Articolo a cura di Pietro Gualano
Non è un momento semplice per la serie Call of Duty. La concorrenza è più agguerrita che mai, la fiducia dei fan è ai minimi storici e le idee originali sono sempre più rare. Il nuovo CoD, Infinite Warfare, ha quindi una missione di vitale importanza per il futuro e il successo del franchise: il titolo deve riuscire a conquistare i fan proponendo contenuti di qualità in grado di divertire e intrattenere per molto tempo.
I ragazzi di infinity Ward, supportati come sempre da Activision, si trovati una bella patata bollente tra le mani e hanno cercato di gestire al meglio la situazione sfruttando tutta l’esperienza accumulata in questi anni di lavoro con la serie CoD. La domanda comunque è: sono riusciti a portare a termine il compito loro assegnato, offrendo ai giocatori un Call of Duty degno di questo nome? Prendete i vostri fucili laser e andiamo, è il momento di scoprirlo insieme.
L’avidità dell’uomo
La campagna single-player non è mai stata, negli ultimi dieci anni almeno, il pezzo forte dei titoli appartenenti alla serie Call of Duty. Sono veramente pochi i fan del franchise che acquistano i CoD solo per il single player, ma una campagna di qualità non può che essere un fattore positivo per il gioco e ogni anno i vari team di sviluppo che si alternano provano a proporre qualcosa di interessante. Con Infinite Warfare, Infinity Ward ha deciso di portarci nuovamente nel futuro, in un universo in cui la guerra è ormai in atto e in cui gli umani sono costretti a combattere per la loro stessa sopravvivenza. I giocatori si trovano quindi a dover lottare contro l’SDF, fronteggiando un nemico meglio equipaggiato, agguerrito e con strumenti di morte decisamente efficaci.
La storia proposta non è, nemmeno quest’anno, particolarmente originale, ma non possiamo non sottolineare l’alto tasso di esplosività del pacchetto preparato dagli sviluppatori: abbiamo combattimenti tra astronavi, enormi cannoni al plasma, pianeti completamente ghiacciati, granante folli e divertenti da usare e molto, molto altro ancora.
La formula di base è la stessa vista nei precedenti capitoli del franchise, con livelli non particolarmente elaborati dal punto di vista del level design in cui il giocatore si trova a dover avanzare progressivamente uccidendo tutti i bersagli indicati. La linearità della campagna, tuttavia, viene spezzata da alcune missioni secondarie decisamente divertenti grazie ai combattimenti tra navicelle ma, purtroppo, piuttosto brevi.
Per quanto riguarda la longevità per completare la storia sono necessarie circa 6-7 ore, un numero piuttosto basso che ormai sembra essere diventato lo standard per tutti i principali sparatutto che arrivano sul mercato. Abbiamo apprezzato molto il finale e gli eventi proposti nelle ultime ore di gioco, ma naturalmente non intendiamo svelarvi nulla al riguardo.
Anche questa volta non mancano gli “ospiti speciali” e nel corso della nostra avventura ci siamo imbattuti in Hamilton, campione di Formula 1, e naturalmente in Jon Snow (Kit Harrington). A quest’ultimo sfortunatamente non è stato assegnato un ruolo proprio eccezionale, ma possiamo dire che ha recitato più che degnamente la sua parte.
La campagna di Infinite Warfare ci ha complessivamente convinti: la storia come detto non è particolarmente originale, questo è vero, ma è divertente e riesce a intrattenere piacevolmente il giocatore con situazioni folli e al limite della realtà. Le missioni secondarie, con astronavi e passeggiate nello spazio, ci hanno conquistati e ne avremmo gradite di più, ma anche quelle principali propongono alcune situazioni decisamente interessanti.
In conclusione siamo felici di soffermarci un momento sul livello di sfida proposto dal titolo: con questo Infinite Warfare, infatti, i veterani della serie possono prima mettersi alla prova con la difficoltà specialista (più cattiva che mai), e poi buttarsi sulla YOLO. Di che stiamo parlando? Semplice, di una modalità con morte permanente pensata per i giocatori più esigenti in cui, di fatto, il gioco termina letteralmente dopo una singola sconfitta. In pochissimi completeranno una partita in YOLO, ne siamo consapevoli, ma abbiamo apprezzato molto la volontà di Infinity Ward di venire incontro anche ai giocatori più esigenti alla ricerca di una difficoltà veramente elevata.
