Autarchia: ogni volta che penso a Camarilla Italia mi viene in mente l’autarchia e questa intervista ad Arturo Parise, Consigliere Nazionale e Narratore di Vampiri per la città di Bologna, ha confermato tale sensazione.
Faccio però subito una premessa perché in Italia molto, troppo spesso, si tende ad associare tale parola a tristi ricordi… ed io non sto alludendo in alcun modo a quello. Mi sto piuttosto riferendo alla sua definizione – anche facilmente trovabile su internet – per cui l’autarchia è un “Principio fondamentale dell’etica cinica e stoica, consistente nell’autosufficienza spirituale del sapiente che deve ‘bastare a sé stesso’ per risentire il meno possibile del bisogno delle cose e del mondo“.
Chiaro? Bene, andiamo avanti, perché voglio soffermarmi sul bastare a se stesso che avete appena letto.
Notate bene, bastare a se stesso perché Camarilla Italia in una qualche forma è proprio questo: una “entità” che basta a se stessa senza star troppo a preoccuparsi del mondo LARP che la circonda, fermo restando il suo solido rapporto con l’universo tanto degli editori quanto della comunità dei giocatori (siano essi da tavolo che dal vivo), in qualità di punto riferimento e interfaccia ufficiale della White Wolf sul territorio.
Si noti ulteriormente bene: non v’è nulla di male in questo, bastare a se stessi è anzi ammirevole, denota lucidità mentale e chiarezza d’intenti; e sapere cosa si vuole, quando lo si vuole e come lo si vuole, rende impermeabili tanto alle “idee” quanto agli “agenti patogeni” che pullulano nel mondo LARP, italiano e non.
Giusto? Sbagliato? Non so dirlo e non è mio compito dirlo.
Posso solo constatare come tale strategia adottata sin dagli albori continui a garantire l’esistenza di questa “creatura” sia sul territorio nazionale, con i suoi circoli locali – e ad oggi credo sia l’ultima entità sopravvissuta con tale struttura dopo la chiusura di quelli di GRVItalia nel 2010, correggetemi se sbaglio – sia all’estero, grazie al suo essere fan club ufficiale della White Wolf che la rende in qualche modo l’unica realtà italiana attiva a livello internazionale, contattata anche in passato dalla “casa” per operare insieme (come nel caso della pubblicazione del ventennale V20 in cui la lettera di apertura del manuale porta la forma da Caterina “Lara” Casapieri, in qualità di Vice Presidente di Camarilla Italia).
Ma allora mi domando: è realmente questa una realtà autarchica o quanto piuttosto sovrana? Come mi ha infatti fatto notare Arturo in un nostro scambio di battute, Camarilla Italia è per certi versi, si, autarchica – nel senso che vive di autosufficienza, con le proprie risorse – ma non è esattamente una comunità chiusa al mondo (commerciale, istituzionale o ludico che sia). Questa ha infatti in campo varie attività di differente natura che abbracciano tanto il mondo del gioco di ruolo, quanto la cultura – con cineforum e convegni – e l’associazionismo, caso esempio la promozione della nuova campagna estiva di AVIS dal titolo “Be red, be yellow, be good” per la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue 2019 del 14 giugno scorso (forse un po creepy, dato l’argomento ma sicuramente in tema… ed anzi, fate il vostro dovere).
Direi però che posso fermarmi qui con questa striminzita lezioncina filo-storico-sociale. Cedo infatti volentieri la parola al mio ospito che, come avrete modo di leggere nelle sue brevi e concise risposte, sa dire e dimostrare molto meglio di me cosa sto cercando di comunicarvi: parola ad Arturo.
LA PERSONA
- Parliamo un po’ di te, presentati: chi sei?
Mi chiamo Arturo Parise, ho 41 anni e vivo a bologna da quando ne avevo 18. Ricopro il ruolo di Consigliere da 3 anni e quello di Narratore della città di Bologna da 2 anni. In precedenza sono stato anche Segretario e Narratore Nazionale. Prima di Camarilla Italia ho giocato in varie cronache – sempre a tema Vampiri: la Masquerade – e la prima in assoluto è stata “zecche a Bologna” del circuito Tod.
- Qual è il tuo più bel ricordo legato al LARP?
Non c’è né uno più bello, piuttosto quello che ricordo con più piacere, il mio primo live con Camarilla italia nel 2002 al Castello Di Guiglia, allora stavamo aprendo il capitolo di Bologna ed io me ne stavo occupando per il gruppo di Bologna, arrivare in questo castello e conoscere persone che condividevano il mio stesso hobby così accoglienti e pronte a dare una mano, bhe questo sicuramente è stato il momento che ricordo più piacevolmente.
- Qual è l’evento di cui vai più fiero? E quale quello di cui vai meno fiero?
Un nazionale svoltosi al castello del Piagnaro di Pontremoli, in cui abbiamo chiuso delle trame che andavano avanti da 10 anni, un evento con momenti di epicità e coinvolgimento dei giocatori che difficilmente sono eguagliabili. Meno fiero, nessuno, è più un questione di soddisfazione per il risultato finale.
