Google ha dimostrato di saper creare intelligenze artificiali molto bene. DeepMind, il network neurale più famoso della grande G è in grado di sognare e capisce che a volte è meglio mentire invece che dire sempre la verità. Ed è impossibile da battere, quando si mette a giocare a Go.
Ma Google non si ferma. Alla Google I/O Conference 2017, l’amministratore delegato Sundar Pichai ha dichiarato che un altro network neurale di loro creazione, AutoML, è in grado di generare strati su strati di codice complesso e algoritmi che gli premettono di imparare cose riguardo al proprio ambiente.
Di solito questi strati di codice vanno creati e inseriti da dei programmatori, e ci vuole del tempo. In questo caso invece delle AI preesistenti sono state abilitate a creare i propri codici e ovviamente lo fanno molto più rapidamente e in modo più efficiente di un programmatore.
In pratica, l’AI di Google è diventata la propria creatrice.
Su un post del blog dei ricercatori che lavorano al progetto, gli stessi hanno comparato l’AI nuova ad un bambino rispetto alle AI originali.
“Una rete di controller neurali può offrire ad un bambino un’architettura modello, e questo può essere poi addestrato e valutato riguardo ad un particolare compito, in base a quanto l’ha eseguito bene o male,” scrivono. Qualsiasi sia il compito assegnato viene comunque controllato dall’AI genitore che lascia poi un feedback sul comportamento e i miglioramenti del bambino.
“Ripetendo questo processo migliaia di volte, generando e testando nuove architetture, si da al controllore un feedback da cui imparare.”
AutoML per ora è stato usato per il riconoscimento di immagini e modelli di linguaggio. Usando l’AI da sola la squadra che se ne occupa l’ha vista mentre creava programmi della stessa qualità di modelli top creati dai migliori esperti di apprendimento delle macchine.
Inoltre è curioso che, per quanto simili, i codici creati dalle AI fatte dall’uomo e quelle generate dalle AI stesse mostrino delle differenze sostanziali. Alcune subroutine sono state tagliate, per esempio.
Si suppone che cominciando con una AI “nuda” ma in grado di programmarsi da sola si possano inserire dei comandi molto semplici per poi lasciarla fare, in modo che si evolva da sola fino a che il programma non diventa quello che il consumatore desidera.
A quanto pare le intelligenze artificiali saranno di enorme impatto nel nostro futuro.
Per maggiori info: Futurism