Come ogni gamer un po’ più “stagionato” sa benissimo, il mondo dei videogame è pieno di mascotte cadute nel dimenticatoio. Anche grazie ad un’industria di settore che viaggia a velocità sempre più alte, si è formato un vero e proprio esercito di “cellule dormienti“, pronte ad essere destate dal loro sonno ultra decennale. Se Spyro, Crash e Sir Daniel Fortesque rappresentano tre ottimi esempi, Mega Man rappresenta l'”eroe dimenticato” per antonomasia. Protagonista di un’epoca a cavallo tra le sale arcade e le prime console domestiche, il Blue Bomber ha attraverso un periodo buio, in cui gli unici a ricordarsi della sua esistenza erano i fan più irriducibili. Tutto questo fino alla pubblicazione di Mega Man 11.
Se le due Legacy Collection pubblicate da Capcom erano un revival in grande stile della saga, questo titolo rappresenta un’avventura nuova di zecca, che cerca di coniugare i punti di forza della saga con i requisiti dei giochi moderni. Il risultato ottenuto sarà stato soddisfacente? Cercheremo di dare una risposta esaustiva nella nostra recensione.
Mega Man 11: il ritorno del Blue Bomber
Prima di partire con la nostra disamina, occorre fare un’opportuna premessa di stampo “storico”. Così come tanti titoli usciti tra gli anni ’80 e gli anni ’90, la saga di Mega Man aveva il suo punto di forza principale nella difficoltà dei suoi stage. In quella decade, infatti, uno dei pochi modi con cui era possibile aumentare la longevità di un videogame era quello di renderne complesso il completamento, aumentando la difficoltà in determinate fasi ed in determinati livelli. L’unico modo a disposizione di un giocatore era quello di ricordare a memoria tutti gli stage, in modo da completare il gioco perdendo meno vite possibile (o meno monete possibile, se siete abbastanza “stagionati”) ed evitare un frustrante Game Over.
Gli attuali videogame, salvo rarissime eccezioni, non presentano più il pericolo di un Game Over che ci obblighi a ricominciare tutto dall’inizio ed anzi: cercano di “rendere la vita facile” al giocatore nella maniera più esplicita. Non è questa la sede più adatta per esprimere pareri personali su questa deriva videoludica, ma è bene essere consapevoli che Capcom, con Mega Man 11, ha cercato di venire incontro proprio a tutti i fan del Blue Bomber, dai più inossidabili alle nuove leve.
Il gioco potrà essere affrontato a più livelli di difficoltà, che vanno da una modalità “Principiante”, con vite infinite e l’impossibilità di cadere nei tanti crepacci presenti, a dei livelli che, invece, rappresentano la vera essenza della saga, con poche vite a disposizione e pochi check point. Inutile dire che chi è alla ricerca di una sfida complicata e “alla vecchia maniera“, non potrà che apprezzare questa scelta del publisher nipponico.
La vera novità di Mega Man 11: il Double Gear
Questa nuova incarnazione di Mega Man, paradossalmente, è la più debole a livello di trama. Assisteremo ancora una volta al conflitto tra il Dr Light ed il malvagio Dr Wily, incentrato sul rifiuto del Double Gear, una delle invenzioni dell’antagonista, che decide di vendicarsi del suo eterno rivale impossessandosi di ben otto potenti robot, rendendoli suoi luogotenenti. Il nostro eroe dovrà ovviamente sconfiggerli, e per riuscire nel suo intento sarà dotato del Double Gear. Questo meccanismo gli consentirà, premendo gli appositi tasti, di potenziare i propri attacchi, o di rallentare lo scorrere del tempo. Va da sé che quanto ora detto ci consentirà di superare agevolmente le fasi più complicate del gioco.
Tuttavia, almeno ai livelli di difficoltà più bassi, saranno veramente pochi i momenti in cui saremo spinti a ricorrere al Double Gear, finendo sempre col preferire una “precisione chirurgica” nel gameplay. Stesso dicasi di Rush, il fedele cane robot di Mega Man: ci tornerà dannatamente utile in alcuni casi, ma sarà quasi superfluo in altri. Molto più utili risulteranno, al contrario, i poteri dei vari boss sconfitti, che potranno letteralmente toglierci le castagne dal fuoco in più occasioni.
In continuità con le sue precedenti incarnazioni, anche in Mega Man 11 dovremo memorizzare le caratteristiche dei vari stage, potendo però contare su dei check point distribuiti in maniera più “umana“, nonché sulla possibilità di comprare oggetti consumabili tra cui, ad esempio, vite bonus. Inutile quasi sottolineare che solo i più accaniti riusciranno a completare il gioco alle difficoltà più alte.
Un nuovo look per il Blue Bomber
Ciò che maggiormente colpisce, in Mega Man 11, è la nuova veste grafica, con cui Capcom intende dare nuova linfa al suo eroe. Tuttavia, se i modelli utilizzati per il protagonista e per i suoi nemici risultano veramente ben realizzati, altrettanto non si può dire per i fondali, spesso spenti ed addirittura anonimi. Lo stesso level design non brilla per originalità. Spieghiamoci, alcuni stage sono veramente originali, tra cui è impossibile non citare quello di Bounce Man, con i suoi tanti palloncini che dovremo accuratamente utilizzare per raggiungere le varie piattaforme e progredire nella trama di gioco. Stesso dicasi per il livello di Tundra Man, caratterizzato dal terreno scivoloso e dalle folate di vento che renderanno più imprevedibili i movimenti nemici.
Ogni stage sarà caratterizzato sia da un mini boss che da un boss finale, che spesso cambierà forma al diminuire dei suoi punti vita, che metteranno alla prova le nostre abilità e la nostra capacità di schivare gli attacchi avversari. Il gioco è composto complessivamente da otto stage, più altri che andranno a comporre la fortezza del Dottor Wily. Come avrete facilmente inteso, Mega Man 11 è decisamente breve, forse troppo, ma questa sua caratteristica viene controbilanciata dalla possibilità di rigiocare l’avventura a livelli di difficoltà più alti.
È doveroso, infine, soffermarsi sulla colonna sonora di gioco, decisamente scialba e poco ispirata, in netta contrapposizione con i precedenti capitoli della saga.
Giudizio Finale
Mega Man 11 è stato il tentativo con cui Capcom ha cercato di restituire al popolo dei giocatori uno dei suoi protagonisti più iconici. Tale tentativo può dirsi riuscito. Se il gioco non brilla per la sua lunghezza, alcuni suoi stage, specie se affrontati ai livelli di difficoltà più alti, faranno la felicità di hardcore gamer, speedrunner e fan di vecchia data. La novità del Double Gear è interessante, e non stona affatto con quanto visto nelle precedenti avventure del Blue Bomber, così come può considerarsi riuscita, anche se a metà, la nuova veste grafica della nuova avventura di Mega Man che, siamo sicuri, non è che un antipasto di ciò che Capcom ci ha riservato. Nostalgici, appassionati di platform, puristi della “vecchia scuola”, riunitevi: Mega Man è di nuovo tra noi!