Chiunque abbia iniziato a giocare ai videogiochi durante i primi anni duemila, chiunque abbia avuto un pc tra le mani con cui dilettarsi, chiunque sia appassionato di giochi di strategia in tempo reale non può fare altro che tirare un grosso sospiro al leggere un titolo come quello che abbiamo appena usato.
L’editor di Warcraft 3: Reign Of Chaos prima e The Frozen Throne dopo è stata una delle scuole di game design più importanti della storia dei videogiochi, permettendo a milioni di giocatori di imparare i rudimenti del divertimento attraverso un sistema di creazione livelli tutto sommato accessibile.
Ciò che veramente ha fatto la differenza sul lungo termine, però, non è stata la sua accessibilità quanto la sua profondità. Gli utenti più smanettoni sono stati in grado di mettere in piedi, grazie alle possibilità dell’editor, intere modalità e interi videogiochi.
Abbiamo visto la nascita di generi, abbiamo visto sperimentazioni forgiare piccole cricche di game designer diventati poi di successo; impossibile negare l’importanza dell’editor di Warcraft 3, seconda soltanto all’editor del primo leggendario, Neverweinter Nights.
Purtroppo le cosìdette golden age sono sempre destinate a finire per poi non ripetersi; quella di Warcraft 3 ha deciso di morire definitivamente con delle scelte che Blizzard ha applicato all’editor del suo remake.
Warcraft 3 Reforged ed il suo editor, per una creatività con un padrone.
Se sei un game designer che ha lavorato mesi e mesi su di una mod per l’originale Warcraft 3 ed hai, per caso, voglia di portarla su Warcraft 3: Reforged abbiamo una brutta notizia per te. Blizzard ha aggiornato i termini di servizio del titolo, modificando sostanzialmente alcune voci e cambiando brutalmente la politica d’utilizzo per i giochi personalizzabili.
La cosa è stata notata dal sito internet PC Gamer che, con brutale sintesi, ha messo subito in chiaro il più grande cambiamento: tutto ciò che viene realizzato con l’editor di Warcraft 3: Reforged non sarà più di proprietà del giocatore, bensì sarà di proprietà di Blizzard.
Il termini di servizio infatti recitano in una particolare sezione:
I giochi personalizzati sono e rimarranno di esclusiva ed esclusiva proprietà di Blizzard.
Senza limitare quanto sopra, l’utente cede a Blizzard tutti i suoi diritti, i suoi titoli e i suoi interessi in tutti i giochi custom. A ciò aggiunge anche tutti i diritti du’autore sul contenuto del giochi personalizzati creati.
Ovvero se io, autore, mi impegno e metto in piedi un gioco utilizzando l’editor di Warcraft 3: Reforged, scrivendo una storia, impiattando una cosmogonia e realizzando ogni particolare del titolo, questo alla fine sarà di proprietà di Blizzard.
Sconcertante, vero?
Perché Blizzard ha fatto una mossa del genere?
Considerando il passato della compagnia, si capisce molto rapidamente il perché di una simile mossa. Durante gli anni d’oro di Warcraft 3 c’era una modalità custom presente nel comparto multigiocatore del titolo che da sola riusciva a trainare migliaia di giocatori.
Questa mod, conosciuta come Defense Of The Ancients, o DOTA, ha continuato a crescere con aggiornamenti regolari anno dopo anno nonostante vari cambi di gestione. Durante il corso del 2009, Valve, dopo aver assunto uno degli sviluppatori originali della modalità personalizzata, ha tentato di realizzare un sequel autonomo chiamato Dota 2.
Blizzard ha più volte contestato il marchio, finendo però per lasciare a Valve il diritto d’uso per l’acronimo Dota cambiando poi il nome della mod di Warcraft 3 in Blizzard All-Stars.
Dota non è l’unico esempio di videogioco nato da Defense Of The Ancients, ma è quello più importante storicamente perché portato in tribunale. League Of Legends o Heroes Of Newerth sono altri giochi, completamente debitori della formula del primo, originale, Defense Of The Ancient.
I nuovi termini di servizio, in sostanza, vogliono evitare la nascita di un nuovo fenomeno del genere. League Of Legends e Dota2, nello specifico, sono da anni giochi in grado di muovere quantità imponenti di denaro (specie dal punto di vista eSportivo, con Dota 2 a troneggiare su tutti grazie a montepremi multimilioniari).
Le altre clausole dei termini di servizio vietano al giocatore di realizzare giochi a scopo di lucro (per evitare quello che abbiamo visto qualche riga fa) e vietano l’inclusione, all’interno delle proprie creazioni, di contenuti di terze parti che potrebbero violare i diritti di proprietà intellettuale.
Niente battaglie tra personaggi degli anime, niente campagne personalizzate basate su altri videogiochi; Blizzard sembra ironicamente dire il mondo di Warcraft può contenere tutte le storie che volete, che bisogno avete di crearne altre?.
Beh, avete ragione, sia mai che di divertimento nel mondo odierno non ce ne sia troppo. Senza la libertà dell’originale Warcraft 3 ci saremmo persi i moba e gli auto battler, sapeste le decine di migliaia di ore risparmiate!