Lo studio di sviluppo indipendente Desert Fox torna con un nuovo episodio della sua serie Bad Dream. Stiamo parlando di Bad Dream: Fever che ci riporta in un mondo interamente disegnato a mano da un genio o da un pazzo, ma forse è la stessa cosa. I primi episodi di questa serie di avventure grafiche furono rilasciati gratuitamente sulla piattaforma Gamejolt e fecero da preludio a Bad Dream: Coma, il capitolo principale distribuito su Steam.
Bad Dream: Fever confermerà tutto ciò che di buono hanno fatto i capitoli precedenti? Scopriamolo in questa recensione.
Bad Dream: Fever | La peste blu
Iniziamo il gioco in una casa che non ci sembra familiare, almeno da come cerchiamo di orientarci. Le nostre prima ricerche vengono interrotte da un secondo personaggio che ci farà compagnia per il resto dell’avventura. È una ragazza molto snella con capelli lunghi fluenti che indossa una maschera da “dottore della peste”, insomma, non un buon segno. In effetti, le cose fuori da quella stanza non sembrano messe benissimo: lo strano personaggio ci spiega che il mondo è stato colpito da una piaga dagli effetti devastanti.
Le strade sono piene di corpi in decomposizione che presentano evidenti macchie di colore blu: si tratta di inchiostro! Già, a quanto pare questa malattia riempie il sangue di inchiostro fino a portare alla morte, esplodendo in tutta la sua virulenza. Chiunque ne viene a contatto fa la stessa fine. Trovati una maschera e dei guanti di fortuna, usciamo da quelle quattro mura per renderci conto con i nostri occhi della sciagura che sta avvenendo. La nostra compagna di viaggio ci invita a trovare degli ingredienti per sintetizzare un vaccino.
Questo è l’incipit di Bad Dream: Fever e fin da subito dobbiamo far notare un piccolo problema: il personaggio di supporto. Come abbiamo detto precedentemente, questo strambo personaggio ci accompagnerà durante tutti i nostri spostamenti, grazie all’utilizzo di un walkie-talkie e di una ricetrasmittente. Dobbiamo ammettere, in primo luogo, che ci è sembrato tutt’altro che in linea con l’atmosfera generale del titolo. La maschera caratteristica dei medici della peste non basta a renderlo terrificante, anzi, risulta anche abbastanza carino da vedere nel suo insieme, cosa che smorza molto l’atmosfera.
In secondo luogo, il suo modo di porsi rende più leggero il nostro peregrinare, ma pensiamo che non ce ne fosse bisogno, visto che la serie Bad Dream si basa proprio sulla pesantezza delle situazioni che, a volte, diventano disturbanti e insopportabili. In linea di massima, questo personaggio risulta troppo simpatico e sarcastico: non diciamo che sarebbe stato meglio non inserirlo, d’altronde sarà molto utile durante le nostre ricerche, ma almeno renderlo meno “amicone”.
Punta e clicca su foglio
Lo stile grafico di Bad Dream: Fever è meraviglioso. Siamo di fronte a scenari disegnati a mano con una matita o un carboncino su fogli ingialliti. Ciò che possiamo notare rispetto agli episodi precedenti, è una maggior maturità dei disegni. Se prima sembravano bozze, appena tratteggiati, ora abbiamo dei disegni maggiormente dettagliati. Il colore blu delle macchie che rappresentano il sintomo principale della piaga risalta parecchio e non smorza la sensazione di morte.
Dal punto di vista del gameplay, Bad Dream: Fever è un classico punta e clicca in prima persona, in cui passeremo le circa due ore di gioco, facciamo anche tre in caso di inconvenienti, a cliccare su oggetti per metterli nel nostro inventario e a risolvere enigmi usando quegli oggetti. Nonostante i consigli del secondo personaggio, non saranno poche le volte in cui saremo confusi sul da farsi. Bad Dream: Fever non è un gioco facilissimo, ma è senza dubbio meno criptico del capitolo Coma.
In linea generale, non si tratta di un punta e clicca frustrante ma alcune situazioni richiederanno più tempo per essere risolte, poiché non sempre ci verrà data la possibilità di prendere un oggetto per risolvere un enigma se prima non avremo sbloccato la sequenza giusta. Questo ci porta a dover ricondurre un oggetto, visto nelle prime fasi di gioco, a un enigma che si presenta molto dopo. Non è un problema, anzi, fa sì che la nostra concentrazione non cali mai ed è un buon modo per allenare la memoria.
Gli scenari, inoltre, non sono tantissimi e non presentano più di tre schermate “a zona”. Ogni zona della città può essere raggiunta con l’ausilio della mappa. Gli oggetti chiave vengono utilizzati automaticamente sull’enigma giusto, evitandoci anche il “disturbo” di entrare nell’inventario e scegliere l’oggetto. L’inventario è richiamabile piazzando il puntatore del mouse sulla parte alta dello schermo, ma quando gli oggetti sono troppi, basterà cliccare col tasto destro per accedere al menu equipaggiamento. In questo modo possiamo avere sotto controllo la situazione quando gli oggetti raccolti supereranno la doppia cifra.
Cambio repentino di narrativa
Un ultimo appunto che vogliamo fare su Bad Dream: Fever riguarda un cambio repentino dal punto di vista narrativo che avviene a circa due terzi di gioco. Non entriamo nel dettaglio per non fare spoiler, ma a un certo punto la storia cambia “punto di vista”, modalità di approccio. Detta così, non vi dirà nulla, perché dovrete giocarci per capire di cosa stiamo parlando, ma dobbiamo rimarcare il fatto che anche questa svolta va un po’ a smorzare l’atmosfera malata e angosciante dei primi minuti di gioco.
Quando questo è avvenuto, siamo rimasti piacevolmente stupiti perché ci è sembrata una trovata quasi geniale, però, poi ci siamo resi conto che il contesto scenico marcio e malato non ne ha giovato sul lungo periodo. Una scelta che non ci è piaciuta del tutto, dunque, perché un gioco disturbante, per noi, deve rimanere tale, considerando anche che il gioco non dura certo dieci ore. Nel complesso, si capisce come l’autore del gioco abbia voluto frenare la cupezza del titolo per renderla più leggera e adatta quasi a tutti.
Bad Dream: Fever resta un prodotto di buonissima qualità, un punta e clicca indie ben strutturato e dallo stile grafico inconfondibile. Qualcosa in più si sarebbe potuto fare, invece, per il sonoro, solo sufficiente, mancando una vera e propria soundtrack. Buoni invece gli effetti sonori dell’acqua e delle interazioni con gli oggetti.