Zombie sul grande schermo
La modalità Zombie, introdotta ormai diversi anni fa, è parte integrante del franchise Call of Duty e spinge ogni anno migliaia e migliaia di giocatori ad allearsi per abbattere ondate di non morti. In Infinite Warfare, il team di sviluppo ha deciso di puntare su un’ambientazione decisamente meno cupa rispetto a quella vista nei primi Black Ops: i giocatori si trovano quindi a dover vestire i panni di quattro attori, risucchiati letteralmente nel grande schermo da un folle regista con metodi di casting decisamente… particolari. Le mappe ideate dai ragazzi di Infinity Ward sono piene di segreti da scoprire e oggetti da acquistare, con insegne luminose e manifesti che strizzano l’occhio a locandine realmente esistenti.
Parlando del vero e proprio gameplay, la formula è sempre la stessa: il giocatore parte con poco denaro e armi di basso livello e col tempo, uccidendo i non morti, deve riuscire a guadagnare crediti da investire in fucili sempre più devastanti o in potenziamenti speciali. La conoscenza della mappa è sempre fondamentale e naturalmente servono diversi tentativi per ottenere dei punteggi decenti, sfruttando anche il nuovo sistema di carte introdotto dagli sviluppatori. Inizialmente, infatti, possiamo scegliere un limitato numero di carte tra quelle in nostro possesso e, una volta riempita una speciale barra, sfruttare potenziamenti altrimenti inaccessibili.
Nel complesso possiamo dire che la modalità Zombie di Infinite Warfare è all’altezza delle precedenti, con il suo umorismo sempre sopra le righe e la sua folle ambientazione. I fan di questa componente del gioco si divertiranno un sacco ad affrontare le ondate di non morti con gli amici, a scoprire i moltissimi segreti nascosti dagli sviluppatori e a provare armi sempre diverse.
La varietà in termini di mappe è molto bassa, questo è vero, ma speriamo che il team di sviluppo si attivi proponendo contenuti aggiuntivi in tempi brevi, magari senza DLC a pagamento.
Spuntano dalle pareti!
E’ finalmente arrivato il momento di parlare del multiplayer di Call of Duty, quella componente che, molto probabilmente, interessa maggiormente ai fan del franchise.
Anche in questo nuovo capitolo della serie il team di sviluppo ha puntato fortemente su una struttura in classi, dando grandi possibilità di personalizzazione all’utente. Ci sono moltissimi accessori, pezzi d’armatura e abilità speciali da sbloccare e il sistema di progressione ideato per l’occasione funziona piuttosto bene.
Inizialmente, poco prima di entrare nel multiplayer, veniamo invitati a scegliere il nostro primo kit da battaglia: possiamo puntare su un soldato adatto agli scontri dalla media (generalmente la scelta migliore per i principianti), su una macchina perfetta per fare da support, su soldati invisibili specializzati nell’ingaggio dalla distanza e molto altro. In numero di kit presenti è sicuramente buono (non sono tutti selezionabili immediatamente) e la varietà proposta è lodevole, ma di fatto, una volta in-game, le differenze tra i vari kit non sono estremamente marcate. Le variazioni più evidenti tra i kit, infatti, sono un’arma speciale (utilizzabile dopo un tot di minuti in partita) e abilità speciali diverse in base alle classi.
Le mappe realizzate per l’occasione sono evidentemente pensate per permettere al giocatore di sfruttare al massimo le straordinarie doti di movimento del proprio alter ego virtuale, con muri su cui correre, pareti da scalate e zone da sorvolare velocemente. Le dimensioni dei vari campi di battaglia, come al solito, sono molto ridotte ed è facile trovare un giocatore anche dopo pochi secondi, quindi la conoscenza della mappa e l’utilizzo della minimappa sono essenziali per la vittoria.
