Recensione di Gianluca “DottorKillex”Arena
Appuntamento fisso per tutti gli appassionati di rally da diversi anni a questa parte, la serie di WRC ha saputo conquistarsi una sua nicchia di appassionati, poggiandosi su un gameplay simulativo ma mai eccessivamente punitivo e su tutte le licenze ufficiali del campionato mondiale di rally, che aiutano l’immedesimazione e il coinvolgimento dell’utente.
Come sarà venuta questa quinta iterazione, disponibile da qualche giorno per PS4, PS3, PsVita, PC, Xbox 360 e Xbox One?
Scopriamolo insieme.
Curiosità
Questa quinta iterazione della saga generava curiosità per il passaggio ad un nuovo studio di sviluppo, dopo anni di onorata militanza sotto la bandiera italiana dei ragazzi di Milestone: BigBen Interactive ha rilevato la licenza e l’ha affidata al giovane team Kylotonn (di nazionalità francese), chiedendo poi ad Ubisoft di occuparsi della distribuzione.
L’impressione, confermata anche dal gameplay che andremo poi ad analizzare, è che si cerchi di allargare il bacino d’utenza, che negli anni era andato restringendosi per via del taglio simulativo che il team di sviluppo milanese aveva dato al franchise.
Per ragioni abbastanza ovvie, invece, BigBen sembra puntare al mercato di massa, sfruttando l’onda lunga di una licenza comunque appetibile e la relativa assenza di grande concorrenza nel settore, sebbene sia fresca la notizia dell’uscita a gennaio del nuovo titolo rallystico dedicato a Sebastian Loeb, guarda caso a firma Milestone.
WRC 5, dalla sua, ha le tre classi principali (WRC, WRC-2 e JWRC, che è poi la classe iniziale dalla quale si parte in modalità Carriera), i marchi, le livree e i piloti della stagione in corso, nonché le tredici location che ospitano tutti i tracciati del campionato, opportunamente modificati (e accorciati) per renderli appetibili anche ad un pubblico di non appassionati.
La presenza di vetture molto amate dal pubblico (la Fiesta e la Polo sono due classici), il recente ingresso nella categoria degli eSports e un’interfaccia migliorata, che poggia su menu puliti ed intuitivi, giovano alla presentazione del pacchetto, cui, sulla carta, non manca nulla per proporre ore di divertimento agli amanti del fango e delle curve fatte con il freno a mano.
Purtroppo, del precedente paragrafo andrebbe sottolineata soprattutto l’espressione “sulla carta”.
Accontentare tutti per non accontentare nessuno
WRC 5, come molti dei giochi che tentano di attirare vaste fasce di pubblico, si divide tra pignoleria simulativa e concessioni arcade anche molto evidenti, lasciando al menu delle opzioni, e alla regolazione degli aiuti, il gravoso compito di fornire una parvenza di bilanciamento alle sue due anime.
Il tutorial iniziale, che non nascondo di aver portato a termine con una certa difficoltà, lascia intravedere una decisa sterzata verso la simulazione, con traiettorie da seguire con grande rigore se si vuole superare le prove: l’intelligenza artificiale si dimostra inflessibile, costringendo l’utente a ripetere più e più volte ogni singola sfida, facendo impallidire le patenti di Gran Turismo in quanto a difficoltà media.
Il paradosso è che, una volta scesi in pista nella modalità Carriera, che è poi il cuore pulsante della produzione, l’attenzione certosina alle traiettorie e ai dettagli del tutorial scompare senza lasciare traccia, cedendo il passo, quantomeno nelle impostazioni iniziali, ad un arcade travestito da simulazione, con una gestione discutibile della fisica, collisioni imprevedibili (un arbusto potrebbe bloccare la vostra auto e danneggiarla, mentre un cespuglio, anche enorme, non vi sarà di alcuno intralcio) e un livello di usura degli ammortizzatori francamente eccessivo, anche sui tracciati che, in teoria, dovrebbero metterle meno alla prova.
Oltre ad accorciare i tracciati, scelta condivisibile, i ragazzi di Kylotonn hanno creato algoritmi casuali che gestiscono la classifica parziale e quella generale, così da evitare che a vincere fossero solamente i soliti noti (da Loeb in giù), ma il risultato è che, in un gioco che insegue il realismo, non è così raro trovare ai vertici della graduatoria scuderie e piloti che, nella realtà, bazzicano i bassifondi.
Peccato, perché, tra tante contraddizioni, ci sono anche cose che funzionano: le diverse condizioni dei tracciati, ad esempio, sono ben ricreate, con un feeling consistentemente differente a seconda che si corra su un asfalto bagnato, sulla ghiaia o su lastroni di ghiaccio, così come il tempo limitato per apportare modifiche all’assetto della vettura, stringente come quello del campionato ufficiale.
Giocherellando con le impostazioni, e disattivando completamente gli aiuti alla stabilità e alla frenata (gli unici due su cui si ha un controllo diretto), il modello di guida si fa leggermente meno permissivo, generando anche frangenti in cui il gioco restituisce le emozioni che, nelle intenzioni del team di sviluppo, avrebbe dovuto assicurare sempre.
L’impressione generale, se mi concedete la metafora, è la stessa della serie Fifa una decina di anni fa: fatte le debite proporzioni (soprattutto per quanto concerne il budget a disposizione), anche WRC 5, pur fregiandosi di tutte e licenze del caso, propone un gameplay troppo poco rigoroso per poterlo davvero definire una simulazione.
Tanta strada da fare
Le limitazioni del budget a disposizione e la relativa inesperienza del team di sviluppo si riflettono anche in un versante tecnico non privo di problemi di varia natura: la prova è stata effettuata su Xbox One, quindi la macchina meno potente del lotto delle tre “principali”, ma questo non giustifica un framerate ballerino e una generale carenza di dettagli, nonostante i 1080p.
L’aliasing è onnipresente, e varia da sopportabile a infausto, con rallentamenti abbastanza consistenti in concomitanza con i momenti più effervescenti della gara, da un tornante stretto ad un curvone cieco, e l’effetto del meteo sulle scocche delle vetture è solo sufficiente.
Bene, invece, i giochi di luce e la gestione delle fonti di illuminazione, che, soprattutto in occasione delle gare in notturna, restituiscono un effetto realistico e bello da vedere.
Pollice verso anche per il sonoro, perché i rombi dei motori appaiono molto poco differenziati gli uni dagli altri e il copilota è davvero irritante, con quel suo “ahia” ad ogni minimo urto: se proprio non potete farne a meno, scegliete almeno la copilota femminile.
Difficile, invece, pronunciarsi in maniera definitiva sulle modalità online: l’infrastruttura di rete, aperta da poco al momento di redigere questa recensione, ha riservato partite scivolate via lisce ma anche lag abbastanza consistenti, senza che si sia riuscito a capire cosa determinasse questi alti a bassi.
Commento finale
Se la speranza di BigBen nell’affidare WRC5 ad un nuovo team di sviluppo era quella di innalzare consistentemente la qualità del brand, e con essa le vendite, si può dire che la mossa non ha sortito gli effetti sperati, perché, per quanto criticabile, l’operato di Milestone aveva dato un’identità ben precisa alla serie, identità che adesso sembra andata perduta.
Così com’è, WRC 5 è un sufficiente ibrido tra arcade e simulazione, che difficilmente soddisferà del tutto tanto gli appassionati di rally quanto gli esordienti totali.
Per il futuro, urge una direzione precisa (e magari un budget superiore).