Diario del dott. Flammini 30 Ottobre 1957

Flammini 30 Ottobre 1957

Diario del dott. Flammini 30 Ottobre 1957

Un altro giorno è passato.
Oggi abbiamo dovuto fare un giro molto più lungo del previsto; Raimondo e gli altri sono rimasti a discutere se passare per S. Elia, un paesino non troppo distante da Ravenna, ma di strada oppure perdere più tempo ma camminare lungo una strada più sicura e meno trafficata.

Come potete immaginare abbiamo optato per il cammino più lungo, è imperativo non attirare attenzione. Senza contare che ho sentito come parlavano di quel luogo: sembra che in questa S. Elia sia di stanza la Death Legion e da come ne discutevano credo non voglia dire nulla di buono; non oso immaginare cosa possa essere una cosa che vuol dire Legione della Morte o giù di li.

Che poi perché in inglese? Qui non parlano solo latino e al massimo italiano? Che sia un immenso branco di Morti? Boh, io ad esser sincero di morto ancora non ne vedo nessuno, anche se sono certo che qui qualunque cosa è possibile, nonostante il poco che ho realmente visto in questo poco tempo che sono qui.

Fin ora il viaggio è stato molto tranquillo e anche oggi ho cavalcato al fianco di Raimondo. L’argomento più interessante di cui abbiamo parlato è stato il motivo per cui l’Ordine mi sta proteggendo: ha inizialmente fatto il vago, come era prevedibile, poi si è lasciato sfuggire che era bene accertarsi se ero in qualche modo collegato alle azioni della Potestas Diaboli e perché fossi alla Villa delle Rose quando mi hanno trovato.

Nonostante i suoi tentativi era palese che stava cercando di evitando di dirmi apertamente che ero loro prigioniero.
Però loro, almeno, non mi picchiano e mi fanno sentire al sicuro, sopratutto sapendo che denti marci non possono far nulla contro la ferraglia che indosso. Sembro una lattina di Zio Sam!

Lungo il cammino, verso l’imbrunire, abbiamo incontrato un uomo lungo la strada.
Era a piedi e mi è sembrato singolare: un tipo calvo che porta con se una pala, uno di quelli che si rasano continuamente nonostante la lunga barba portata con cura sul viso. Dice di venire da Camaldoli e di essere in cammino per Marsiglia. Per lavoro sostiene.

Un pazzo, armato di pala, che vuole arrivare in Francia a piedi. In poche parole un o scriteriato senza arte ne parte.
Ha chiacchierato per un poco tempo con noi, giusto il tempo di scambiarsi qualche informazione di servizio, e poi ha chiesto di unirsi a noi. I quattro hanno accettato. Io non sono nemmeno stato interpellato.

Giorgio gli ha offerto di condividere il cavallo, forse per studiare meglio la pala che porta con se. Non ne sono sicuro ma mi sembra che rechi delle incisioni.
Incisioni su una pala, decisamente strano; sembrano sporche di terra ed ogni volta che cerco di guardarle ho come l’impressione che al tipo non vada a genio la cosa, anche se non lo dice apertamente. Si limita a fissarmi quando mi scopre.

Mario, cosi si chiama il nostro nuovo amico, non parla gran che e mi sembra un po squinternato: dice di fare il becchino. Mi mette i brividi qualcuno che dice di fare il becchini sapendo che qui i Morti vanno a passeggio.

Che poi, se dice di essere un becchino e gira con una pala e Paolo e Raimondo continuano a sostenere che chi muore risorge, perché sostiene di far questo per vivere?

A pensarci bene io un morto qui l’ho visto e non ha fatto proprio un bel nulla se non rimanere fermo a terra come è normale che faccia un cadavere; che vogliano solo spaventarmi con questa storiella per evitare una mia fuga? Comincio seriamente a pensarlo. Dovrò tenere gli occhi aperti. Se hanno mentito su questo potrebbero aver mentito su qualunque altra cosa.

Solo una cosa mi è certa: io non appartengo a questa realtà cosi come non vi apparteneva l’uomo bruciato sulla pira. Ma allora dove sono? E come torno a casa?

A proposito di casa, in questo momento siamo in un vecchio casolare. Una casa cantonale ben sistemata al cui interno abbiamo trovato scatolame di vari tipi. Resti della guerra, direi. Sopra è ancora leggibile “Uncle Sam“. Resti Americani, U.S.: che fantasia.
Una latta utile a proteggere cibo: proprio come quella che indosso io.

Credo sia ora che prepari il mio giaciglio, anche se dubito riuscirò a dormire. Quel Mario mi innervosisce, ha preso la sua pala e, con un pezzo di pietra, ne sta affilando i bordi.

Sono ormai convinto che le scritte incise siano in latino… una pala con incisioni in latino. E allora perché non una motosega con su Gesù Bambino?

Credo sia ora che vada a dormire, sto farneticando. Però voglio appuntarmi questa cosa: questo Mario indossa una divisa della Whermarcht… a me i crucchi non piacciono.

<-Capitolo XVIIICapitolo XX->

________________________________________________________________________