- Quale è la peggiore crisi che hai dovuto affrontare? Come l’hai risolta e superata?
Sicuramente quella in cui parte dei giocatori storici della cronaca di Vampiri di Bologna decise di boicottare il live.
- Che contributo credi di aver dato al LARP Italiano in questi anni?
Il coinvolgimento, negli anni tra le varie fiere, Lucca, Modena, ho coinvolto e fatto affacciare al mondo ludico e nello specifico al LARP migliaia di persone, ricordo un anno a Lucca in cui facemmo un live di Vampiri: il Requiem da 350 persone, di cui solo 250 coinvolte durante la fiera.
IL PALCOSCENICO
- Come è cambiato il LARP da quando hai iniziato?
Molto, c’è molta più scelta di stili di gioco e ambientazioni, si sono venute a creare realtà commerciali che 20 anni fa erano impensabili.
- Secondo te che direzione sta prendendo il LARP italiano?
Nessuna e tutte, si sta diversificando è ciò è bene, permette di espandere l’esperienza.
- Qual è la ricetta per preparare un buon LARP?
Non avere un narratore prima donna che sa tutto e critica gli altri. Un buon LARP e quello dove i partecipanti, una volta finito, hanno voglia di continuare e farne un altro.
- Cosa non va mai fatto per – e durante –un LARP?
Trasformare i giocatori in puri spettatori, i giocatori devono sentirsi parte integrante della storia.
- Cosa rende un evento scadente? Cosa lo rende invece prestigioso?
La percezione dei giocatori, sono loro i protagonisti ed i giudici impietosi.
- Cosa caratterizza la tua realtà rispetto alle altre?
La longevità e la costanza, realizzare sul territorio nazionale una media di 80 eventi LARP l’anno, interrottamente da 15 anni non è da molti.
IL CONTESTO
- Negli ultimi anni il LARP italiano è molto cambiato e continua a cambiare, costantemente. Quali sono secondo te i punti chiave di questa realtà Italiana?
La socialità, un giocatore LARP vuole conoscere altre persone e mettersi in gioco.
- Ti rifai ad un movimento nazionale, internazionale, o segui una via da te tracciata?
Si, come Camarilla Italia siamo il fan club ufficiale della White Wolf ed abbiamo contatti con tutto il network mondiale ad essa collegata ed alla stessa casa editrice.
- Riesci ad individuare altre tre realtà italiane con cui senti affinità per ideologie, temi, politiche e strategie adottate?
LARP non ne conosco, forse l’Adventure’s Legue di D&D ha un pattern simile.
- Le piccole realtà, spina dorsale per decenni del LARP, stanno scomparendo: qual è la tua opinione in merito?
Non mi sembra, anzi è un continuo nascere di piccole realtà.
- Riesci ad individuare dei momenti storici precisi che permettano di dire “è successo qualcosa e da allora nulla è stato più come prima”?
Quando nel 1993 usci il MET (NdR: Mind’s Eye Theater), il primo manuale per Vampiri Masquerade live.
- Si parla tanto di “Nordic LARP”: qual è la tua opinione in merito?
Lo conosco e non mi interessa, io gioco per vivere una storia che nella realtà non esiste, non per ricostruire la realtà, farei rievocazione in tal caso.
- Il LARP si sta evolvendo verso forme sperimentali: talune intimiste, altre cinematografiche, alcune di denuncia sociale. Qual è la tua opinione in merito? Esistono argomenti Tabù?
Questo è un aspetto interessante, anche se è un tornare alle origini con lo psicodramma ed il suo utilizzo terapeutico, la differenza deve essere netta: il LARP per quanto evoluto intimista deve essere molto attento a non superare limiti che possono portare al plagio e destabilizzazione di persone fragili.
I PROTAGONISTI
- Chi è il vero protagonista di un evento: la storia, il personaggio o il giocatore? Ti ascoltiamo…
Una corretta amalgama di tutti questi punti.
- Come dovrebbe essere per te l’evento perfetto?
Fatto da un altro.
- Cosa rende uno staff, un buono Staff?
Affiatamento, fiducia, rispetto delle regole e delle persone.
- Cosa rende una comunità, una buona comunità?
Affiatamento, fiducia, rispetto delle regole e delle persone.
- Cosa rende un evento, un buon evento?
Preparazione Affiatamento, fiducia, rispetto delle regole e delle persone. Lo so sembro ripetitivo, me le tre cose sono collegate se ne manca una non ci sono neanche le altre tre.
- Il gioco di ruolo è aperto a tutti ma non è per tutti: concordi? Perché?
Si, bisogna avere la capacità di distinguere la realtà dalla finzione, riuscire ad entrare ed uscire da un personaggio senza che questo ti turbi o comprometta il tuo rapporto con gli altri.
Con quest’ultima considerazione ringrazio Arturo e ringrazio voi amici lettori che siete arrivati sino a qui. Se vi è piaciuta quest’intervista e volete leggerne altre cliccate su LARP: A Night With…