Civilization Beyond Earth – Recensione

Sono passati quindici anni dall’ultimo tentativo di Firaxis e Sid Maier di portare Civilization nello spazio, e di strada ne è stata fatta. Dal mezzo flop di Alpha Centauri infatti gli sviluppatori hanno imparato molto, si sono affinati con i vari Civilization usciti negli anni successivi e poi hanno concluso il ciclo con l’ottimo Civilization Beyond Earth. Questo nuovo capitolo della saga è uno spin-off di Civilization V di cui condivide gran parte del gameplay, ma considerarlo una mera “traduzione spaziale” di Civ V è riduttivo. Beyond Earth è un titolo autonomo, con le sue peculiarità e una varietà da fare invidia a qualsiasi altro Civilization. Dunque facciamo i bagagli e partiamo per il nostro viaggio nello spazio.

Il primo Civilization con la trama

La prima novità la troviamo sin dai primi istanti di gioco. Per la prima volta infatti abbiamo a che fare con un Civilization con la trama. Mentre con gli altri titoli eravamo abituati a viaggiare nella storia, partendo dagli uomini primitivi per poi arrivare all’epoca moderna, senza però una trama vera e propria, in Civilization Beyond Earth gli sviluppatori hanno ideato non una ma più storie da farci sviluppare. Si comincia con la consapevolezza che l’essere umano ha distrutto il mondo e dunque è destinato ad abbandonarlo. Alcuni umani vengono selezionati per colonizzare nuovi pianeti e salvare l’umanità dall’estinzione. Questo è il punto di partenza perché poi il resto della trama lo scriveremo noi.

Abbiamo infatti tre strade da prendere, chiamate affinità: quella della Purezza, quella della Supremazia e quella dell’Armonia. Ognuna ci fa essere più o meno affini al luogo che ci ospita, e porterà così l’umanità a prevaricare sulle forme di vita autoctone, oppure a vivere in armonia con loro. Le tre strade sono molto importanti perché ci permettono non solo di far progredire la trama in una o nell’altra direzione, ma anche di sviluppare nuove tecnologie, diverse unità e di avere un finale differente.

L’eredità di Civilization V

Come detto, anche se Civilization Beyond Earth si discosta abbastanza da Civ V, eredita comunque la sua base. Per lo più il gameplay resta lo stesso. Ci muoviamo su uno scacchiere esagonale nel quale dobbiamo fondare le nostre città, le quali a loro volta espandono il loro raggio di azione grazie alla cultura; le unità restano sostanzialmente le stesse con i coloni che fondano le città, i lavoratori che costruiscono i miglioramenti, gli esploratori che cercano tesori nascosti (ma in più hanno la possibilità di effettuare scavi archeologici) e poi i soldati, suddivisi in unità da mischia, unità che attaccano dalla distanza, quelle aeree e marittime. Ci sono però delle novità di cui parleremo meglio nel prossimo paragrafo. L’albero della scienza è strutturato in maniera differente: si parte da una tecnologia centrale per poi sviluppare altre tecnologie a seconda della strada scelta. Alcune ci danno punteggio per la purezza, altre per l’armonia, altre per la supremazia. Spetterà a noi sviluppare le tecnologie più utili per affrontare il percorso intrapreso.

In Beyond Earth ritroviamo lo sviluppo culturale, non più inteso come politiche sociali ma come virtù che permettono di ottenere gli stessi bonus. L’oro, ovvero i soldi che ci permettono di pagare le truppe e costruire gli edifici, viene sostiuito dall’energia, mentre al posto dell’elemento della felicità troviamo la salute. Confermato anche lo spionaggio, ma con la possibilità di intraprendere molte più azioni, mentre la parte dei barbari è presa dagli alieni che però non saranno sempre ostili, specialmente se si intraprenderà il percorso dell’armonia. Curiosa la scelta di trasformare le città stato in potenze minori con le quali commerciare per ottenere dei benefici in forza, produzione e tanto altro.

Cosa c’è di nuovo in Civilization Beyond Earth

Le novità sono talmente tante che anche un giocatore esperto di Civilization V ci metterà un bel po’ a comprenderle tutte. Cominciamo dalle unità militari che non progrediscono più con l’ottenimento della tecnologia giusta e pagando l’aggiornamento, ma crescono a seconda dei punteggi in purezza, armonia e supremazia. A seconda della strada intrapresa il soldato avrà anche fattezze diverse, seppure i bonus resteranno gli stessi per non dare un vantaggio particolare all’una o all’altra fazione. Dunque se decidiamo di intraprendere il percorso dell’armonia, vedremo come i nostri soldati prenderanno sempre più fattezze aliene, mentre con il percorso supremazia diventeranno sempre più meccanici. Tra le unità nuove ci sono le stazioni orbitali, in grado di fornire energia (cioè soldi) in più e attaccare i nemici dall’alto; ma la vera e più importante novità riguarda le unità commerciali. Lo scambio di risorse è stato quasi abolito (si possono scambiare solo risorse strategiche), mentre per far fruttare denaro, scienza, cibo e produzione dovremo costruire vascelli commerciali (che viaggiano via mare) o convogli commerciali (via terra).

