Il viaggio targato Creative Assembly nella storia dell’impero di Roma va ormai concludendosi. Dopo averci raccontato le vicende della nascita del più grande impero della storia, quelle degli imperatori che l’hanno caratterizzato e le grandi guerre, la più degna conclusione non poteva che essere l’ultima parte, la fine del IV° secolo d.C. quando ormai un impero smembrato e corrotto crolla sotto il proprio peso e dà l’opportunità a nuovi imperi di prendere il suo posto. Nasce così Total War: Attila, un titolo che sarebbe potuto essere benissimo l’ultima espansione di Total War Rome II ma che, vista la grande quantità di innovazioni introdotte nel gameplay, si è meritato il “titolo” di sequel stand alone. Ciò significa che per poterci giocare non bisogna avere necessariamente il gioco di base. Ma in realtà è fortemente sconsigliato acquistarlo senza aver giocato a TWRII a causa della complessità del titolo. Andiamo ad analizzarlo più approfonditamente.
Gli intrighi sono il male minore
I famosi intrighi che caratterizzavano il Senato romano ormai sono poco più che schermaglie tra bambini. Il nuovo spauracchio infatti si chiama Attila, Flagello di Dio. Gli sviluppatori di The Creative Assembly sono stati molto bravi ad introdurre questo nuovo personaggio perché non l’hanno buttato lì, come un qualsiasi generale al comando delle sue armate. La sua presenza equivale piuttosto ad una specie di mostro in avvicinamento che trasforma un titolo strategico in una sorta di survival horror. Noi infatti avremo la possibilità di scegliere una delle 12 fazioni a disposizione, alcune appartenenti all’Impero Romano e altre ai cosiddetti “barbari”, ma tutte prima o poi dovranno fare i conti con Attila che con il suo arrivo è destinato a scombinare le carte in tavola.
Dopo aver scelto la fazione infatti, ognuna ha i suoi obiettivi principali e secondari. Ce n’è uno uguale per tutte: ovvero “sopravvivere” fino ad una certa data. Il senso di survival horror è dato proprio da questo: qualsiasi cosa si faccia, qualsiasi siano gli esiti delle battaglie o gli avanzamenti tecnologici del nostro popolo, il compito principale sarà quello di riuscire ad arrivare vivi ad una certa data. Il primo “checkpoint”, se così possiamo definirlo, vede la nascita di Attila e l’inizio del reclutamento delle sue armate, man mano che si procede ci saranno le invasioni da parte del conquistatore mongolo che distruggerà tutto ciò che tocca.
Giochi di palazzo
Prima dell’arrivo di Attila però, siamo chiamati a organizzare il nostro impero. Tra le introduzioni più interessanti di questo capitolo c’è una profondità maggiore delle strategie politiche. Avremo a che fare con un gran numero di personaggi che ruotano intorno alla famiglia regnante. Non solo ognuno di essi avrà le sue abilità che man mano che il gioco prosegue potranno essere migliorate, ma ogni personaggio verrà influenzato dalla moglie, anche lei portatrice di abilità, sia positive che negative. Di conseguenza dovremo fronteggiare anche degli scandali come il generale che non riesce a trovare moglie e per questo perde di autorità, o del senatore che ha avuto un figlio illegittimo. A tutto ciò poi vanno aggiunti i personaggi che si fanno una lotta interna, questioni di religione da risolvere, tasse da regolare e molto altro ancora.
Anche se la profondità di questo gioco è affascinante, può anche essere il suo punto debole. Ci rendiamo conto infatti che se un utente non ha mai giocato a Total War Rome II, o non è molto abituato a questi strategici, può essere letteralmente spaventato da una vastità simile, può perdersi tra le mille opzioni e mollare dopo poco tempo. In questo caso gli sviluppatori hanno fatto un ottimo lavoro per accontentare quello zoccolo duro di utenti che a Total War, come ad altre serie, chiedono sempre di più, ma con il rischio di restringere ulteriormente la cerchia di potenziali acquirenti.
L’arrivo di Attila
Come detto, l’arrivo di Attila scombina un po’ i piani. Dopo la prima parte nella quale affrontiamo una specie di “replica” di Total War Rome II, e in cui dobbiamo pensare solo ad avanzare tecnologicamente, costruire il nostro impero, vincere le battaglie ed allearci con i popoli vicini, comincia una seconda parte. Qui tutte le forze in campo dovranno affrontare Attila, e saranno dolori. Oltre alla forza del suo esercito infatti, il generale asiatico porterà con sé delle malattie che in Occidente sono sconosciute. A questo punto noi dobbiamo tentare di tenerle il più lontano possibile, magari smettendo di commerciare con una città nella quale si è diffusa l’epidemia, oppure controllarle, mandando dei soldati infetti ad attaccare una città ben fortificata, e aspettando che la malattia indebolisca l’esercito avversario prima di sconfiggerlo.
Una delle novità introdotte riguarda la meccanica delle orde, cioè grandi gruppi di barbari che si schiantano letteralmente contro le città “civilizzate” a caccia di bottini facili. Se resisterete, loro potranno anche accamparsi intorno alla città e indebolirla, ma potranno anche decidere di rinforzarsi attaccando città più piccole. Se invece sarà l’orda a prevalere, potrebbe saccheggiare la città e passare a quella vicina, oppure che stabilirsi nella città conquistata, perdendo lo status di orda e diventando un esercito regolare. In questo modo non solo una civiltà può essere spazzata via, ma ne possono anche nascere di nuove.
I punti deboli
Anche se dal punto di vista delle meccaniche di gioco Total War: Attila è quanto di meglio un amante del genere possa chiedere, abbiamo notato più di un punto debole. Alcuni speriamo possano essere migliorati nella versione definitiva del gioco, altri invece sono irreversibili. Quello a cui sicuramente non si potrà trovare rimedio è che lui, il grande Attila, non sarà un personaggio giocabile. Come tutti i grandi boss dei videogiochi infatti, rimane solo un NPC a cui fare la guerra. Sarebbe stato bello se, magari come bonus dopo aver terminato il gioco, fosse possibile sbloccarlo. Altro punto irreversibile è l’incredibile complessità che, come detto, può tenere lontano il grande pubblico, riducendo così le vendite del titolo ad una ristretta cerchia di super appassionati di videogiochi di strategia.
Dove invece si può ancora intervenire è il comparto tecnico, ad esempio sui tempi di attesa. Non solo i tempi di caricamento ma anche e soprattutto l’attesa tra un turno e l’altro. Le fazioni in campo sono moltissime: le 12 che possiamo scegliere all’inizio, gli imperi non controllabili, gli Stati fantoccio ed eventuali nuove fazioni che nascono durante il gioco. Ciò significa che, quando si finisce il turno, bisogna attendere il turno di altre 20-30 fazioni, e i tempi di attesa sono estremamente lunghi. Migliorato invece il settore delle battaglie in tempo reale, anche se rimane ancora il difetto legato al fatto che chi ha l’esercito più grosso vince. A meno che non siate dei veri geni della tattica e non riusciate a sfruttare pienamente tutte le armi a vostra disposizione, un attacco con 15 armate contro 4 avrà un esito scontato.
Conclusioni
In conclusione possiamo affermare che il passo in avanti di Total War: Attila rispetto a Total War Rome II è evidente, ma non tutti i giocatori potranno apprezzarlo. Questo titolo sembra una sorta di ringraziamento ai giocatori più fedeli che per tanti anni hanno sostenuto il progetto, ma crediamo sia impossibile che un utente a digiuno di Total War si possa avvicinare per la prima volta alla saga con questo titolo.