Con Elvira: Mistress of The Dark continua la nostra rubrica settimanale #venerdìnostalgia dedicata al retrogaming. Ecco il nostro racconto di un videogioco divenuto cult negli anni ’90. La storia di Elvira infatti prende spunto dal cinema per regalarci un’avventura tutt’altro che semplice da portare a termine.
Nel caso in cui vi foste persi gli altri articoli della nostra rubrica dedicati al retrogaming potrete ritrovarli comodamente tutti a questo link. Troverete i racconti di capolavori come Final Fantasy, Resident Evil, Silent Hill, Winning Eleven e molte altre chicche raccolte solo per voi!
Elvira: Mistress of The Dark
Dal 1974 fino al 1998, sul canale KHJ di Los Angeles, andò di moda una rubrica di film horror presentata da un’eccentrica conduttrice goth. Elvira, al secolo Cassandra Peterson, attraverso l’invenzione di un personaggio dark e sexy, grazie ad un’astuta valorizzazione delle sue forme e ad un’avvenenza continuamente bilanciata da un grande senso dell’umorismo, divenne un personaggio cult, al punto da sbarcare al cinema e vedersi dedicata una serie di videogiochi.
Il primo indimenticabile capitolo, Elvira: Mistress of The Dark , uscito nel 1990, fu realizzato dalla horrorsoft e pubblicato da Accolade. Sviluppato in seguito al successo del film del 1988 diretto da James Signorelli: “Una strega chiamata Elvira” ben presto si rivelò essere molto più che un banale prodotto concepito per vendere grazie all’appariscenza della protagonista in copertina. Elvira si rivelò infatti una delle avventure grafiche più complesse e meglio riuscite dei primi anni novanta, diventando una piccola pietra miliare.
Una strega chiamata Elvira
La popolarità di Elvira, sul finire degli anni ’90 spinse la 20th Century Fox ad investire in un progetto che avesse come protagonista l’indimenticabile Peterson. Il film trae spunto dalla reale vita della show girl e inizia con il licenziamento della stessa dall’emittente per cui lavorava in seguito ad un presunto scandalo sessuale. La bella Elvira, dopo essere rimasta senza lavoro, scopre di essere l’unica erede della prozia Morgana e si reca nella piccola cittadina di Falwell in Massachusetts, portando scompiglio tra adolescenti ed abitanti del luogo.
Una volta arrivata sul luogo della sua eredità, Elvira scopre di aver ricevuto solamente una vecchia dimora diroccata, un libro di ricette (che in realtà è un antichissimo e potentissimo libro di incantensimi) e uno strano barboncino. Elvira scoprirà l’importanza del libro solamente quando il malvagio zio Vincent, pur di ottenerlo, le rivolterà contro l’intera popolazione locale convincendoli che lei sia una strega. Furono il mix di horror, commedia sexy, dark e fantasy a caratterizzare questo film all’epoca. Il mondo dei videogiochi non poteva farsi sfuggire un’occasione del genere.
L’adattamento in pixel
Prendendo più di uno spunto dal film che vi abbiamo raccontato, Elvira: Mistress of The Dark rielabora personaggi e luoghi per dare vita a qualcosa di sostanzialmente diverso. La bella Elvira è stata rapita dall’antenata Emelda, resuscitata da un’antica maledizione, e viene tenuta prigioniera nel suo stesso castello. Noi avremo il compito di aiutare la protagonista a recuperare le sue pozioni e i suoi strumenti, permettendole di porre fine alla maledizione e riacquistare il controllo della magione.
L’impresa è tutt’altro che semplice. Per trionfare infatti dovremo recuperare sei chiavi, sparpagliate nei vari ambienti di gioco e difese da guardie, mostri e fantasmi al servizio di Emelda. Il gameplay è stato realizzato secondo un sapiente mix di avventura grafica, gioco di ruolo e dungeon crawling in prima persona. Questo genere, famoso in quegli anni, era impostato con una visuale fissa in prima persona e la possibilità di girarsi a destra, sinistra, andare avanti o tornare indietro, esplorando labirinti e ambientazioni e trovandosi davanti mostri o enigmi.
Molti generi per un gioco all’avanguardia
Ciò che ha reso speciale Elvira: Mistress of The Dark, furono le azzeccate meccaniche di gameplay. L’esplorazione delle vastissime ambientazioni infatti, era unita ad una componente di combattimenti action in tempo reale, dove bisognava parare con il giusto tempismo e contrattaccare, sfruttando due tipi di attacchi e due parate. Anche le armi erano varie e il sistema di progressione tipico dei GdR, permetteva di aumentare l’abilità con l’arma appena usata per combattere. I parametri del protagonista erano influenzati dalle sue caratteristiche di forza (danni puri), Resistenza (punti ferita), agilità (iniziativa in combattimento) e abilità (l’utilizzo dell’arma equipaggiata).
Come se non bastasse, alcuni combattimenti non potevano essere vinti con il solo uso delle armi o della forza bruta, ma attraverso l’utilizzo di determinati oggetti e con la giusta velocità, pena una morte rapidissima. Il lupo mannaro, ad esempio, lasciava davvero pochissimo scampo ed era in grado di ucciderci sul colpo se non fermato con l’argento. Questo sistema complesso e appagante era completato da un rudimentale sistema di crafting, attraverso l’inventario, con il quale creare pozioni o oggetti determinanti per portare a termine la storia.
Molto più di una copertina
Quello che ad un primo impatto era sembrato un tentativo di vendere un gioco puntando tutto sulla scollatura della protagonista, si rivelò invece uno dei giochi più riusciti e interessanti dei primi anni ’90. Un’avventura in grado di mischiare gli elementi di tanti altri giochi, mettendo insieme un prodotto difficile e credibile. Il cinema e il personaggio di Elvira furono lo spunto per un’avventura che rimase nel cuore di tantissimi appassionati.
La Accolade, visto il successo di pubblico e critica, diete vita ad un sequel, Elvira 2: The Jawa of Cerberus, ambientato negli studi televisivi della trasmissione di Elvira. Anche questo titolo era improntato sul genere degli esplorativi labirintici. Nel 1991 vide la luce anche un altro titolo dedicato alla strega dark, Elvira: The Arcade Game, con meccaniche totalmente diverse (era, appunto, un gioco arcade alla Super Mario) e con una storia totalmente indipendente dal resto della serie.
Nel 1991, Elvira: Mistress of The Dark vince anche il premio di “Computer Gaming World” come miglior gioco di ruolo dell’anno, mentre Zzap! gli assegnò il titolo di “gioco caldo” nella sua versione per Commodore 64.