Il time to kill è come al solito infimo è ci vuole parecchio tempo per allenare i riflessi: in questo Infinite Warfare, ancor più che nei capitoli precedenti, il giocatore deve essere in grado di pensare e agire velocemente, tenendosi sempre pronto a fare fuoco e sfruttando al massimo le capacità delle armi a propria disposizione. Già, le armi. Sfortunatamente il team di sviluppo non ne ha inserite molte e nel corso delle nostre partite abbiamo notato anche qualche problema di bilanciamento (niente di troppo grave, sia chiaro). Avremmo sicuramente gradito una varietà maggiore da questo punto di vista anche perché giocando sempre con gli stessi fucili, dopo un po’, la noia comincia a farsi sentire. Nulla da dire invece per quanto riguarda le modalità, con grandi ritorni e qualche gradita aggiunta. Defenders, per esempio, è tutta da scoprire: lo scopo del giocatore è mantenere il più a lungo possibile il possesso di una sfera per arrivare alla vittoria finale.
Sono anche presenti alcune missioni squadra piuttosto interessanti da completare nel corso delle nostre partite: possiamo entrare in quattro team diversi, con compiti unici utili per sbloccare equipaggiamento di alto livello.
In conclusione dobbiamo soffermarci sul crafting, un’interessante novità introdotta in questo nuovo capitolo della serie. Le armi, infatti, possono essere “craftate” per essere poi utilizzate in più versioni, dalla comune alla leggendaria. Per fare ciò dobbiamo sfruttare i pezzi di ricambio, oppure possiamo cercare l’arma già pronta nei bauli (sbloccabili tramite chiavi). Tutto bellissimo vero? Peccato che gli sviluppatori abbiano implementato le microtransazioni nel sistema, dando un vantaggio tanto incomprensibile quanto fastidioso agli utenti che decidono di investire altri soldi nel titolo. Infinite Warfare non è un pay to win, ma sicuramente chi spende si trova avvantaggiato sul campo e questo non dovrebbe mai succedere in un gioco che viene venduto a prezzo pieno (vedi Overwatch).
Velocità e precisione
Call of Duty: Infinite Warfare è sicuramente un buon titolo dal punto di vista tecnico. Non siamo di fronte a un prodotto eccezionale, questo è vero, ma nel corso della nostra prova non abbiamo incontrato sbavature particolarmente gravi e non siamo mai stati costretti a riavviare. Le texture sono state ben curate (tranne in alcuni casi fin troppo evidenti), così come gli effetti di luce, e a livello di fluidità non abbiamo riscontrato cali nemmeno con esplosioni a schermo. Nota di merito per le animazioni facciali della campagna, sicuramente degne di lode, e per le animazioni dei soldati nel multiplayer. I movimenti nelle corse sui muri e nei salti sono fluidi e credibili e non ci siamo mai “incastrati” in nessuna delle mappe.
Le parti in cui il gioco riesce a regalare il meglio, tecnicamente parlando, sono probabilmente quelle in cui il giocatore si trova a dover agire in poche frazioni di secondo in strette mappe multiplayer, correndo su un muro o lanciando una granata che innescherà un’enorme esplosione.
La colonna sonora è sicuramente di spessore e offre musiche coinvolgenti e adatte all’occasione, ma anche gli effetti audio sono stati ben curati e appaiono generalmente credibili. Il doppiaggio in italiano è sicuramente più che buono e il gioco è assolutamente godibile anche nella nostra lingua.
Conclusione
Call of Duty: Infinite Warfare è un buon titolo, ma nulla di più. La campagna è breve e poco originale, ma divertente ed esplosiva al tempo stesso. Il multiplayer è di qualità, ma le innovazioni introdotte rispetto ai precedenti capitoli della serie non sono moltissime e avremmo gradito un maggior numero di armi. La gestione delle microtransazioni inoltre ci preoccupa un po’ e non possiamo fare a meno di chiederci come diventerà il gioco sul lungo periodo.
La modalità zombie ci ha convinti ed è forse la componente più interessante nel gioco grazie a un’ambientazione decisamente folle e a una formula che, di fatto, non invecchia mai.
In conclusione il gioco è consigliato ai fan del franchise, mentre gli altri forse dovrebbero valutare attentamente gli altri prodotti presenti sul mercato prima di acquistarlo.