Recensione | Undo – Sangue sul selciato

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Il gioco di cui vi parlo oggi mi ha fatto tornare alla memoria un bellissimo telefilm di fine anni ’90. Chi di voi ricorda “Ultime dal cielo”?

Nella serie il protagonista riceveva ogni mattina il giornale del giorno dopo da un gatto. Il suo compito, una volta letto il giornale, era quello di impedire che accadessero i brutti fatti di cronaca descritti sul quotidiano.

Perché questa premessa? Perché in Undo si vestono i panni di agenti temporali che, messi di fronte a un brutto crimine, devono cercare di cambiare gli eventi affinché le cose non vadano come dovrebbero andare.

A differenza del telefilm però, si può viaggiare indietro nel tempo, e a volte anche in avanti.

L’idea di questo gioco è venuta a Michael Palm e Lukas Zach, da noi arriva grazie a DVGiochi. Si può giocare anche in solitario fino a un massimo di 6 giocatori.

Purtroppo se siete ultra centenari non ci potete giocare, il gioco va dai 12 ai 99 anni.

Andiamo con ordine.

Scatola e materiali

Ci sono tutti – e te credo – perché il gioco è composto da due mazzi di carte, uno grande e uno piccolo. Di cui però non posso dirvi nulla perché guardate cosa c’è scritto sulla prima carta del mazzo.

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Spoiler alert!

Esattamente! Undo è un gioco che si scopre carta per carta, compreso il regolamento. Non so se si tratta di una geniale innovazione o dimostri un eccesso di pigrizia nel non voler creare manco un libretto di istruzioni, ma di fatto, per giocare a Undo bisogna mettersi al tavolo e, una carta alla volta, seguire le istruzioni indicate.

Come si gioca, senza spoiler

Cerchiamo a questo punto di spiegare come si gioca a Undo senza rivelare cose compromettenti.

  • Allora, il capitolo “Sangue sul selciato” ci propone una storia ambientata nella Chicago degli anni ’20. Stop!
  • Dalla copertina della scatola si evince che ci troviamo di fronte a un turpe omicidio di un uomo con un orsacchiotto in mano. Stop!

Nota: o si tratta di un omicidio, o c’è un tizio che si diverte a stare sdraiato in un vicolo con del ketchup che gli cola dalla camicia e un peluche in mano. Stop!

  • Dal retro della copertina scopriamo che ci sono delle carte indizio (la lente di ingrandimento) e delle stanze. Stop!

A questo punto proviamo a tirare a indovinare…

  • Come agenti temporali il nostro compito sarà quello di entrare nelle varie stanze del gioco e cercare di modificare gli eventi descritti in ciascuna di essi. Stop!

In realtà devo ammettere che ho provato il gioco più di una volta, quindi non c’è molto da tirare a indovinare. Il gioco è effettivamente questo. (direi di finirla con gli Stop!)

Si dispongono le carte fino a formare 13 stanze.

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Setup di Undo

Dietro ciascuna stanza viene raccontato un episodio del passato della vittima che ci aiuta a capire quali sono stati i fatti l’hanno condotta al fatidico momento della sua dipartita.

Una volta letto l’episodio, dobbiamo scegliere una di tre alternative. In base a quello che decidiamo possiamo ottenere dei punti.

I punti positivi indicano che la nostra scelta ha cambiato il destino in meglio. Lo 0 è uno stallo, i punti negativi non sono, come potete immaginare, cosa buona.

Prima di scegliere tra le tre alternative, possiamo spendere una carta con la lente d’ingrandimento (ne abbiamo 4) per leggere l’indizio corrispondente alla stanza che abbiamo scelto. In teoria dovrebbe aiutarci a prendere la decisione migliore.

In totale possiamo scoprire 8 stanze su 13, che sembrano tante, ma ottenere punti positivi non è facile come sembra.

UndoDettaglioDopo aver scoperto tutte e otto le stanze si sommano i punti positivi e si sottraggono quelli negativi, in base al risultato ottenuto (0-2 punti, 3-5 punti, ecc.) si legge il finale corrispondente.

Per chi volesse c’è la possibilità di leggere com’è andata tutta la storia.

Conclusioni

Cerco sempre di trovare gli aspetti positivi di un gioco, soprattutto di quelli che non mi hanno convinto appieno.
Come dicevo, ho provato Undo tre volte, la prima eravamo in due e non siamo riusciti a risolvere la trama, la seconda e la terza volta abbiamo giocato con Simone, di 12 anni, e decano del Team di esperti, facendo condurre a lui le danze.

Purtroppo a Simone il gioco non è piaciuto, fargli fare la terza partita per sapere com’è andata la storia è stata una lotta a colpi di concessioni, ricatti e promesse di premi futuri.

Perché secondo me non è piaciuto?

Uno dei motivi è proprio la storia. 13 carte non bastano a contenere una storia avvincente, quel che si ottiene è forse un piccolo riassunto, ma non sembra esserci la sensazione di entrare dentro la narrazione.

Il sistema delle scelte ci premia con dei punti  che avranno effetto solo a fine partita, ma da un gioco del genere uno vorrebbe una maggiore interattività. Se decidiamo di mandare il nostro personaggio a Pechino, ci si aspetterebbe di essere condotti a un momento della storia in cui il protagonista va a Pechino.

La storia è statica e non evolve e questa sensazione di immobilità si percepisce pesantemente.

Detto questo però, io non sono d’accordo con molte critiche che ho letto – e neanche con Simone.

Ci sono a mio avviso diversi aspetti positivi in questo gioco che mi permetto di segnalare.

  • Costa poco, circa 12 euro.
  • Se giocato con i ragazzi (entro in modalità educatore), li obbliga a leggere!

Leggere è un verbo transitivo, significa interpretare un sistema di scrittura in modo da decifrare parole e frasi.

Scusate, ma quanto è importante quest’attività per i ragazzi?! Pensate al solo fatto di dare in mano a un ragazzino questo gioco, costringerlo a leggere il regolamento (cosa che non nessuno di loro fa mai), altrimenti non si può andare avanti. Permettergli di leggere una dopo l’altra, la descrizione di ogni stanza.

  • Il gioco obbliga a ragionare!
  • Il gioco mette i ragazzi nella condizione di dover scegliere, la loro scelta comporta delle conseguenze, il risultato di tale scelta è immediato. Cosa c’è di più educativo di questo?

Difficilmente comprerei le altre storie di Undo per giocarci con i miei coetanei, ma vi posso assicurare che è uno dei giochi che farò sicuramente provare ai ragazzi a scuola.

Magari non sarà il loro gioco preferito, ma intanto: hanno letto, hanno ragionato, hanno imparato qualcosa di nuovo. A me basta!