dalla solitudine.
Sure, I’m not human anymore, but just look at the power I’ve gained! Albert Wesker
In punta di piedi, il sacrificio è un argomento che si è fatto strada nella saga di Resident Evil, che spesso ci ha portati a riflettere, anche involontariamente. Per quanto siano dei giochi ricordati soprattutto per gli zombie, gli enigmi e Chris Redfield che sottomette macigni a cazzotti, ci hanno portato a contemplare molto spesso la condizione dell’anima e della psiche umana.
Alfred Ashford, che ha visto la sua sorella gemella e unica ancora di sanità mentale immolarsi al virus t-Veronica; William Birkin, che si è iniettato il virus G direttamente nel corpo, con la speranza di salvarsi la vita e ottendendo come risultato la trasformazione in un orrendo mostro; Albert Wesker, che per raggiungere la “saturazione globale” è diventato sì un super umano, ma ha anche fatto una brutta fine; Jack Krauser, il militare che dopo aver riportato una ferita grave al braccio, si è messo in contatto con Wesker e ha scoperto le meraviglie delle Plagas dominanti; Lisa Trevor, un’innocente vittima dei tremendi esperimenti della Umbrella Corporation, impazzita per colpa del virus, il suo ultimo barlume di coscienza alla costante ricerca della madre.
Questi sono soltanto alcuni nomi, una piccola parte di una lunga lista di chi ha sacrificato tutto ciò che aveva, che lo volesse o no. Qualcuno di loro ha fatto la sua scelta in modo volontario, altri sono stati soltanto delle pedine su una scacchiera molto più grande, semplici burattini in uno spettacolo malato.
L’umanità ha davvero così poco valore da essere usata come merce di scambio? Conta così poco da costituire il perfetto sacrificio per giungere ai propri obiettivi? Ha senso trasfigurare completamente ciò che si è, mutandosi in abomini, per il potere? Forse la forma esteriore arriva davvero a rispecchiare ciò che si ha dentro in certi casi…