Eliminata invece la religione. Altra sostanziale novità che mette un po’ di pepe è la presenza delle missioni. Alcune saranno casuali, altre fisse, altre ancora dipenderanno dal percorso intrapreso. Le missioni sono la vera essenza della trama perché ognuna fornirà una specie di racconto che cambia a seconda delle nostre scelte, dandoci l’impressione di vivere, come dicevamo all’inizio, una vicenda storica vera e propria. Ogni missione ha le sue ricompense: più ne completeremo e più velocemente progrediremo.

Non esistono più le civiltà classiche (per esempio gli americani, i russi, i romani, ecc.), sostituite dagli sponsor. Gli sponsor sono delle corporazioni che racchiudono più Paesi che si uniscono per conquistare lo spazio. Nella versione base del gioco sono solo 8, ma siamo sicuri che aumenteranno con le prossime espansioni. Abbiamo per esempio l’American Reclamation Corporation, La Cooperativa Pan-Asiatica, l’unione Franco-Iberia e simili: queste saranno le nostre cività.

Vittoria finale

Un capitolo a parte lo merita lo scopo del gioco: le condizioni di vittoria. A parte la vittoria per dominazione, cioè conquistare tutte le capitali degli avversari, per il resto tutte le condizioni di vittoria sono nuove. Abbiamo quella per Contatto, per Trascendenza, la Terra Promessa e l’Emancipazione. Ognuna di queste ha diverse operazioni da compiere per poter essere portata a termine ed è certamente parecchio complessa. Vincere una partita a Civilization Beyond Earth è sicuramente più complicato che a Civilization V. Se per esempio siete più predisposti verso il cammino dell’armonia, conviene mirare alla vittoria per Trascendenza che consiste nella costruzione di un mega cervello elettronico per fondere le menti umane con il pianeta stesso. Se siete per la supremazia potete scegliere la via dell’Emancipazione ed inviare sulla Terra unità militari potenziate dalle tecnologie aliene per risolvere con la forza i problemi sul nostro pianeta. Scegliendo Terra Promessa potete creare un portale per portare tutti i terrestri sul nuovo pianeta.

Un gioco buono ma non perfetto

Dopo avere esaltato le tante novità è arrivato il momento di sottolineare gli aspetti che ci hanno deluso. A ogni nuova partita le missioni sono, per la maggior parte, piuttosto ripetitive. I lunghi testi che dovrebbero aggiungere colore alla trama dopo una decina di ore di gioco stancano e saremo portati a passare direttamente alle scelte. Lo spionaggio vede una strategia nuova, ma poco attuabile. Portare a termine missioni avanzate è quasi impossibile e così si finirà per fare sempre le solite cose “facili”. Inoltre una volta scoperta, la nostra spia non verrà uccisa come accadeva in Civ V (e come è normale che sia), ma continuerà ad agire come se nulla fosse.

L’aspetto del commercio è pure abbastanza deludente. Eliminando le risorse di lusso infatti, lo scambio delle merci è pressoché inutile, tanto che l’IA sarà molto più propensa a scambiare dei “favori” per una risorsa strategica perché non ha nulla da dare in cambio. La panoramica della diplomazia è rimasta al 90% identica ed essendo piuttosto scarna prima, ci aspettavamo qualche aspetto nuovo. E invece persino le frasi dei leader sono rimaste le stesse. La grafica è di buon livello ma piuttosto cupa ed il sonoro, come è d’abitudine per i videogiochi di Civilization, è destinato a essere eliminato dopo poche ore di ascolto. Lascia a desiderare anche l’aspetto legato alle grandi meraviglie. Ci aspettavamo una bella schermata di presentazione o magari un filmato come in Civilization IV, e invece ci dobbiamo accontentare di due lineette tracciate al computer come presentazione e, nella maggior parte dei casi, di bonus risibili. Anche nel finale manca un bel filmato.

Conclusioni

In conclusione però non possiamo che essere felici del prodotto di Firaxis e 2K. A essere sinceri quando abbiamo saputo che erano al lavoro su un nuovo capitolo ambientato nello spazio avevamo un po’ di paura visto che negli ultimi anni giochi simili sono stati dei fallimenti tremendi. E invece dobbiamo dire che questo regge discretamente il buon nome di Civilization. Dalle missioni alle tecnologie del tutto nuove, fino ai tre percorsi che si possono scegliere (o combinazioni di essi) rendono Civilization Beyond Earth un titolo molto vario, se possibile anche più vario di Civilization V. Questo non fa altro che rendere contenti i tanti giocatori che amano questo franchise perché la tanta varietà offerta dal gioco consente di trascorrere decine, probabilmente centinaia di ore, ed essere consapevoli di non averlo esplorato ancora fino in fondo. A voler essere ottimisti leggiamo in questo modo la scelta di introdurre così poche civiltà, meglio prima imparare i tanti concetti innovativi introdotti in questo titolo e poi, quando ormai sono ben assimilati, introdurre nuove civiltà con le proprie caratteristiche peculiari. Sicuramente seguiranno tanti DLC, ce ne aspettiamo come minimo un paio, perché le cose da rivedere sono diverse e ci sono tante aggiunte da fare, in particolar modo sulla diplomazia e sul bilanciamento della costruzione degli edifici, ma siamo fiduciosi visto che, nemmeno questa volta, Sid Meier ci ha deluso.