Diablo III: Ascesa del Negromante – Recensione

Recensione a cura di Gianluca “DottorKillex” Arena

In un’ipotetica lista dei contenuti scaricabili più attesi di questo 2017, Ascesa del Negromante, DLC che Blizzard ha dedicato al suo Diablo III, si sarebbe sicuramente conquistato una delle posizioni migliori, vuoi per l’effetto nostalgia (parliamo di una delle classi più amate del secondo capitolo) vuoi per la carenza di novità che iniziava a preoccupare i fan della creatura della software house di Anaheim. Dopo averlo provato a fondo per voi, in versione PS4, siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo.

Premesse necessarie

Se la community più oltranzista si lamenta della mancanza di novità di cui Diablo III ha sofferto negli ultimi mesi, un giocatore meno dedicato, che aveva caricato il suo salvataggio più recente oltre un anno fa (come noi), troverà un gioco quasi del tutto nuovo, con una marea di contenuti inediti a cui la patch 2.60, in uscita in contemporanea con questo DLC ma completamente gratuita, aggiunge otto aree originali, una delle quali, il Tempio dei Primogeniti, tematicamente e narrativamente significativa anche se presa da sé.

Certo, se paragonato al supporto ad altri suoi prodotti, marchio di fabbrica di Blizzard, quello dedicato alle avventure del nephilim non è il migliore del lotto, ma parliamo pur sempre di aggiornamenti totalmente gratuiti e di un prodotto che è sul mercato da quasi un lustro.

Detto questo, a livello narrativo il personaggio del Negromante, che è un nephilim e soffre quindi degli stessi dilemmi del protagonista del titolo di base, non aggiunge molto alla trama principale, nonostante sia lodevole la presenza di scene inedite aggiuntive, che potrebbero rendere una nuova run (l’ennesima) un’opzione da non sottovalutare per i più completisti.

La lunga strada verso Malthael, che pure è immutata nelle sue curve, viene però percorsa con un mezzo totalmente differente da tutti gli altri presenti fin qui in Diablo III, sebbene molte caratteristiche della nuova classe la accomunino tanto al cacciatore di demoni quanto allo sciamano.

Come anticipato dalla stessa software house statunitense in sede di presentazione della nuova classe, il Negromante funziona meglio nelle partite cooperative, perché, mentre i suoi compagni di battaglia falciano cadaveri, egli è maestro nell’utilizzarli come delle affilatissime armi, mentre in single player ci sentiamo di consigliarlo solamente ai giocatori più abili, a meno di non selezionare il livello minimo di difficoltà: la quantità di danni che può subire e il lungo cooldown di alcune abilità potrebbero rappresentare un ostacolo non da poco per i neofiti.

Set per tutti i gusti

Come per le altre classi dell’hack’n’slash di Blizzard, anche il Negromante può contare su quattro set differenti di abilità, che diversificano in maniera abbastanza netta l’approccio alle battaglie e l’utilizzo di mana, punti ferita e abilità speciali.

Quella denominata Rathma, nemmeno a dirlo, si è rivelata la nostra preferita, memori delle nottate passate dinanzi a Diablo II: essa favorisce l’evocazione di decine di cadaveri contemporaneamente, potenziandone notevolmente le statistiche rispetto alle altre build, sia in fatto di punti ferita sia di danni inferti.

L’unica controindicazione consiste nella necessità di avere già almeno un paio di cadaveri nemici per dare il via ad un sanguinosissimo ciclo di morti e resurrezioni, ma questo set è sicuramente quello che ci ha tenuti occupati per la maggior parte del tempo.

Il set di Inarius, dal canto suo, rinforza le statistiche di difesa del Negromante, proteggendolo con un’armatura d’ossa che restituisce parte del danno subito agli avversari, potenziando, nel contempo, alcune delle abilità speciali del personaggio: decisamente la più semplice da usare, è l’unica build che consente al Negromante di dire la sua anche nel corpo a corpo, sebbene con qualche distinguo e sempre con un occhio di riguardo al livello della salute.

Chiudono il quadro il set Trag’oul e quello Pestilenza, i due che, complessivamente, ci hanno convinto di meno: se il primo offre un consistente bonus alla vitalità, favorendo quindi le skill che ne sacrificano una parte per accedere a potenti incantesimi, il secondo fa leva sulla lancia d’ossa e su un combattimento ranged che tenga il personaggio il più lontano possibile dai guai.

Qualsiasi set si preferisca, il Negromante si rivela un personaggio versatile, che si sposa benissimo con uno stile di gioco rapido, in cui ci si muove molto su schermo per evitare di diventare un bersaglio facile per i nemici: come anticipato, non lo consiglieremmo agli eventuali acquirenti dell’ultim’ora, magari attratti dalla Eternal Collection, che racchiude tutti i contenuti fin qui rilasciati, eppure la sua inclusione amplia e diversifica a sufficienza il roster di combattenti disponibili

Costoso

Detto delle piacevoli aggiunte che l’Ascesa del Negromante porta in dote, veniamo all’aspetto che meno ci ha convinti, ovvero il prezzo: quindici euro per un singolo personaggio, per quanto versatile e ben accolto dalla community, ci sembrano un po’ troppi, soprattutto considerando che l’edizione completa, la succitata Eternal Collection, può essere portata a casa con poco meno di quaranta euro al momento di scrivere questa recensione.

Dieci euro avrebbero fotografato meglio la quantità di contenuti offerti, ma capiamo anche che la percezione del prezzo è relativa, e potrebbe costituire un problema solo per i meno affezionati.

Giocando su una PS4 Slim non abbiamo riscontrato problemi particolari, nel senso che le aggiunte della patch 2.60 non hanno causato sbilanciamenti né in fatto di framerate né come qualità e pulizia dell’immagine, che, anzi, si giovano della direzione artistica particolarmente cupa, che ricorderà il secondo capitolo della serie Blizzard ai meno giovani. 

Commento finale

L’unico motivo per non consigliare l’Ascesa del Negromante potrebbe essere rappresentato da un prezzo di lancio leggermente elevato, tanto in rapporto ai nuovi contenuti quanto all’esborso richiesto per acquistare il gioco base e tutte le aggiunte post lancio.

A parte questo, il nuovo personaggio amplia il roster in maniera efficace, proponendo novità tematiche e di gameplay benvenute, che rivitalizzano uno dei prodotti più controversi, ma anche più giocati, dell’ultimo decennio di Blizzard.

Se avete amato Diablo III al lancio, e ancor di più dopo la pubblicazione di Reaper of Souls, l’acquisto rimane quindi più che consigliato, mentre, per tutti coloro che sono ancora a digiuno dell’action RPG di Blizzard, potrebbe essere arrivato il momento di colmare una lacuna, grazie al prezzo scontato della Eternal Collection.